Olio poco italiano

In questi giorni alcuni giornali e siti web, come il magazine Hunger e l’associazione Äkta Vara, hanno cercato di fare luce sul presunto olio d’oliva italiano in vendita nei supermercati. Grandi marche come Monini, De Cecco e la locale Zeta (fondata da un nostro connazionale emigrato) ingannerebbero i consumatori con etichette in italiano e termini quali “olio di oliva”, “extra vergine”, “fruttato” e “classico” (tutti nella nostra lingua) quando utilizzano in realtà olive provenienti da altri paesi, a volte anche extra europei (come la Tunisia). In alcuni casi, persino la pressa non avviene in Italia.

Nulla di nuovo sotto il sole, direte voi: succede anche nel Bel Paese… la differenza sta nel fatto che, nello Stivale, è normale utilizzare etichette in italiano anche per prodotti provenienti da altri paesi, ma se lo fai in Svezia la cosa non torna. In alcuni casi viene fatto notare come la generica provenienza delle olive (spesso indicata come “Unione Europea” o “Unione Europea più paesi terzi”) venga indicata proprio in piccolo e in italiano.

L'articolo di di Äkta Vara
L’articolo di di Äkta Vara

Sempre secondo Hunger, quattro su dieci degli olii testati non risponderebbero agli standard di “extra vergine”. Fra questi, quello a marchio della Coop svedese e quello della Berio sono considerati fra i peggiori in assoluto, e andrebbero declassati addirittura a “lampante” (termine con cui una volta si indicava l’olio che veniva destinato alle lampade, in quanto troppo scarso per le persone). Anche qui, come già emerso in Italia, nulla di nuovo sotto il sole… ma è triste notare come tutto il mondo sia paese.

15 pensieri riguardo “Olio poco italiano

  1. Ma cosa stai dicendo? In Italia esiste un disciplinare ristrettissimo sul’ extravergine. Le truffe sono punite pesantemente. In Italia. Diciamo la veritá, qui in svezia il cibo fa schifo, non esiste nulla di genuino tranne cavoli e patate, qualche pesce e basta. Il resto è importato, costosissimo e di qualitá scarsa.

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    1. Valerio: Si, in Italia esiste il disciplinare ma tuttavia “siamo” bravissimi nel provarci. Fortunatamente abbiamo un apparato di controllo fra i più efficienti al mondo che cerca di rendere vita dura ai contraffattori. Più difficile è il combattere le furbizie riguardanti dichiarazioni in testo minuscolo con scopo d´inganno, quando esse rientrano nella normativa. Dovrebbe allora essere imposta una scritta più leggibile e posizionata in modo più visibile sull´etichetta ( un pò come sui pacchetti delle sigarette ) e in Svezia dovrebbero imporre che il rivenditore traduca la dichiarazione della provenienza della materia prima. Detto questo vorrei concludere sostenendo che la tua dichiarazione riguardo il cibo svedese é un´affermazione che si basa su pregiudizio e scarsa conoscenza. Ovvio che anche qui trovi prodotti di bassa qualità, proprio come li puoi trovare in Italia e in altri paesi ed è altrettanto chiaro che, per motivi geografici, qui non crescono ne banane ne noci di cocco o olive. Ma vi sono tanti alimenti tipici e materie prime di altissimo pregio. Parlo di carni, sia da bestiame di allevamento che selvaggina, parlo di pesci e crostacei. Paul Bocuse sostiene, per esempio, fermamente che le migliori ostriche al mondo sono quelle di Grebbestad…Anche qui hanno poi i loro salumi e i loro formaggi, i loro sottaceti, i loro dolci ecc. ecc. L´estate è breve, ma trovi fragole e lamponi buonissime, bacchi selvatici ( dove metti per esempio “l´oro giallo” ossia il bacco che si chiama “hjortron” e che assomiglia d una mora gialla? Roba veramente squisita!
      Quindi, il fatto che l´Italia sia il paese numero 1 al mondo per quanto riguarda produzione alimentare di alta eccellenza collegata ad innumerevoli variazioni e tradizioni, non legittima a generalizzare con dichiarazioni sprezzanti su ció che é prodotto in Svezia. Voglio anche ricordare che gli chef scandinavi ogni anno ormai ci fregano ad ogni competizione di alta gastronomia presentando creazioni che suscitano grandissimo riscontro e che si basano sui loro sapori nordici. Basta guardare ció che ha fatto ultimamente Tommy Myllymäki.
      Questo non toglie all´Italia, nel modo più assoluto, la posizione del paese più “saporito, bello, culturale, artistico, estetico ecc. ecc” al mondo. Bisogna solo saper riconoscere ed apprezzare anche i pregi degli altri….cosa che costa poco e, proprio grazie alla propria ricchezza, ce lo possiamo veramente permettere.
      Ciao
      Jerney Bartolomeo Kovac / Ristoratore
      PS. a me i salumi scandinavi non piacciono affatto perchè, per loro tradizione troppo affumicati, ma è questione di palato e non di qualità della materia prima 🙂

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      1. Quando parlo di cibo non parlo ristorazione o di prodotti di eccellenza come le ostriche. Parlo più prosaicamente della cucina ti tutti i giorni. Vai al supermarket ed è impossibile trovare pomodori decenti, mele, pere, albicocche, pesche…terribili. Zucchine, melanzane, orribili. Per non parlare dei prezzi, più di due euro per 100 grammi di valeriana, il sedano con quotazioni da Bolaffi. Continuiamo coi legumi, che puoi trovare solo in scatola o secchi. Le mandorle costano come gioielli, così come l’olio di oliva. Le olive sono disgustose, e il pane… Beh lasciamo perdere. A parte patate, crociferi e qualche bacca (costosissime) il suolo svedese offre davvero poco. E qui parlo di cucina frugale e sana per tutti i giorni. Se poi devo mangiare solo formaggi, carne, salumi e crostacei, perchè lì c’è eccellenza allora mi spiego l’aspetto insalubre dei quarantenni svedesi.

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  2. Tra l’altro in Italia esiste la tracciabilitá. Lo scorso anno il raccolto delle olive è stato scarso, e molti marchi della grossa distribuzione hanno dovuto utilizzare olive di impostazione. Ma sulle etichette è sempre specificato la provenienza

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    1. Non esiste obbligo di tracciabilità, come spiegato qui.
      http://www.repubblica.it/economia/2015/11/12/news/inchiesta_olio_chi_c_e_dietro_i_marchi_sotto_accusa-127178304/

      “Il problema di fondo per l’olio è che attualmente non esiste alcuna legge sulla tracciabilità, come ad esempio c’è per il vino. “Mentre per il vino sono vietate le miscele – conclude De Franceschi – nell’olio il blending, come abbiamo visto, è autorizzato.”

      Quello a cui mi riferivo è proprio il recente scandalo italiano.

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  3. Intanto sará curioso vedere se la efficente magistratura svedese procederá ad indagini, come è in corso in Italia. Non ho parlato di obbligo di tracciabilitá, sebbene sia in discussione una legge ad hoc, ma ti ripeto, la tracciabilitá sull’olio in Italia esiste, ed è garantita col marchio DOP. Poi non prendiamoci in giro, gli Italiani sanno bene che con l’olio non si va al risparmio. Lo svedese invece, ignorante come una capra, si fida dell’italian sound, e paga 10 euro una bottiglia di olio per lampade. Tra l’altro, il paese di babbo natale, è in prima fila per la ratifica in tempi brevi del TTIP, l’accordo commerciale con gli stati uniti che metterá fine a qualsiasi tracciabilitá o marchio di eccellenza.

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    1. Solo una minima parte dell’olio italiano è DOP. Poi certo, gli svedesi si fanno fregare più facilmente, ma le leggi sulle norme alimentari servirebbero proprio a proteggere quelli che non hanno esperienza.
      Per quanto riguarda la magistratura svedese, penso che le aziende che specificano la provenienza ma mettono l’etichetta in italiano non facciano nulla di illegale, almeno tecnicamente parlando.
      Diverso il discorso di chi spaccia per extravergine olio che non lo è. Non so se in Svezia esistano le stesse regole al riguardo.

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    2. Valerio,
      Leggendo quello che scrivi mi pongo una domanda,
      Ma che ci stai a fare in Svezia se apparentemente fa tutto schifo e gli svedesi sono tutti ignoranti come capre?
      Orco diaz, datti una calmata!

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  4. Valerio: Si, in Italia esiste il disciplinare ma tuttavia “siamo” bravissimi nel provarci. Fortunatamente abbiamo un apparato di controllo fra i più efficienti al mondo che cerca di rendere vita dura ai contraffattori. Più difficile è il combattere le furbizie riguardanti dichiarazioni in testo minuscolo con scopo d´inganno, quando esse rientrano nella normativa. Dovrebbe allora essere imposta una scritta più leggibile e posizionata in modo più visibile sull´etichetta ( un pò come sui pacchetti delle sigarette ) e in Svezia dovrebbero imporre che il rivenditore traduca la dichiarazione della provenienza della materia prima. Detto questo vorrei concludere sostenendo che la tua dichiarazione riguardo il cibo svedese é un´affermazione che si basa su pregiudizio e scarsa conoscenza. Ovvio che anche qui trovi prodotti di bassa qualità, proprio come li puoi trovare in Italia e in altri paesi ed è altrettanto chiaro che, per motivi geografici, qui non crescono ne banane ne noci di cocco o olive. Ma vi sono tanti alimenti tipici e materie prime di altissimo pregio. Parlo di carni, sia da bestiame di allevamento che selvaggina, parlo di pesci e crostacei. Paul Bocuse sostiene, per esempio, fermamente che le migliori ostriche al mondo sono quelle di Grebbestad…Anche qui hanno poi i loro salumi e i loro formaggi, i loro sottaceti, i loro dolci ecc. ecc. L´estate è breve, ma trovi fragole e lamponi buonissime, bacchi selvatici ( dove metti per esempio “l´oro giallo” ossia il bacco che si chiama “hjortron” e che assomiglia d una mora gialla? Roba veramente squisita!
    Quindi, il fatto che l´Italia sia il paese numero 1 al mondo per quanto riguarda produzione alimentare di alta eccellenza collegata ad innumerevoli variazioni e tradizioni, non legittima a generalizzare con dichiarazioni sprezzanti su ció che é prodotto in Svezia. Voglio anche ricordare che gli chef scandinavi ogni anno ormai ci fregano ad ogni competizione di alta gastronomia presentando creazioni che suscitano grandissimo riscontro e che si basano sui loro sapori nordici. Basta guardare ció che ha fatto ultimamente Tommy Myllymäki.
    Questo non toglie all´Italia, nel modo più assoluto, la posizione del paese più “saporito, bello, culturale, artistico, estetico ecc. ecc” al mondo. Bisogna solo saper riconoscere ed apprezzare anche i pregi degli altri….cosa che costa poco e, proprio grazie alla propria ricchezza, ce lo possiamo veramente permettere.
    Ciao
    Jerney Bartolomeo Kovac / Ristoratore
    PS. a me i salumi scandinavi non piacciono affatto perchè, per loro tradizione troppo affumicati, ma è questione di palato e non di qualità della materia prima 🙂

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  5. Io ho l’uliveto e con l’olio nuovo ci faccio anche il sapone.
    Prima di me mio suocero e prima ancora suo padre e prima ancora suo nonno.
    Non uso nessun tipo di medicinale e nessun tipo di diserbante.
    Il sapore non è sempre uguale, cambia fra giara e giara, in realtà contenitori in acciaio inox, e da contrada a contrada.
    Domanda: come mai le bottiglie di oli blasonati delle più grandi marche hanno tutti sempre lo stesso sapore?

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  6. In Svezia fanno bene ad essere attenti dovrebbe essere anche qui così…anche noi abbiamo un uliveto e vendiamo il nostro olio oltre alle uova e al formaggio di capra ma la gente non capisce la differenza che c è tra i nostri prodotti e ciò che si vende nei negozi….secondo te se venissimo in Svezia con questi prodotti avremmo successo?

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  7. Chiara, non sono un esperto dell’agro-alimentare, ma posso confrontare, da consumatore, quello che trovo in Italia e quello che trovo in Svezia.
    In generale i prodotti freschi in Svezia sono costosissimi, e per giunta di scarsa qualità. Per l’olio ormai mi sono abituato a comprare quello che trovo cercando almeno di rimanere sull’ extravergine biologico. Sperando che l’etichetta dica la verità. Quello che è certo è che il sapore dei prodotti italiani è decisamente un altra cosa, per esempio solo in Italia si può gustare un pomodoro così com’è senza condimento, cosa impossibile in Svezia. Temo che gli Svedesi siano messi peggio di me, I miei colleghi affogano di salsa qualsiasi alimento, quindi non sono in grado di riconoscere il sapore di un buon prodotto. Infatti capita puntualmente che quello che loro ritengono ottimo a me procura non pochi problemi di digestione. Mi piacerebbe poter trovare alimenti genuini, come l’olio per esempio. Sarebbe bello ordinare on line prodotti freschi italiani e sarebbe bello avere una piattaforma che possa gestire la catena del fresco dall’ Italia direttamente a casa. Non so se sia possibile, ma questo è quello che da consumatore mi sento di dirti.

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