Una delle cose che più distanzia l’amministrazione della cosa pubblica svedese da quella italiana, è che qui spesso non avviene, allo stesso modo, la focalizzazione del potere su singole persone. La cosa si è evidenzia al massimo nella gestione della città. Per farla breve e semplice, qui in Svezia il sindaco non esiste. Dal 1971, infatti, la figura del borgmästare è starta definivitamente abolita, e il compito di amministrare la città lasciato ad una giunta di “assessori” (kommunalråd) eletti dal consiglio comunale, ognuno con competenze specifiche, senza che ci sia una singola persona ad essere responsabile di tutto. Nei comuni più piccoli il numero di kommunalråd può essere di anche solo due o persino una persona, ma, chiaramente, si va a salire nelle città più grandi. Già storicamente la figura del borgomastro non era necessariamente univoca: soprattutto nelle città più grandi capitava che ci fosse un borgomastro magistrato (responsabile della giustizia locale) ed uno politico (equivalente del nostro sindaco, appunto). In casi particolari si è arrivato ad avere anche quattro borgomastri nella stessa città.

Come dicevamo, dal 1971, la figura del sindaco non esiste più, almeno legalmente. In molti casi, però, i comuni continuano ad utilizzare il titolo in forma puramente rappresentativa, per mantenere contatti con l’estero o partecipare a funzioni ed eventi pubblici. Non essendoci una legge al riguardo, ogni comune fa un po’ come gli pare: il “borgmästare” può essere ad esempio il presidente del consiglio comunale o uno (o più, eventualmente anche a turno) degli assessori della giunta. Spesso è anche il leader locale del partito vincitore delle elezioni. Ad esempio, dopo le elezioni del 2014, il titolo di borgomastro di Stoccolma è stato assegnato a Karin Wanngård, kommunalråd alle finanze e già capo delle forze locali di centrosinistra durante le elezioni. Si tratta, però, per l’appunto, di un titolo non ufficiale e puramente rappresentativo, senza alcun valore legale o altro.

Al riguardo del se questo sistema sia migliore o peggiore di quello italiano, ormai quasi “presidenziale”, ognuno avrà le sue opinioni: da un lato, l’assenza di una singola persona ufficialmente responsabile dell’amministrazione può dare al cittadino la sensazione di avere a che fare con un apparato puramente burocratico, dall’altro si evita la personalizzazione della politica, con tutti gli aspetti negativi che la cosa porta.