Di ultras e figli adultii

Oggi, due storie tutte svedesi, segnalate da Paolo e Enrico sul gruppo Facebook Italiani In Svezia.

La prima: il comunicato del gruppo Ultras Nikolai Örebro del pomeriggio del sei aprile.

Abbiamo avuto una giornata esaltante ieri con un bel viaggio, una bel momento di ricarica e una bella marcia. Peccato che la partita sia stata quello che è stata, ma nel complesso siamo soddisfatti.

Qualcosa che abbiamo notato, però, è che a volte sui pullman si parla un gergo che scoraggia la gente dal viaggiare quando l’ÖSK gioca fuori casa.

Sui pullman e nella curva devono tutti sentirsi benvenuti, indipendentemente dal sesso, dal colore della pelle o dall’orientamento sessuale.
Per questo motivo, tutti noi che stiamo in curva o sui bus dobbiamo prenderci la responsabilità di farci sentire quando girano commenti che siano intesi come razzisti, sessisti o omofobici.

Anche se vengono detti per scherzo fra amici, commenti come “finocchio del cazzo” o “troia” fanno sì che le persone omosessuali o le donne si sentano vulnerabili.

Noi degli UNÖ non siamo certo perfetti, e siamo i primi a dire a volte cose stupide. Ma ora abbiamo deciso di volerci prendere carico del problema, ad iniziare a lavorare noi stessi per creare una curva in cui tutti si sentano benvenuti.
Speriamo che tu voglia seguirci nel percorso!

Quindi, la prossima volta che sentirari commenti o parole che consideri razzisti, sessisti o omofobici, fallo presente alla persona in questione o, in alternativa, riferisci al responsabile del pullman.

Andiamo per mano verso il futuro, uniti da un forte legame!

Ultras Nikolai Örebro

Il testo originale è qui.
A quel che si dice, peraltro, gli Ultras in questione non sarebbero esattamente di area progressista.


La seconda: una lettera ad un esperto di legge economica su un giornale.

Mio figlio di 22 anni abita ancora a casa, dato che è difficile trovare un appartamento dove viviamo. La vita assieme funziona bene. Lui ha un lavoro: deve pagare per vivere con noi e, nel caso, quanto?
Tuo figlio deve sicuramente pagare in casa. Una cifra fra le 3500 e le 4000 corone è adeguata. Se una persona ha 22 anni e lavora, è chiaro che deve prendersi la responsabilità della sua economia e affrontare i propri costi. La responsabilità di un genitore arriva fino a 21 anni, se il figlio va ancora a scuola. A 22 anni è ormai tempo di avere imparato a gestire la propria economia, in particolare se uno ha un lavoro e, quindi, la possibilità di fare ciò.

Non solo quanto scritto sopra non è un’opinione, ma effettivamente quanto previsto dalla legge, ma, a quanto pare (dovrei però verificare la cosa), nel caso non abbiano lavoro, i figli adulti possono eventualmente richiedere il sussidio per pagare l’affitto ai genitori, a patto di essere impegnati nella ricerca di occupazione.

Altri mondi?

Ska min son...

2 pensieri riguardo “Di ultras e figli adultii

  1. Bella domanda. Per me e’ impensabile chiedere l’affitto, piuttosto inviterei a mettere quella somma da parte. Per mio marito (svedese), sarebbe normalissimo invece. In realta’, io spererei che mia figlia a 22 anni sia gia’ fuori casa, sia io che mio fratello (italianissimi) siamo uscito di casa a quell’eta’. Mi sembra un’eta’ giusta per lasciare il “nido” se non lo so e’ gia’ lasciato..,

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