Il ponte

Per chi mi chiede cosa ci sia di bello da guardare sulla televisione svedese, segnalo una serie che mi ha folgorato di recente: una spettacolare coproduzione poliziesca svedo-danese intitolata Bron/Broen (“il ponte”).

Nonostante sia ambientata fra Malmö e Copenaghen, e quindi praticamente a casa mia, l’avevo inizialmente snobbata: mi era capitato di vedere uno spezzone di episodio a serie iniziata e avevo avuto l’impressione di trovarmi di fronte a qualcosa di terribilmente deprimente.
Nulla di più sbagliato! Riscoperta tramite Netflix, e vista dall’inizio, la serie ti cattura da subito con una tensione incredibile, una trama avvincente e grandi personaggi.

Bron

I protagonisti sono tre: una detective svedese fiscale ed asociale (si intuirà in fretta essere colpita dalla sindrome di Asperger), la sua controparte danese (un poliziotto amichevole e umano, ma chiaramente disastroso nella gestione della vita sentimentale) e, ovviamente, il gigantesco e silenzioso ponte di Öresund, che dà il titolo alla serie ed è teatro di molte scene cardine.
La prima stagione è davvero d’alta scuola: pochissimi effetti speciali, nessun imbellimento, suspence e colpi di scena determinanti.
La seconda ha un impatto iniziale minore (e, forse, qualche incongruenza) ma è comunque notevole nel crescendo.
In ogni caso, roba da tenerti inchiodato di fronte allo schermo!

La serie gioca talvolta sugli stereotipi delle differenze fra i rigidi svedesi e i libertini danesi, ma lo fa senza indulgervi, ed anche per questo è estremamente godibile, grazie anche all’ironia di certi dialoghi e situazioni.
In ogni caso, non aspettatevi solarità e lieto fine a tutti i costi.

L’unica cosa poco credibile di Bron è il parlato: non solo non c’è quasi traccia dello skÃ¥nska, ma svedesi e danesi comunicano nella rispettiva lingua senza mai alcun problema di comprensione (salvo una scenetta nel primo episodio, messa lì per sbarazzarsi della questione).
D’altronde si è trattato praticamente di una scelta obbligata: le alternative sarebbero state di recitare in inglese (scelta fattibile ma poco “nazionale”) o moooooolto lentamente e con continue ripetizioni. Per fortuna ci sono i sottotitoli!

E, a proposito di sottotitoli, la serie è stata trasmessa dalla BBC con il titolo The Bridge, quindi si trova senza problemi con testo inglese.

Bron è talmente bella che gli americani ne hanno fatto un remake, chiamato anch’esso The Bridge e ambientato fra Texas e Messico: non l’ho visto e non ho, in tutta sincerità, troppe intenzioni di farlo; purtroppo sospetto che in Italia sia arrivato quello e non l’originale, ma forse è bene così: l’ottima interpretazione di Sofia Helin e Kim Bodnia risulterebbe probabilmente uccisa dal doppiaggio. Anche inglesi e francesi hanno fatto un remake di Bron, intitolato, con molta fantasia… (The) Tunnel.
Magari nel frattempo sarete fortunati al punto di avere un rifacimento italo-austriaco a titolo Broennero; personalmente, mi tocca aspettare fine 2015 per la terza stagione dell’originale!

17 pensieri riguardo “Il ponte

  1. Il canovaccio è interessante, e ad un impianto del genere avevo già pensato diverso tempo fa. Mi sarebbe piaciuto vedere qualcosa del genere ambientato, ad esempio, tra Francia e Italia. Se lo passeranno anche qui gli darò un’occhiata.

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      1. Non del tutto, anzi, mi perderei gran parte di quello che si dice. Sarebbe sicuramente un bell’allenamento, comunque. Lo svedese comunque lo utilizzo come “riserva” nel caso non capisca cosa sto leggendo. A volte va a finire che ci capsico qualcosa, ma ascoltando esclusivamente delle voci la vedo dura! 😀

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        1. Lo svedese è sempre un’ottima riserva, anche quando lo conosci poco: arrivato da pochi mesi in Svezia, guardai Gomorra. Capii molto più dai sottotitoli che da quello che veniva detto. 😉

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  2. Mi attira molto. Peccato non poter vedere la serie originale. Gli stereotipi poi sui danesi e sugli svedesi a casa mia giungono nuovi. Ignoranza vuole che siano più o meno lo stesso popolo. Per questo mi piace leggerti: mi sveli un mondo

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    1. Mettiamola così: gli svedesi vedono i danesi come i loro fratelli casinisti, ubriaconi, grezzi e a volte un po’ tossici.
      I danesi vedono i svedesi come i loro fratelli seriosi, noiosi, saccenti, troppo ligi alle regole, e che fanno sempre mille giri di parole.
      Qui trovi un “dietro le scene” di Bron (sottotilato in inglese) sull’argomento:

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  3. Avendo visto sia “Bron” che “The Bridge” posso tentare un confronto tra originale e copia .
    E già questa premessa credo indirizzi il giudizio 🙂 .
    Dalla sponda Scandinava emerge un serial molto understatement , di sobria eleganza e sorrisi appena accennati ma sentiti , da quella Americana si solleva il polverone desertico tra Mexico e States , un polpettone pulp che irrita la vista .

    Diffidare dalle imitazioni .
    Sempre

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    1. Ho visto l’inizio della serie americana e mi sono stupito da quanto abbiano ricalcato quella scandinava. L’ambientazione, non mi interessa per nulla, qui di non ho proseguito. Avrei preferito di gran lunga una serie ambientata fra Canada e USA, come nel progetto originale.

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  4. Ho avuto occasione di vederla doppiata (Sky Atlantic) e, pur non essendo un critico, mi è sembrato che la cosa sia stata trasposta bene: lei è veramente… surreale, diciamo così; per quanto riguarda lui, non so come fa ad avere tutta quella pazienza.
    La serie è decisamente un buon prodotto, il tuo un ottimo consiglio!

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  5. Ciao Daniele! Ho trovato il tuo blog durante una serie di ricerche su Svezia e Danimarca, dato che il mio compagno e io (che viviamo a Barcellona) abbiamo deciso di passare le nostre prossime vacanze estive tra Stoccolma e Copenhagen… incuriositi soprattutto proprio dalla serie Bron. Sarei curiosa di vederne almeno qualche episodio in VO con sottotitoli per curiosità (non so né svedese né danese ma sono traduttrice da altre lingue e queste cose mi appassionano).
    Agli occhi di un italiano diverte questo contrasto tra danesi e svedesi, come se gli svedesi fossero più nordici dei nordici danesi, e tra l’altro mi sa che non sia solo un luogo comune: leggendo alcuni diari di viaggio in Danimarca sul sito Turisti per caso pare che in effetti in molti frangenti e luoghi regni un’organizzazione più scadente e un po’ raffazzonata, che non ci si aspetterebbe in un paese nordico. Mi ha fatto pensare proprio alla serie 🙂

    Bellissimo blog, molto ben fatto, complimenti!
    Un saluto da un’italiana a Barcellona 😉

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