E la Svezia dichiara il default finanziario…

Sicuramente nessuno lo avrebbe ritenuto possibile pochi mesi fa, ma le notizie di questi ultimi giorni lasciavano davvero poche via di uscita: con l’economia sconvolta dal recente pasticcio elettorale dello scorso autunno, e dal budget di primavera contrastante con quello di fine anno, le finanze del Regno sono andate letteralmente a bagno, mettendo il governo di fronte ad una difficilissima situazione.
L’impennarsi del debito pubblico rischiava infatti di lasciare la Svezia in difficoltà, soffocando la crescita nazionale e, soprattutto, di demolire quello che resta del welfare nazionale: di fronte a scelte che avrebbero tagliato le gambe alla popolazione, il primo ministro Stefan Löfven ha scelto, alla fine, la strada più clamorosa.
Il governo ha infatti dichiarato il default, una sorta di fallimento pilotato che permetterà alla Svezia di tirare avanti quasi senza problemi dopo una fase di transizione: in parole povere, la Svezia ha scelto di non pagare il conto e fare (quasi) finta di niente.

Ma come si è arrivati decisione? La cifra del debito non era certo enorme: ancora nel 2013 ammontava a 220 miliardi di dollari e, pur crescendo notevolmente nell’ultimo periodo, non può avere raggiunto numeri così devastanti. Si è trattato quindi di una scelta puramente politica, voluta per non cadere in politiche di austerity. Il Governo ha scelto addirittura di segretare la cifra esatta, per evitare strumentalizzazioni e polemiche: quello che è certo è che, fra i creditori che non vedranno quasi il becco di un öre ci sono tutte quelle aziende italiane che riforniscono lo stato svedese con derrate alimentari, pescato del Mediterraneo, tessuti, abbigliamento e tutte ciò che viene regolarmente esportato dal Bel Paese.

Come spera la Svezia di uscire dalla situazione? Tutto è stato programmato nel dettaglio. La notizia più clamorosa è, ovviamente, quella dello scioglimento del parlamento, della dissoluzione del governo e delle amministrazioni locali, nonché della temporanea sospensione delle garanzie costituzionazionali. In pratica, fino al settembre 2018 (quando si terranno le prossime elezioni), il Re tornerà a governare autonomamente il paese, con l’ausilio non vincolante di un consiglio di nobili che opereranno gratuitamente in nome della comunità. Tutto questo permetterà di eliminare per tre anni e mezzo i costi della politica, contribuendo quindi alla possibilità di rimpinguare le casse della nuova nazione.
Durante questa fase di transizione, quello della nobiltà sarà un ruolo fondamentale: conti, marchesi e compagnia si occuperanno infatti di gestire le province, raccogliere le tasse e amministrare le città, curare la manutenzione dei beni pubblici, e garantire il funzionamento dei servizi e della sanità. Tutto questo, a titolo puramente gratuito e onorifico, in cambio della restaurazione di tutti i privilegi disconcessi negli ultimi dieci anni. Qualcuno ironizza anche sul possibile ritorno dello ius prima noctis (che in realtà non è mai esistito), ma, chiaramente, non è previsto nulla di tutto ciò: i nobili svedesi hanno infatti giurato solennemente di gestire la nazione in maniera moderna, nel pieno rispetto delle persone, delle differenze di idee, della libertà di parola e del bene comune. La loro promessa è che tutto resterà come prima, solo che non ci saranno più i politici disonesti e incapaci.
Fra tutti questi nobili, un solo cittadino comune (non chiamiamolo “plebeo”) sarà ammesso nel consiglio reale: il sondaggista Karl “Kalle” Kaviar si occuperà di raccogliere e scremare via web le opinioni, le richieste e le idee dei sudditi di Svezia e propore regolarmente al Re, che (senza impegno) le valuterà al momento di prendere le sue decisioni. Kalle, sarà l’unica persona del consiglio a percepire uno stipendio, peraltro non particolarmente elevato.

Il concetto di nuova nazione, accennato brevemente sopra, è l’elemento fondamentale dell’operazione: con la data di oggi, il vecchio “Regno di Svezia” (Konungariket Sverige, 1523), smette quasi totalmente di esistere, e si porterà con sè i vecchi debiti per essere sostituito dal “Nuovo Impero Svedese del 2015” (Det Nya Svenska Imperiet – anno 2015), che acquisisce a titolo gratuito i possedimenti e i beni del vecchio stato. Il quasi totalmente di cui sopra è riferito al fatto che il comune di Bjurholm, il meno popoloso della nazione, diventerà l’unico territorio rimasto del Vecchio Regno, che sarà quindi ridotto al ruolo di città stato ed erediterà tutto il debito pre-esistente. I 2500 abitanti di Bjurholm hanno tempo fino alle 17 di oggi per emigrare al di fuori dal territorio comunale, assumendo così automaticamente la cittadinanza della Nuova Svezia: chi deciderà di restare potrà partecipare alla scelta di un nuovo Re per gli anni a venire. Qualcuno, però, parla già di “Re dei poveri”: i creditori potranno infatti recarsi nel territorio di Bjurholm e prendere possesso di ciò che più aggrada loro come parziale compensazione per i mancati pagamenti.

Il Re vero, quello che governerà dal Palazzo Reale di Stoccolma, continuerà a chiamarsi Re. Il buon Carlo Gustavo ha infatti stabilito che il chiamare il nuovo stato “Impero” è solo una necessità formale per lasciare un chiaro segno di discontinuità con il passato, e non ha alcuna intenzione di utilizzare il più pomposo (e, decisamente inadatto nella terra in cui tutto è lagom) titolo di Imperatore. Quello che cambierà sarà il suo nome: se nel vecchio regno era il sedicesimo a portarlo, in quello nuovo è il primo. Sparisce quindi il XVI.
Il Re, dicevamo, si è preso carico della nazione: avrà in mano l’intero potere esecutivo e legislativo, e si è impegnato a dare al suo governo (sempre, però, senza alcun vincolo) una linea politica di stampo socialdemocratico, nel rispetto delle ultime elezioni.

A ribadire la modernità e la multiculturalità della Svezia del 2015, alla Chiesa di Svezia è stato concesso il compito di amministrare, nel rispetto della legge, alcune aree troppo isolate per essere gestite direttamente dalla nobiltà, ma ruoli simili saranno concessi anche a congregazioni musulmane, ebree e associazioni culturali atee e razionaliste.

Un elemento chiave dell’operazione sarà la valuta: i due stati avranno ognuno la propria. Fra le due monete esisterà un rapporto identico a quello che c’era fra la Lira Sammarinese e quella Italiana: saranno di pari valore e valide in entrambi gli stati. Bjurholm, però, non potrá stampare moneta fino a che Stoccolma non avrà assorbito e sostituito con le nuove corone la quasi totalità delle vecchie in circolazione sul suo territorio.
I vecchi documenti saranno validi fino alla scadenza, ma non i passaporti, che saranno sostituiti gratuitamente con i nuovi passaporti imperiali nei prossimi giorni; mentre è stato già negoziato un accordo con l’UE che prevede l’inclusione automatica del nuovo stato all’interno dell’Unione.

Cosa ci aspetterà, quindi, in futuro? In questi tre anni e mezzo di transizione, la monarchia assoluta, illuminata e modernista di Carl Gustav potrebbe portare la Svezia verso una vera e propria età dell’oro economica, che vedrà un forte aumento dell’occupazione e un rafforzamento del welfare e delle politiche sociali. Il parlamento e il governo che erediteranno la Svezia dopo le elezioni del 9 settembre 2018, avranno sicuramente una grandissima chance di continuare questo lavoro partendo con la strada spianata.

Quello che è certo è che questo secondo default europeo (dopo quello islandese di qualche anno fa) potrebbe spianare la strada a percorsi simili per paesi in grossa difficoltà come la Grecia e l’Italia. Riuscite a immaginare la vecchia Repubblica Italiana ridotta al solo territorio di Lampedusa o Campione, con tutto il debito pubblico lasciato ai relativi residenti, e dei nuovi Stati Uniti d’Italia, senza alcun debito pubblico, magari con una nuova lira per valuta ed un economia pronta a ripartire? Una prospettiva da sogno, non pensate?

11 pensieri riguardo “E la Svezia dichiara il default finanziario…

  1. Purtroppo è un brutto e inaspettato colpo per tutti…….
    La situazione è altamente precaria (nonostante le rassicurazioni dei regnanti!), tanto che molte famiglie stanno pensando di trasferirsi altrove, per esempio in Norvegia, da quello che ho sentito alcuni sono già partiti, in automobile e con poche cose raccattate in fretta e furia, per poter arrivare prima della prevedibile ondata migratoria e fregare sul tempo tutti gli altri e accaparrarsi gli ultimi posti di lavoro in Norvegia.

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    1. Io, comunque, vorrei esprimere la mia solidarietà nei confronti dei cittadini di Bjurholm, che stanno passando ore terribili con la prospettiva di dovere emigrare e perdere tutto o ritrovarsi soffocati dai debiti!!!1!

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  2. La Norvegia è una monarchia parlamentare non costituzionale.Il Re non può tornare a governare perchè non lo ha mai fatto, almeno negli ultimi tempi, cio nonostante potrebbe accettare la proprosta del parlamento, sarebbe un attimo legittimo. Ma funzionerà?

    Si. Può funzionare se i nuovi governanti saranno onesti ma se abbiamo inventato il bilanciamento dei poteri e perchè non nutriamo nessuna fiducia nel potere in mano ad uno solo, ma supponiamo che siano onesti: una classe nobile ed agiata quindi lontana dal bisogno che può permettersi il lusso di essere onesta.
    Quindi il funzionerà in politica interna dipende dalla società svedese, secondo me può funzionare.

    Ed in politica estera? Te lo scordi. Chi è quel pollo che rifornisce di beni e servizi uno che non paga i propri debiti? Ti fornisco si…ma pagamento anticipato, in contanti. La Svezia può permettersi il lusso dell’autarchia? Come, in una situazione reale la Svezia si interfacerebbe con il resto del mondo?

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  3. Per me l’italia potrebbe fare secessione dopo un eventuale default.
    Al di la della costituzione antidemocratica ‘una ed indivisibile’ quando l’italia fu unita con la forza e con le minacce da Garibaldi (affinchè la gente votasse ‘si’ all’unificazione dell’italia, vi erano gli uomini di Garibaldi con le spranghe), le differenze culturali tra il nord ed il sud sono ancora troppo marcate, chiaro segno di un unità non voluta dai popoli che vi vivevano li.

    Con il default, ogni regione inizierebbe a lavorare in linea con ciò che il territorio offre. Ed è innegabile che i territori del nord, a circa 44/47° (Io vivo tra il 46° e il 47°), sono geograficamente diversi da quelli del sud, a circa 37/40°.

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