Inseriti e integrati

Sono in Svezia da 25 anni, e ho festeggiato Midsommar solo una volta.

Questa frase, pronunciata da un conoscente una decina di giorni fa, mi ha dato parecchio da pensare sulla questione immigrazione. La persona in questione è un ragazzo di neanche trent’anni, immigrato quando era bambino dall’America Latina con la sua famiglia; pur con un accento terribile (una versione innaturale e imbruttita dello skånska) parla, ovviamente, uno svedese migliore del mio ed è inserito in Svezia sin dalla sua infanzia. Scelgo la parola “inserito” di proposito, perché oggi più che mai mi rendo conto di quale sia la differenza fra “inserito” ed “integrato”.
La stragrande maggioranza degli immigrati svedesi è infatti palesemente inserita, ma non integrata.

Per un attimo vorrei però rovesciare la prospettiva, e non dare, come spesso capita, tutte le colpe alla società svedese. Società svedese che, si chiaro, è stata tutto fuorché impeccabile nel gestire il fenomeno (un po’ troppo facile accettare tanta gente e abbandonarla a se stessa nei cosiddetti “quartieri ghetto”, non favorendo un vero processo integrativo); un assunto fondamentale, questo, che non può essere messo in dubbio.
Di questi immigrati, quanti, però, hanno cercato veramente di integrarsi con la società svedese, anziché limitarsi a trapiantare i propri usi e costumi in un’altra nazione?
Per carità, è un problema vecchio come il mondo: le varie Little Italy e Chinatown rese popolari da Hollywood c’insegnano che l’immigrazione di massa porta a comunità che, qualcuna più qualcuna meno, tendono a chiudersi in se stesse, prima che ad integrarsi nel tessuto locale.
Ora… non conosco la persona di cui ho parlato sopra al punto di potere giudicare in qualche modo la sua storia e quella della sua famiglia, ma, in generale, quanti immigrati provano a fare in modo di accettare un qualche livello di svedesità e quanti si chiudono nei propri usi e costumi, nelle proprie credenze e tradizioni, innalzando loro stessi un muro contro ogni possibilità di integrazione?
Non lo nego: per me è facile parlare… mia moglie è svedese e quindi sono esposto in maniera diretta a tutte le usanze, le tradizioni e al modo di pensare degli “indigeni”. E, non lo nascondo, quando vedo coppie o famiglie provenienti “in blocco” anche dall’Italia o altri paesi europei, mi chiedo sempre quanto riusciranno ad integrarsi realmente, parlando la propria lingua in casa, mangiando solo quello cui sono da sempre abituati e così via. Mi chiedo se, se e quando riceveranno la cittadinanza, per loro sarà qualcosa di realmente sentito (come lo è stato per me), o se sarà solo un “pezzo di carta” che ti semplifica la vita.
Mi rendo poi conto di come emigrare non sia facile per nessuno, soprattutto per famiglie che arrivano da condizioni non proprio ideali: per molti, unirsi ad altri connazionali è una necessità, ed è chiaro che in parecchi scelgono la Svezia proprio sapendo già di andare a far parte di comunità di espatriati provenienti dalle stesse aree. Un sistema che rende sicuramente le cose piuttosto facili all’inizio ma che, a mio avviso, le complica inevitabilmente già sul medio termine. E il primo passo, purtroppo, deve essere compiuto dagli immigrati di prima generazione, perché, altrimenti, già i loro bimbi si troveranno in grossa difficoltà.

Che poi, sia chiaro, non è assolutamente una questione di abbandonare le proprie tradizioni, di rinnegare la propria identità. Si tratta, per l’appunto, di integrarle, di accettarne di nuove e di dare un contributo con le proprie: dal confronto fra culture, che deve venire da entrambi i lati, ci può essere, a mio avviso, solo una crescita.

Alcuni svedesi (per fortuna non tanti), quando vedono, ad esempio, una famiglia mediorentale alle celebrazioni di Midsommar, storcono il naso. Io, invece, sono contento: vuol dire che, almeno, ci stanno provando.

27 pensieri riguardo “Inseriti e integrati

  1. L’anno scorso e quello precedente, quando ero in Svezia il giorno di Midsommar, sono sempre andata a vedere i festeggiamenti, ma questo è veramente ben lontano dal sentirsi o essere considerati integrati. Forse fa parte del minimo indispensabile e necessario, ma ci vuole tanto ma veramente tanto altro…
    E noi europei siamo comunque in una posizione privilegiata, avendo tradizioni cristiane (pur non essendo tutti credenti) e un aspetto non molto dissimile da quello degli svedesi (io credo che possa essere ritenuta svedese tranquillamente con i miei capelli castani e occhi chiari). Per gli extraeuropei è tutta un’altra storia…

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    1. Beh, chiaro. Non è che andando ai festeggiamenti ti “integri”. Però il non provare neanche ad interessarti alla cultura locale, a cercare di farla tua, non ti aiuterà di certo (mi rivolgo a un “te” generico, a scanso di dubbi). C’è chi arriva qui partendo dal presupposto “tutto ciò che so, in termini di cultura o usi, è giusto; tutto il resto non conta”. Queste persone, e sono una fetta notevole del fenomeno immigrazione, non si integreranno mai. Senza apertura mentale, senza la voglia di metterti in discussione, non avrai vita facile. Poi anche io passo facilmente per nordico, ma non è questo il punto…

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      1. Infatti, ho scritto che lo ritengo il minimo indispensabile e necessario, ma lontano dall’essere sufficiente. Poi concordo con il commento di Tim. Avendo fatto l’esperienza di “immigrata” sia in Italia che in Svezia, ho l’impressione che in Italia sia più facile integrarsi. Forse perché è un paese estremamente più complesso, ed ognuno può trovare la propria dimensione. La Svezia è un paese e una cultura più omogenea che in un certo modo ti constringe a “prendere o lasciare” in toto…

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        1. Non so se è una questione di complessità, ma mi sembra che le cultura mitteleuropea e quella del Centro-nord Italia abbiano abbastanza in comune da rendere abbastanza facile un interscambio. Probabilmente avresti avuto più difficoltà ambientali in certe aree del Sud Italia, se fossi andata lì invece che in Toscana. Chissà.
          Che comunque non sia facile per un Italiano, sono il primo a dirlo. Anche io che, pure, mi sono sempre considerato introverso come uno svedese ho avuto grosse difficoltà, anche nel rapporto di coppia, dovute allo shock culturale. Persino singoli gesti del corpo che per me vogliono dire qualcosa, qui possono avere un significato differente, e il fraintendimento è subito dietro l’angolo. Anche così, però, si cresce…

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        2. Non saprei… La Toscana non fa parte della Mitteleuropa. Devo dire che il mio carattere è molto più vicino a quello degli svedesi che degli italiani. Nonostante ciò… Questa è una riflessione mia personale, ma credo di essere più affascinata dal modo di vivere italiano proprio perché è più distante dal mio di origine, e quindi mi ha insegnato tanto.

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          1. Boh, non so che dire… con tutte le persone delle tue parti che ho incontrato mi sono sempre trovato bene a pelle. Forse anch’io sono un po’ poco italiano nel carattere. 😀

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  2. mi trovi d’accordo su questo argomento: ci sono molti immigrati e figli di immagrati (nati in _svezia) che non sis sentono svedesi…ho chiesto ad uno di loro se festeggiava il midsommar e mi ha risposto che nella sua tradizione (serba) non c’è nulla da festeggiare….
    ci sono molti che non si vogliono integrare, anche se, come risvolto della medaglia, non è che sia facilissimo integrarsi nei paesi Scnadinavi 😉

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    1. Io comincerei a fare un passo importante: al momento di dare la cittadinanza farei un giuramento sulla bandiera e/o costituzione. È un gesto simbolico, ma i simboli hanno importanza.
      Poi, per carità, io sarei anche per un piccolo esame di lingua e cultura, ma mi rendo conto che poi qualcuno mi potrebbe accusare di essermelo sfangato… 😛

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  3. beh in Svizzera per la cittadinanza devi fare l’esame di cultura e lingua…sul resto da un lato concordo dall’altro no,nel senso che l’integrazione nn passa certo dalle feste e da momenti simili,io ad esempio per un caso o per l’altro nn ho mai festeggiato midsommar,o nn ho mai festeggiato altre feste loro,con intenzionalità,(percui se capitava ok,ma nn la cercavo a tutti i costi,come midsommar quest’anno ho preferito andare in Italia qualche giorno)…d’altra parte io ho le mie tradizioni e nn vedo perchè devo fare mie altre tradizioni che sono lontane comunque dalla mia cultura…con questo nn vuol dire disprezzarle…ma certo nn le inseguo,io il natale ad esempio lo festeggio come lo festeggerei in Svizzera o in Italia,cosi come la Pasqua. e lo dico da europeo,posso immaginare che un musulmano o un indiano o etc che vengono da culture completamente diverse nn potranno mai semtire loro certe tradizioni e per me sarebbe violemza su dimloro.poi chiaro e concordo che il modello di integrazione svedese ha dimostrato diversi buchi e deve senz’altro fare molto di più,a partire dall’abolizione dei ghetti…l’integrazione deve avvenire su regole civiche e civili, sulla coscienza comunitaria dei diritti e doveri. il folklore come le feste secondo me è superfluo e nn necessario.

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    1. Ah, in Svizzera danno la cittadinanza ai non svizzeri? Non lo sapevo. 😛
      Scherzi a parte, il test linguistico culturale lo fanno in gran parte delle nazioni europee e, personalmente, mi sembra una cosa giusta.
      Però permettimi una cosa: non ti conosco, ma l’impressione che mi sono fatto di te è proprio quella di una persona che _non_ vuole essere integrato, ma solo inserito. Non ti interessa prendere la cittadinanza, non ti interessano le tradizioni svedesi, hai la tua vita familiare con una svedese (se non ricordo male)… ti senti straniero in terra straniera, ma sei soddisfatto così e non senti la necessità di cambiare la cosa. Sbaglio?

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      1. puoi permetterti 😉
        se sulla cittadinanza hai ragione,essendo nato e cresciuto con tutt’altra cultura,italelvetica,nn vedo da par mio perchè dovrei diventare qualcosa che nn sono…ma su questo punto già abbiamo detto…sulle tradizioni invece ti stoppo,nn fraintendermi,nn è che nn mi interessino,anzi il contrario, certo mi interessano da un punto di vista antropologico culturale, se c’è occasione di festeggiare si festeggia, ad esempio mi sono sposato con rito protestante, e la festa post cerimonia in tipico stile svedese nelle campagne di Uppsala,però spesse volte essendo certe feste collocate in maniera strategica dove si possono fare minivacanze preferisco farmi un viaggio(ma questo anche quando ero in Italia),e nei casi ad esempio del Natale torno sempre a casa in Italia…percui nn è che rifiuti le loro feste o tradizioni in quanto tali,solo che ne approfitto per altro,cosi come succedeva quando vivevo in Italia. Sul fatto del mio inserimento/integrazione difficile dire…in Italia mi sono sempre sentito inserito mai integrato,e probabilmente la cosa si ripresenta qua, ma questo è un retaggio dei miei anni di quando ero ragazzo che nn avevo radici sempre in giro. (l’unico posto è il Vallese dove mi sento davvero a casa,e in seconda battuta tra francia e inghilterra,retaggi del passato).Poi dipende cosa si voglia indicare con integrazione,io posso nn sentirmi svedese,però posso condividere tante cose con loro (nn tutte,ma quello ovunque uno vada nn condividerà tante cose di una terra,foss’anche la propria). Ho alcuni amici svedesi,cosi come di altre nazionalità,una rete insomma ce l’ho. Poi di sicuro sono uno che sta bene anche da solo, scrivendo,suonando,etc…ma era cosi anche in Italia, anzi paradossalmente mi sto aprendo di più a Stoccolma,dove cheche ne dica qualcuno su un altro blog,nn li ho trovati razzisti…nn so, forse hai ragione tu…anche con i post passati,ad esempio sulla cittadinanza…però una vera integrazione secondo me è impossibile,anche per te,nel senso che certi retaggi culturali li hai per sempre a meno che tu non abiuri tutto quanto..
        sull’apertura mentale tra Svezia e Italia nn so, io vengo dal nord Italia e nn mi sembra questa grande differenza, forse ecco in regioni come la Toscana o a Roma si è più aperti…poi ovvio che il sud europa affacciandosi sul mediterraneo ha uno scambio culturale più ampio da millenni…
        comunque sempre grazie per ospitare queste discussioni.

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  4. Chiaro quello che scrivi, ma io che sono figlio di due paesi devo dire che in scandinavia non è facile per un immegrante. Non perché sono razzisti o cattivi, ma la nostra cultura è molto chiusa e c’è pochissimo spazio per altre culture, per nostra cultura dovrei cambiare tu quando vieni da noi, ma non è una cosa che si fa per cattiviera, è complesso la storia. Di sicuro è molto più facile di integrarsi in sud europa. Questo è un mio riflessione.

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    1. Io penso più che altro che il Sud Europa sia una sorta di nodo nevralgico culturale che ha molti punti di contatto con tante aree diverse. Per un mediorentale e un latino è sicuramente più facile arrivare in Italia che in Scandinavia, proprio perché le rispettive culture sono decisamente più vicine a quella italiana. Se l’Italia è culturalmente distante 50, la Svezia lo è 100, quindi le differenze risaltano molto di più.

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  5. Concordo, almeno in parte. Questo è una cosa delicata e complessa, credo che nessuno sa di confrontare queste cose peggio degli svedesi 😀 In Svezia se tocchi questo argomento sei subito razzista e cosi hanno una paura pazzesco di parlarne. Mi dispiace che non siamo più apperti come popolo, si perde davvero tanto. Sempre un opponione mio ovviamente.

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    1. È sicuramente difficile parlare con gli svedesi di queste cose, come di politica o altro. Abituato all’Italia, dove ognuno mette apertamente in piazza le proprie idee, fa davvero strano…

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  6. Si può parlare di integrazione solo, eventualmente, alla terza generazione.
    In Italia si integrano tutti perché è un Paese dalle tradizioni diversificate per regione, tollerante e non razzista.

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    1. che l’Italia abbia diverse tradizioni e culture mischiate indubbio, che sia tollerante e non razzista non concordo minimamente, penso anche soltanto ai CPT, a come gli stranieri vengono trattati,e lo dico da ex-educatore che lavorava anche con i migranti,si è razzisti perfino tra Nord e Sud Italia!

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  7. nessuno è razzista fino a quando non si è toccati da vicino, troppi sono gli esempi in questo senso, è un pò come le centrali per la raccolta dei rifiuti, fino a che le fanno a casa di altri, tutti d’accordo, le donne, lo sviluppo sostenibile, il razzismo, meno è meglio. Un’economia possibile. Decrescere per progredire, tutti temi scottanti e delicati, meglio se riguardano gli altri, ciao, Eder

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  8. Bravo, Eder, mi ha tolto le parole di bocca.
    In Italia la gente è diventata razzista perché sono arrivati in troppi.
    Il fatto degli aiuti economici agli stranieri ha creato le solite lotte fra poveri.
    Di base l’italiano non è razzista. Magari dice la sua, in faccia.
    Lo svedese, invece, non dice niente ed è educato ma, ai fatti…
    Mai sentito parlare di mobbing?

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  9. ho avuto già una discussione simile tempo fa su un altro blog,e penso che Alex fosse presente 🙂
    secondo me si rischia di fare un discorso basato sugli stereotipi…io non sono uno che difende di certo la società scandinava,anzi svedese, tra un norvegese e uno svedese c’è parecchia differenza.vedo e lo so che ci sono diversi limiti, anche con mia moglie se ne discute di questo, cosi come non sono uno che spara m…a sull’Italia per partito preso.
    io onestamente non trovo gli svedesi razzisti, bisogna anche poi vedere dove si è,la Svezia è grande…cosi come l’Italia…io vengo dal nord e onestamente vedo bene la considerazione che anche soltanto chi viene dal sud Italia ha…non certo alta,senza contare come in Italia ci si fa le scarpe a vicenda senza pensare al prossimo.onestamente non vedo grosse differenze tra qua (Svezia) e Italia sotto questo punto di vista…se da un lato si sbaglia a mitizzare la Svezia in tutto e per tutto,dall’altro però non trovo neanche giusto bastonarla per ogni cosa..soprattutto noi che veniamo da una nazione che ne ha fatte di cotte e di crude e continua a farle…esempio i CPT…e non è neanche giusto dare del razzista a un popolo per qualche persona che di sicuro sarà razzista, e ricordo che in Svezia ci sono il 20% di immigrati…fossero razzisti o altro farebbero come danesi o norvegesi che non consentono agli stranieri di entrare praticamente. che poi siano chiusi non si discute,ma bisogna allora fare poi un analisi culturale che evito di fare per non dilungarmi.
    e poi usare le parole con il giusto significato non guasterebbe.consiglio vivamente di andarsi a vedere la definizione di razzismo. ripeto, tra Italia e Svezia sotto questo punto di vista non vedo grandi differenze…

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  10. Mah…io credo che il razzismo sia insito nell’animo umano a vari livelli, però noto che ovunque si scatena appena si tratta di questioni economiche…
    ragazzi, per favore, basta parlare sempre e solo male dell’Italia e mitizzare la Svezia, basta… tutti noi siamo sopravvissuti benissimo nel Belpaese ma ora che non ci sono più i soldi, allora l’Italia è diventata un postaccio…
    tutti i posti diventano un postaccio se non ci sono soldi, tutti!
    E poi, perché dite sempre che non vi sentite italiani e poi vi fate fotografare con la maglia dell’Italia? 😀 😀
    io ho come l’impressione che “faccia fico” parlare male dell’Italia da expat
    anzi, “fa fico” essere expat ed aprire il blog in cui si raccontano i fatti propri e ci si lamenta della mancanza di privacy.

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    1. beh spero che tu nn ti riferisca a me Alex 😉
      come vedi sono critico di entrambi i posti, e come detto in altri commenti preferisco comunque altre culture…nn ritenendole migliori affatto, ma che si integrano meglio con me…un pò come l’arte è secondo me questo discorso…ognuno ci vede quello che vuole alla fine…de gustibus,anche per le esperienze che ognuno fa e di come le vive,potremmo essere nello stesso identico posto con le stesse identiche persone e viverla in maniera diversa…e quale è l’esperienza giusta?la mia o la tua?
      sull’Italia postaccio concordo che si sputa spesse volte sul Belpaese,dove trovo belle e buone cose cosi come altre meno belle e buone…però concordo col tuo pensiero di base…e anche con quello di Eder,anche se nn ho capito il nesso con la decrescita,ma concordo sull’idea della decrescita…è necessaria

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    2. Alex, certe volte mi sembra proprio che tu ti diverta a seminare F.U.D….
      Nessuno dice che la Svezia sia il bengodi e nessuno dice che sia facile venire a vivere qui. Però è oggettivo che, clima e cibo a parte, al momento in Italia si stia molto peggio: basta interessarsi un po’ a quello che succede nel Bel Paese (che non è solo Bolzano, fra le altre cose) per rendersene conto.
      Se uno vuole rimettersi in gioco, e ha la possibilità di farlo (sapendo che ci sono grossi sacrifici da fare, e che si può anche fallire) è giusto che lo faccia. È una scelta, e devi rispettarla.
      Certo, oggi è meno facile che quando l’ho fatto io nel 2009, ma se uno mette in conto un lungo periodo sicuro di disoccupazione e considera tutte le variabili, ce la può fare comunque. Senza rubare nulla a nessuno.
      Poi è sicuramente dura, lo è anche per me che ce l’ho quasi fatta (il quasi è dovuto al fatto che la scommessa del negozio di mia moglie, svedesissima, non ha dato i frutti sperati, e con un salario solo, quello dell’Italiano, è difficile andare avanti anche qui), figuriamoci per chi comincia ora… ma dura non vuol dire impossibile.
      Emigrare non è facile per nessuno, ed è anche una scelta dolorosa. Per quanto uno può essere incazzato con il proprio paese e i propri concittadini, è pur sempre la propria Patria. È una scelta personale difficile e, in quanto tale, va rispettata.
      E poi scusa… noi avremo anche aperto il blog (se io l’ho fatto è semplicemente perché è un buon esercizio mentale) ma tu commenti su tutti i blog italosvedesi e scrivi più di tutti noi che il blog lo teniamo… 😛

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  11. ciao, mi sono appena trasferita in svezia (4 settimane fa) e ho notato in modo molto forte quello che dici tu: immigrati che fanno spontaneamente ghetto, che cercano di conservare in tutti i modi la loro cultura e tradizioni e non fanno nulla per adattarsi alle abitudini di qui. non c’è niente di male? fino a un certo punto.. gli svedesi tendono ad avere comportamenti sociali molto forti: per esempio, almeno nella mia città, usano moltissimo la bici, fanno la raccolta differenziata, sono silenziosi, educati, non sporcano, rispettano le regole. gli immigrati, che danno molta meno importanza a queste cose, usano la macchina o lo scooter, urlano, buttano la spazzatura per terra. il mio vicino di casa (immigrato) non ha saputo darmi informazioni corrette sulla raccolta differenziata: dopo 2 giorni che ero qui la sapevo meglio di lui che è qui da 30 anni. accende fuochi in giardino (e mi affumica l’appartamento) e poi ha tagliato la betulla del giardino e al suo posto ha messo un olivo: ma che senso ha? alla fine stanno male loro, sto male io, la betulla è morta e anche l’olivo ovviamente non se la passa bene..
    razzismo? razzismo è avere pregiudizi, giudicare le persone in basa alla provenienza. io giudico in basa ai comportamenti, ma non posso non notare che moltissimi immigrati hanno dei comportamenti discutibili. puntualizzo (non dovrebbe essere necessario, ma preferisco evitare polemiche inutili) che sto facendo un discorso di media: ovviamente non tutti gli immigrati sono così e non tutti gli svedesi sono angeli.

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