Un matrimonio e un funerale

In questo anno ho avuto modo di confrontarmi con due eventi che fanno parte della vita, e che, in qualche modo, ne rappresentano il momento di massima festa e quello più triste. È stato interessante, pur essendo (almeno in parte) coinvolto emotivamente, osservare differenze e similitudini rispetto a come li viviamo noi.

Il matrimonio

Il matrimonio cui ho assistito è un matrimonio religioso standard. La stragrande maggioranza dei matrimoni svedesi si tiene nel pomeriggio o nella prima serata, perché è davvero importante l’aspetto party in nottata: ogni festa, dopo la cena, si conclude infatti con balli e bevute fino all’arrivo del mattino e oltre (quantomeno d’estate). Questa cosa, ad esempio, è stato uno dei motivi di “contrasto” fra me e mia moglie al momento di programmare il nostro sposalizio: da Italiano mi veniva difficile pensare a una celebrazione che non fosse in mattinata, seguita dal tradizionale pranzo. A parlarne, ci siamo resi conto che la soluzione svedese era più gradita ad entrambi, e quindi abbiamo optato per quella (anche se il tutto si è tenuto in Liguria).
A differenza di quelli cattolici, i matrimoni religiosi della confessione luterano-svedese non si devono tenere necessariamente in chiesa: va bene un posto qualunque, anche all’aperto, a patto che sia garantita la sacralità dell’evento. I preti non hanno problemi a muoversi e celebrare le nozze nei posti più impensati e suggestivi: quelle cui abbiamo assistito si sono però tenuto in una normale chiesa di campagna svedese.

Una cosa che mi ha colpito immediatamente è la leggerezza della liturgia rispetto agli sposalizi cattolici: in pratica si va subito al sodo, anche se non mancano preghiere e canti religiosi. Altra caratteristica particolare è la presenza di brani musicali laici, scelti dagli sposi insieme ai musicisti di fiducia che si esibiscono per l’occasione: ti può capitare di sentire roba di Bob Dylan come di qualche cantautore locale.

Personalmente devo dire di non avere apprezzato particolarmente la cerimonia: sarà che il prete era un po’ antipatico e scontroso, mi è sembrato un matrimonio privo di atmosfera e magia, nonostante la bellezza del posto. Freddo, nel complesso. Ma forse si è trattato di un caso particolare, dato che mia moglie (che pure di matrimoni svedesi ne ha visti parecchi) condivide la mia opinione al riguardo di questa celebrazione.

Il dopo cerimonia si è tenuto in un centro alberghiero di campagna, molto suggestivo. Qui sono stato decisamente impressionato in negativo dalla totale mancanza di spontaneità del festeggiamento: in pratica tutto viene arrangiato a monte secondo linee standard.
C’è un toastmaster che coordina gli eventi, ci sono tutta una serie di discorsi a seguire un ordine prestabilito (tocca generalmente al padre della sposa il compito di inaugurare il tutto) e concordati, nelle tempistiche, con il toastmaster stesso. Persino il momento in cui si fa l’ Hurrah (l’equivalente del nostro “viva gli sposi”), rigorosamente da dire tutti assieme, è praticamente fisso.
Gli stessi discorsi mi sono sembrati abbastanza schematici: le persone che parlano dicono sempre qualcosa di emozionante, qualcosa di divertente sul passato di uno dei due sposi (e, per carità, la gente ride)… ci sono anche momenti al limite del cabaret, che possono anche essere simpatici come imbarazzanti.

Altra cosa che non mi ha favorevolmente impressionato è il “programma della serata” che si riceve ad inizio cena, un libretto con il menu, qualche foto, e l’elenco di tutti i partecipanti della serata con il rispettivo piazzamento nei tavoli. A fianco di ogni nome è scritta una breve presentazione (che vorrebbe essere simpatica, e a volte lo è) sul chi sia la persona, quale sia il suo ruolo rispetto agli sposi e cosa faccia nella vita. Mia moglie si aspettava di avere qualcosa del genere per il nostro matrimonio, ma si è dovuta scontrare con il mio più totale rifiuto. 😉
Insomma, nella mia ottica è sembrato tutto abbastanza formale e schematico, lontano dalla simpatica caciaroneria dei matrimoni all’italiana, dove si urla quando si vuole e si fa casino in maniera spontanea. Per carità: non posso dire di essermi trovato male (tutt’altro), ma sono decisamente contento che il mio matrimonio sia stato diverso da questo.

Dopo la cena, dicevamo, il momento dei balli e delle bevute. Si parte con il waltzer dei due sposi e poi a seguire musica pop o rock, con la gente che si cimenta in grandi bevute e code al bar come in un normale sabato sera svedese. Perché questo popolo da il meglio di se nel momento del party! 😀

Queste, come detto, sono state nozze “standard” nella forma. La cosa bella degli svedesi è che, però, se fai qualcosa di atipico o caratteristico, non sei guardato come un alieno. Mi è stato detto che i matrimoni anti-convenzionali, pur non frequentissimi, sono comunque sempre accettati e visti ben volentieri. Gli sposi hanno sempre la possibilità di adattare tutto quanto (dalla cerimonia al dopo) al loro modo di essere e stile di vita e, quando decidono di farlo, la cosa viene accettata senza alcun problema. C’è chi si sposa all’aeroporto prima di partire per una vacanza, chi lo fa in luoghi diroccati, chi festeggia in pub o locali caratteristici. Il bello della Svezia è anche questo, formalissimi al limite della glacialità in molte occasioni, ma estrosi e sopra le righe quando si vuole fare uscire l’individuo.

Il funerale

La prima cosa che colpisce di un funerale svedese è il “quando”. Generalmente si tengono ad oltre un mese di distanza dalla scomparsa della persona cara, e non, come da noi, appena possibile. Tutto ciò è oramai anche per questioni burocratiche (adesso il sistema è questo e quindi ci sono delle “code” da smaltire), ma l’intento alla base è quello di lasciare del tempo fra il decesso e l’ultimo saluto, in modo che si possa in qualche modo smaltire il dolore, in maniera che si possa riflettere nel frattempo e che il momento dell’addio sia meno brusco, forse anche più umano. Fra l’altro il funerale è un rito collettivo per tutti i cari, ma i familiari più stretti (coniuge e figli) avranno un’ulteriore possibilità di salutare la persona scomparsa nel momento della cremazione, che avviene qualche giorno dopo le onoranze funebri.

Come già per il matrimonio, la prima cosa che colpisce delle esequie è la leggerezza del rito religioso. La chiesa svedese è molto meno legata al concetto di peccato rispetto a quella cattolica, è meno opprimente nella forma e nella sostanza. In particolare, quella che ho avuto è stata una sensazione di serenità: chiaramente si è tristi, si piange e si soffre, ma il contesto dell’addio è stato più “solare” rispetto a quello di un funerale italiano, tanto nella liturgia quanto nel modo di partecipare dei convenuti. Anche qui ci sono stati canti (laici e non), ma l’impressione è stata quella di essere ad un vero e proprio momento intimo di saluto, e non ad una solenne celebrazione.

Dopo la cerimonia, e la partenza del carro funebre, il pranzo. Noi convenuti tutti ci siamo riuniti nel retro della chiesa, dove, in un’apposita sala, era allestito un buffet, cortesia dei familiari più stretti. Questo è stato un momento per riunirsi tutti assieme, per socializzare e riformare un senso di unità familiare. Anche in questo caso non sono mancati un paio di discorsi (decisamente meno che ad un matrimonio, sia chiaro), in un misto di tenerezza, malinconia e anche voglia di ricordare aspetti simpatici e divertenti della vita della persona scomparsa.
È chiaro che un funerale è sempre un momento brutto, ma c’è da dire che ho trovato la maniera svedese di viverlo, almeno in questo caso particolare, decisamente più serena e persino umana rispetto a quella italiana.

11 pensieri riguardo “Un matrimonio e un funerale

  1. Una curiositá che ho sempre avuto riguarda proprio i funerali… non ho ben capito se il buffet é una cosa “standard” (tipo come fanno in America), oppure no…

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    1. Visto che nessuno mi è sembrato sorpreso, oserei dire che è una cosa standard, anche se non ho chiesto nel dettaglio.
      Mi pare che in America il buffet si faccia generalmente a casa dei familiari, con vicini e amici che portano da mangiare.

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  2. Non vado ad un matrimonio dai tempi delle elementari credo per cui non ho molti elementi per poter raffrontare… in compenso due miei carissimi amici si sposano a luglio e sarà il tipico matrimonio terrone (la sposa, che per tradizione pretende che il matrimonio sia celebrato da lei, è leccese). Avessi potuto partecipare al tuo sarebbe stata una bella esperienza ibrida 🙂

    Per quanto riguarda i funerali non posso che essere d’accordo con lo spirito svedese. Nei principali lutti che hanno caratterizzato la mia vita più matura non c’è stato alcun funerale. Quando un lutto è ancora fresco è normale che si stia male, che bruci ancora e la mia reazione è: “Che cazzo vuoi? Vuoi vedere le lacrime? Lasciami stare!” 🙂 Ho personalmente più bisogno di normalità che un evento che mi ricordi che un mio caro non tornerà più, siamo tutti peccatori e polvere alla polvere e…
    Un tempo di assestamento più lungo mi pare adeguato… anche se non sono sicuro che la mia reazione cambierebbe 😉

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  3. Ciao, mi sto facendo tante risate a leggere il tuo blog, sono felice perchè allora… non sono l’unica a vivere certe esperienze tremende!!! il mio ragazzo è norvegese (molto simile agli svedesi, come cultura), e in certi articoli tipo quello delle ragazze che sono abituate a pagare, o di mettere la salsa su qualsiasi cosa, mi sono proprio identificata! Quante litigate con il mio ragazzo per queste cose!!
    Complimenti per il blog, è proprio simpatico!! Ciao!

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  4. Ho trovato soltanto ora questo tuo post (dopo che l’hai linkato in un tuo commento a un altro blog) 🙂 Interessante! Io sono stata qui a un matrimonio italo-svedese piccolo l’anno scorso, e non credo che abbiano rispettato tutte le tradizioni. Il matrimonio ungherese è un terzo tipo ancora, e mi da che mi toccherà scriverne un post a breve… 😉

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    1. Sul matrimonio può essere: anche noi abbiamo fatto qualcosa di ibrido e abbiamo dovuto improvvisare qualcosa.
      Non hai idea di quanti “si fa così”, “no, si fa così” ci sono stati mentre lo preparavamo… 😀

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  5. Ciao Daniele.
    Questa storia dei 30giorni mi incuriosisce un po’. Il significato l’hai già scritto, lo apprezzo e lo condivido – anche se 30 mi sembrano un po’ troppi (tralasciando le code da smaltire) – ma ho difficoltà a immaginarlo sul lato pratico. In questi 30gg, il morto dove sta: in casa o in obitorio? E dopo quanto tempo la bara viene saldata?
    Se ti vengono in mente altri particolari, dici pure…

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  6. Ciao Daniele. Qualche giorno fa stavo parlando con un amico. Partiti da una discussione leggera siamo arrivati poi a una discussione decisamente più profonda. Il tema profondo era la morte, più precisamente la morte nell’educazione di un bimbo (figlio o alunno, o altro). Ci siamo accorti – non solo per esperienza diretta – che nella cultura cristiana italiana si approccia questo tema in questo contesto quasi come tabù. Abbiamo notato che si tende troppo nel non dire o, addiritura, nel nascondere.
    Ad esempio, quando c’è qualche parente che si avvicina alla morte (per vecchiaia o per malattia), gli adulti tendono a non parlare delle reali condizioni del parente e si tende ad escludere – anche con delle scuse e/o bugie – il/la ragazzino/a dal far visita al parente; lo si esclude dai funerali…etc…
    Hai idea di come in Svezia viene affrontato dagli adulti il tema della morte con gli adolescenti (o anche più piccoli)?
    Forse viene affrontato in maniera più aperta e naturale come, ad esempio, nel caso dell’educazione sessuale?

    p.s: se ti incuriosisce questo aspetto e hai bisogno di tempo per informarti, fai pure, non ho fretta. 😉
    p.p.s: non sapevo dove scrivertelo, ho pensato che questo post fosse il più idoneo (tra quelli che ricordavo).

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