E la Sicilia ritorna “normanna”

Le notizie di questi giorni, con la dichiarazione dell’illegittimità dell’atto di conquista della Sicilia da parte di Enrico VI di Svevia e Costanza di Altavilla (1194), hanno causato uno scossone nei rapporti fra l’Italia e i paesi scandinavi. Di fatto, tutti gli eventi successi a detto atto, inclusi il passaggio della Sicilia alle case di Angiò, Aragona e Borbone vengono ora annullati a tavolino. Persino il passaggio finale, quello dai Borbone ai Savoia, è considerato nullo, nonostante Garibaldi, i Mille e i Savoia.

Di conseguenza, secondo l’ONU, l’isola dovrà essere restituita ai suoi legittimi proprietari: i Normanni. E “Normanni”, oggigiorno, vuol dire Svezia, Danimarca e Norvegia.

Quest’ultima ha però immediatamente dichiarato di non essere interessata all’isola: una sua annessione implicherebbe infatti l’ingresso nell’Unione Europea, ipotesi fortemente avversata dalla popolazione norvegese. Restano quindi i governi svedesi e danesi, assolutamente ben felici di conquistare un posto al sole per la propria rispettiva nazione, con conseguenze positive per l’agricoltura, il turismo e, soprattutto, la pesca.

Sono quindi iniziate le trattative febbrili per la transizione: da parte italiana, la Presidenza del Consiglio ha deciso di fare buon viso a cattivo gioco, smentendo che la decisione delle Nazioni Unite sia un problema, ed anzi evidenziando gli aspetti positivi della cessione forzata. Un portavoce del governo ha affermato: “a Palermo ci sono troppi problemi di traffico, i Danesi risolveranno tutto grazie alle elevate tasse sull’auto ed invogliando la gente ad andare in bicicletta!”

Il piano iniziale prevede una spartizione dell’isola in due: la Svezia, forte delle sue migliori politiche d’accoglienza, si prenderà la parte meridionale (più esposta agli sbarchi di rifugiati), mentre la Danimarca si accaparrerà la parte tirrenica. 

Sicilia scandinava 
La prima priorità di entrambi i Paesi è di assicurarsi che tutto funzioni senza interruzioni, ma al contempo bisogna accertarsi che la transizione verso la via scandìnava sia celere.

Il primo passo prevede corsi di lingua obbligatori per le forze dell’ordine, in modo che poi le stesse possano dedicarsi ad apprendere il corpo giuridico dei rispettivi nuovi paesi nel minore tempo possibile. 

Per sopperire ad eventuali carenze durante questa fase, Svezia e Danimarca richiederanno alle forze di volontari note come “Soldati di Odino” di trasferirsi temporaneamente in Sicilia per coadiuvare le forze di polizia nel mantenimento dell’ordine pubblico. 

L’acquisizione della Sicilia sarà una manna anche dal punto di vista della forza lavoro: nei paesi scandinavi c’è bisogno di impiegati pubblici, che in Trinacria non mancano di sicuro. Ecco quindi che molti impiegati statali e regionali riceveranno una lettera di trasferimento, dopo il solito, obbligatorio, corso di lingua. Per loro una grande opportunità per conoscere nuove culture e sfuggire dal caldo torrido di posti come Taormina e Cefalù, andando a godere del clima temperato di Linköping e Skagen. 

Svedese e danese diventeranno le nuove lingue nazionali della Sicilia, ma, in nome del rispetto delle minorità linguistiche, alla parte meridionale dell’isola sarà comunque garantita la possibilità di usare italiano e, novità, siciliano negli atti pubblici.  Più complicata la situazione per la parte settentrionale, dove l’opposizione del Dansk Folkeparti costringerà per ora all’utilizzo della sola lingua scandinava. Si sta comunque trattando, al riguardo. 

Quello che è certo è che, fra un anno, dopo il 31 marzo 2017, tutte le scuole dovranno passare a lezioni tenute con le nuove lingue, e quindi anche per gli insegnanti si annunciano giorni frenetici. 
Inutile dire che anche l’Euro sarà sostituito dalle due Corone, e presto potranno partire le operazioni per sostituire o modificare tutti i distributori automatici dell’isola!

Piccole complicazioni, certo, che saranno poca cosa rispetto ai vantaggi: tutti quelli che, ad oggi, sono residenti legalmente in Sicilia riceveranno automaticamente la cittadinanza del nuovo paese scandinavo, con tutti i vantaggi che ne conseguono (in particolare i neodanesi che riceveranno, come tutti sanno, il reddito di cittadinanza da parte dal loro nuovo stato). 
Haj Röding, il politico svedese da più parti indicato come governatore incaricato della fase di transizione, ha già annunciato di essere entusiasta all’idea di trasferirsi sull’isola e di potere godere del sole e del rinomato cibo locale.

In tutta la Sicilia oggi è un giorno di festa, celebrato con grandi grigliate di pesce in tutta la regione. Se anche voi fate parte della popolazione siciliana non posso che dirvi: benvenuti in Scandinavia!!!

Di elezioni, mancate (?) elezioni e atti di guerra

Come preannunciato qualche giorno fa, torno ad avere un ruolo più attivo sul blog, cominciando con un piccolo riassunto di alcune cose importanti di questi giorni.

Con colpevole ritardo, vi racconto della mia prima esperienza come elettore svedese con cittadinanza. Per la prima volta, infatti, lo scorso settembre ho potuto votare non solo per le amministrative, ma anche per il Parlamento.
Rispetto a quanto scritto in passato per altre consultazioni, è cambiata solo una cosa: ho votato in anticipo. In Svezia, infatti, è possibile decidere di andare a votare per parecchi giorni, prima del giorno effettivo delle elezioni. Il mio voto è avvenuto il 12 settembre, nel centro commerciale di Caroli. L’unica differenza rispetto al passato (vedi anche il mio primo post sulle elezioni) è appunto questa: per il resto, assolutamente uguali il senso di informalità e apparente mancanza di segretezza (ho persino espresso il voto in una cabina senza tendina, perché non avevo voglia di aspettare che se ne liberasse un’altra).
Del risultato, forse avrete saputo: dopo otto anni di centrodestra, hanno vinto i Socialdemocratici, ma con una maggioranza decisamente minore rispetto alle europee di primavera. Il primo passo è stato di scaricare i compagni del Partito della Sinistra per formare un governo (di minoranza, come il precedente) con i soli Verdi, più flessibile e disposto a negoziare con i partiti di centro.
I veri protagonisti delle elezioni sono, però, i soliti Sverigedemokraterna, ormai divenuti il terzo partito di Svezia. Questa vittoria sembra però essere costata cara a Jimmie Åkesson, che pochi giorni fa si è sospeso a tempo indeterminato dalla guida del partito per via di un esaurimento nervoso.
Per il nuovo primo ministro Stefan Löfven si preannunciano però tempi duri: mentre il suo predecessore Reinfeldt aveva potuto contare spesso sull’appoggio esterno di Sverigedemokraterna, per lui non sarà così.

Decisamente più sfortunata, a quanto pare, l’esperienza elettorale italiana legata ai Comites. Questi ultimi, originariamente istituiti a metà anni ’80, sono un’istituzione che ha assunto via via un’importanza sempre maggiore a seguito dei tagli sulle spese di rappresentanza consolare e allo smantellamento di buona parte dei consolati. In pratica, un modo del governo per risparmiare, affidando a cittadini non retribuiti il compito di fare da intermediario fra gli altri cittadini e i consolati. Il problema è che la procedura per costituire una lista per le elezioni dei comitati ha dell’assurdo, se pensiamo che siano nel 2014. In pratica, cento persone devono firmare di fronte al console o suo rappresentare sottoscrivendo la lista di candidati. Ora, viste le questioni geografiche, la scarsa disponibilità dei consoli e la poca informazione, questa impresa è parecchio difficile, e il risultato è che la FAIS ha dovuto rinunciare a presentare la sua lista. Non so, a questo punto, se qualcun altro riuscirà a farlo: in assenza di liste non si tengono le elezioni, ed ecco che gli Italiani in Svezia finirebbero col non avere un loro comitato di cittadini.
Oltre al danno (una rete consolare pessima), la beffa.

Infine, chiudiamo con la grande notizia di questi giorni. L’esigua Marina Militare svedese è interamente impiegata da venerdì pomeriggio in una grande operazione di intercettazione fra i fiordi dell’arcipelago di Stoccolma. Pare che una “potenza straniera” abbia infatti inviato dei sottomarini a fare operazioni nei fondali svedesi. Forse una semplice provocazione, forse un intervento per rimpiazzare, aggiornare o riparare le armi e dispositivi di spionaggio che si sospetta essere segretamente installati dai tempi della guerra fredda. Una delle cose degne di nota è il codice deontologico della stampa: dato che non c’è una conferma ufficiale, anche se è chiaro a tutti di chi si tratti, il nome della “potenza straniera” non viene quasi mai riportato apertamente, se non con trucchetti vari (del tipo “i giornali russi non fanno nome della Russia negli articoli sulla caccia al sottomarino”). Dopo diverse provocazioni coi caccia e addirittura una simulazione di attacco nucleare, pare che lo Zar ci stia prendendo gusto e, sicuramente, nei prossimi mesi si riaccenderà il dibattito fra la minoranza che vorrebbe la Svezia nella NATO e chi spinge per ricostruire un esercito e una marina degne di questo nome.

Da DN.se
Da DN.se

La cerimonia per la cittadinanza

Il 6 giugno è il compleanno della Svezia, il giorno in cui si celebra l’elezione a re di Gustav Vasa e la nascita della nazione svedese indipendente (1523).
La ricorrenza si celebra in tutto il paese con il nome di nationaldagen, in un tripudio di bandiere gialloblù e di manifestazioni culturali.

Per chi ha acquisito la cittadinanza nell’anno precedente a quello in corso, il 6 giugno è anche l’occasione per festeggiare l’evento, con cerimonie di benvenuto in ogni comune del regno.

Per noi residenti a Malmö, il luogo prescelto è da sempre l’Opera, lo splendido teatro degli anni ’40 che ospita concerti, musical e manifestazioni varie.

A inizio anno ho ricevuto l’invito, cui ho dovuto rispondere entro fine aprile, semplicemente compilandolo e rispedendolo indietro, confermando quante persone sarebbero venute con me.
Una cosa che adoro della Svezia è quante cose si fanno per posta senza bisogno di mandare raccomandate: il più delle volte, dagli enti burocratici, ti arriva una lettera/busta pre affrancata che devi solo rispedire indietro. A memoria, non mi risulta nulla che sia andato perso.

Con questa cartolina postale ho accettato l'invito
Con questa cartolina postale ho accettato l’invito

La mattina del nationaldag non abbiamo potuto vedere nulla, avendo una neonata di cui prendersi cura, ma alle 2 del pomeriggio ci siamo presentati puntuali ad un’Opera allestita a festa, con tanto di Guardia del Castello di Malmö in costume tradizionale ad accoglierci all’ingresso.

All'ingresso
All’ingresso
Con Will Ferrell
Con Will Ferrell

La cerimonia è stata piuttosto semplice: un troubadour (fra le altre cose ha intonato Du Gamla Du Fria), un discorso di benvenuto del sindaco, qualche verso recitato e dei deliziosi sandwich al salmone.
In regalo ho ottenuto un diploma e diversi biglietti per eventi e manifestazioni.

A differenza che in passato, non sono stati presenti membri della famiglia reale, tutti nella capitale in vista del battesimo della figlia di Madeleine.

Finita la cerimonia, siamo andati a Stortorget dove, in una delle poche giornate non belle di questo periodo, ci siamo goduti un po’ infreddoliti il resto delle celebrazioni.

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Voto Europeo

Per la seconda volta da quando sono qui, la prima da quando sono cittadino svedese, domenica ho votato a delle elezioni in Svezia.
L’essere cittadino, per una volta, non ha implicato cambiamenti sostanziali: tutti i cittadini europei che risiedono qui potevano infatti decidere se votare per una lista del proprio paese d’origine (in locali allestiti dai consolati) o per una lista svedese.
L’unica differenza è che chi è senza la cittadinanza doveva esplicitamente iscriversi alle liste elettorali locali (rispondendo a un modulo inviato a casa) mentre noi abbiamo ricevuto automaticamente l’opportunità di farlo in entrambe le modalità. Ovviamente, in osservanza al principio “una testa un voto” votare per entrambi i sistemi è un reato, quindi bisognava guardarsi bene dal farlo.
Io, come molti altri residenti, ho scelto di votare “da svedese”: non solo era più pratico, ma mi sono risparmiato un certo senso di orrido.

Il mio certificato elettorale riportava le indicazioni sulla scuola in cui votare oltre alle istruzioni su cosa fare nel caso non sia possibile andare a votare nel giorno stabilito.
Sì, perché, cosa molto conveniente, volendo si poteva votare in anticipo in alcuni centri preposti, già a partire dal sette maggio. L’affluenza complessiva è stata, alla fine, decisamente buona, superiore al 50%: forse il fatto di considerarla una prova generale per settembre ha aiutato.

In coda per il voto anticipato al centro commerciale Triangeln
In coda per il voto anticipato al centro commerciale Triangeln

In una Svezia che è concentrata sulle elezioni nazionali di settembre, la campagna per le Europee ha preso piede veramente solo nelle ultime settimane. Al momento l’approvazione degli svedesi per l’UE è minima, e l’interesse di molti per queste consultazioni era scarso.
Se alcuni partiti minori radicali hanno invitato apertamente al boicottaggio delle elezioni, non presentandosi, altre forze dichiaratamente anti Unione Europea, come gli ex comunisti del Vänsterpartiet o i nazionalisti degli Sverige Demokraterna, hanno deciso di esserci per imporre la propria linea in quel di Strasburgo.
Una nota positiva della campagna elettorale è sempre l’atteggiamento della stampa: mai deferente o compiacente e il più delle volte pronta a fare domande vere ai candidati.

Le schede elettorali prestampate. Notare le professioni. Pochissimi politici a tempo pieno.
Le schede elettorali prestampate. Notare le professioni. Pochissimi politici a tempo pieno.

Domenica nel tardo pomeriggio mi sono recato al seggio. A quattro anni e 650 km di distanza, poco è cambiato rispetto alla mia precedente esperienza: ambiente rilassato, niente forze dell’ordine a vista, “cabine” elettorali che sono dei semplici trespoli, schede elettorali prestampate che si possono prendere liberamente da un banchetto o che vengono distribuite da volontari (quasi in assenza di segretezza del voto), e tanti piccoli particolari che rendono tutto più tranquillo rispetto alle più tese situazioni italiane. Avendo già descritto tutto quattro anni fa, non vi tedio con le ripetizioni e vi rimando direttamente all’articolo che scrissi allora.

I risultati sono stati quelli che più o meno ci si attendeva, anche se il crollo dei Moderati e della loro maggioranza è stato davvero clamoroso. Bene il centrosinistra, mentre, dall’altra parte, si è purtroppo rinforzato il ruolo dei Democratici Svedesi. La novità di questa tornata è rappresentata da Iniziativa Femminista, che ha conquistato un seggio, mentre il Partito Pirata (che aveva fatto scalpore alle elezioni precedenti) questa volta non ce l’ha fatta.
Se i numeri saranno confermati alle prossime elezioni, probabilmente a settembre avremo un governo a guida socialdemocratica, con l’appoggio (esterno o interno) del Vänsterpartiet, dei Verdi e di almeno uno fra il Partito Popolare Liberale ed Iniziativa Femminista.
Ne riparleremo in autunno.

La lotteria per vincere la cittadinanza svedese

Decisamente meno nota rispetto all’americana Green Card Lottery, la lotteria per vincere la cittadinanza soddisfa da un paio di lustri i sogni di persone provenienti dai paesi più disperati del mondo; persone che, grazie ad essa, hanno avuto l’opportunità di ricominciare una vita nel paese scandinavo.
Le regole, fino ad oggi, sono sempre state le stesse: i cittadini di paesi del terzo mondo, gli apolidi e gli appartenenti a minoranze perseguitate hanno avuto la possibilità di registrarsi gratuitamente sul sito di Migrationsverket e sperare di essere uno dei cento fortunati che, ogni anno, vincono cittadinanza e benefit in occasione dell’estrazione della Festa Nazionale del 6 giugno.

La grande novità dell’edizione 2014 della lotteria è che la Svezia ha deciso di dedicare trenta posti aggiuntivi per i comuni cittadini di paesi dell’Unione Europea. Per evitare polemiche, e finanziare in parte l’operazione, si è deciso però che i comunitari, e solo loro, dovranno pagare un “biglietto” virtuale da 500 corone (poco meno di 60 euro) al momento dell’iscrizione al sito. Ogni persona può, chiaramente, acquistare un solo biglietto.

Lotteriet

Ma quali sono i vantaggi per chi vince il premio? Beh, oltre all’ambita cittadinanza, che già di per sé dà accesso al normale welfare nazionale, la Svezia mette a disposizione una serie di benefit di non poco conto, per permettere a tutti di adattarsi alla nuova vita qui: due anni di sussidio di disoccupazione pieno (circa 1800 euro al mese netti), appartamento gratuito per lo stesso periodo, corsi di lingua, full immersion culturali (fra le cose più curiose: lezioni di danze di midsommar, corsi di caccia all’alce e di pesca dei kräftor), biglietti gratuiti per il Melodifestival, abbonamenti per i campionati di hockey, bandy e curling.
Per quanto riguarda l’alloggio, la scelta spetta esclusivamente alle autorità svedesi (in base a disponibilità e necessità), quindi non è impossibile ritrovarsi in un villaggio sperduto di pescatori: chiaramente, vi si può sempre rinunciare e cercare casa a pagamento in una grande città.
Da notare che, mentre la cittadinanza non può essere revocata, i benefit sono condizionati alla buona condotta legale e fiscale e al superamento dei (piuttosto facili) esami di lingua, esami da sostenere dopo ogni corso.
Peraltro, si è discusso a lungo in Parlamento della possibilità di non dare i benefit ai cittadini europei (considerati già fortunati di loro rispetto a chi arriva dai paesi in via di sviluppo) ma, alla fine, la linea dura del partito Femtorskar-rörelse non è passata: anche i comunitari potranno quindi godere di tutti gli extra.

Come fare quindi per partecipare? La procedura è molto semplice: basta andare su migrationsverket.se, cercare le parola chiave rödspätta-lotteriet (potrebbe bastare rödspätta, ma non ne sono sicuro) e apparirà la pagina di registrazione dalla quale sarà anche possibile allegare una scansione del documento d’identità e pagare con carta di credito.
Il processo di registrazione si apre oggi e si concluderà il 15 maggio, in tempo per preparare le scartoffie necessarie all’estrazione solenne alla presenza del Re: visto il costo piuttosto elevato del biglietto per gli europei, è però difficile pensare che l’operazione possa avere un qualche successo…

Avere un Re

A volte mi capita che qualche amico o conoscente italiano mi chieda come ci si senta, da cittadino svedese, ad avere un Re.
La premessa fondamentale è che io sono repubblicano per convinzione, anche al di là del fatto che l’Italia ha avuto, con i Savoia, la peggiore monarchia possibile, con una famiglia gretta e meschina che al Paese ha dato molti più danni che benefici (sì, contando anche l’unità nazionale stessa, per i modi in cui è stata gestita).
Ribadisco però che, se anche l’Italia avesse avuto una famiglia reale decente, sarei comunque repubblicano.

Addirittura, non sono mancati commenti un po’ strampalati di chi mi ha detto cose del tipo “In Svezia le cose funzionano perché c’è la monarchia”. Ovviamente questa è una cosa senza alcun senso, e spiegherò più avanti perchè.

Dopo avere avuto qualche mese per rifletterci, posso dire di essere giunto alla conclusione di non avere alcun problema ad essere cittadino di una monarchia. Davvero… non solo la cosa non mi scompone, ma non sento neanche la necessità di volere richiedere un cambiamento. Da repubblicano, la monarchia svedese mi va benissimo, e se mai un giorno ci fosse un referendum per la sua abolizione, probabilmente mi asterrei persino dal votare: non potrei mai votare a favore, ma non ho, in realtà, nulla contro la monarchia come è qui.

La famiglia reale - immagine dal sito ufficiale
La famiglia reale – dal sito ufficiale

I motivi sono molteplici, e il più banale è che, semplicemente, la famiglia reale, nella sua incarnazione attuale, mi sta persino simpatica. L’impressione è che, soprattutto i figli, siano addirittura persone alla mano, e non degli “snob aristocratici” come qualcuno potrebbe automaticamente pensare. Hanno un ruolo rappresentativo, lo svolgono come meglio possono, pur con i loro difetti e pregi di persone normali. Sono sicuramente dei gran privilegiati, ma questo non fa di loro delle cattive persone.
La futura regina Victoria ha un’aria naturale da “amica di famiglia” che te la rende immediatamente amabile, e pare che anche la sorella minore Madeleine abbia sempre tenuto atteggiamenti informali apprezzati dalla popolazione. Il re Carl Gustav ha sicuramente qualche problema di popolarità in più per via delle sue ben note scappatelle extraconiugali (poca cosa rispetto a certe cose viste in Italia) ma, alla fine, viene per lo meno “sopportato” da gran parte della popolazione. Sua moglie, la regina Silvia, è generalmente vista con simpatia (e, a volte, empatia) e il massimo risentimento nei suoi confronti sta nel fatto che, dopo quasi quarant’anni, non parla ancora, lei nata in Germania, uno svedese perfetto.
Nessuno dei tre figli del Re ha, poi, legami sentimentali aristocratici: Victoria ha sposato il suo allenatore personale, Carl Philip vive con una modella, Madeleine ha preso per marito un uomo d’affari anglo-americano (che ha anche rifiutato ogni titolo ufficiale). La stessa regina Silvia non è di sangue blu.

A parte la simpatia personale, che conta fino ad un certo punto, influisce anche il ruolo storico della monarchia: la Svezia è sempre stata un regno, e questo aspetto tradizionale è un ruolo sicuramente caratterizzante per il paese stesso. Dato che, per me, il prendere la cittadinanza è stato un evento sentito, e non una semplice necessità burocratica, ecco che accettare gli elementi della tradizione è un fatto naturale. Insomma, mi sento felice fino in fondo di essere diventato un cittadino svedese e quindi rispetto la sua massima istituzione formale nazionale, oltre che apprezzarne il lato più moderno e progressista. Altri, ovviamente, possono avere sentimenti differenti.

Ma cos’è la monarchia svedese oggi? A differenza che per altri regni, come l’Inghilterra, qui il Re ha un ruolo puramente cerimoniale. Non ha alcun potere politico e ha solo il compito di rappresentare il suo popolo e la nazione. È da notare, fra le altre cose, come la famiglia Bernadotte, di origine francese, sia stata messa sul trono dal Parlamento nel 1810: è stato quindi il popolo (o, almeno, parte di esso) a scegliersi i suoi regnanti attuali. Con gli anni, i poteri del Re sono stati via via decurtati, fino al raggiungersi dello stato attuale di monarchia puramente rappresentativa.

Addirittura, il Re non ha neanche il potere di decidere su questioni che riguardano la linea dinastica. Il caso più celebre è quello che riguarda Victoria, primogenita, e Carl Philip, secondogenito: fino al 1980, la consuetudine prevedeva che il trono passasse al primo figlio maschio e che le donne di famiglia potessero ascendere al trono solo in mancanza di uomini. Carl Philip, nato nel 1979, era quindi l’erede designato, anche se Victoria era nata due anni prima.
Agli Svedesi questa discriminazione nei confronti della piccola Victoria non andava giù: contro il parere del Re, che parteggiava per il maschietto, il Parlamento varò un Atto di Successione che stabilì il diritto di primogenitura assoluta. A sette mesi di vita, Carl Philip fu quindi spogliato del ruolo, che venne restituito a Victoria, di erede disegnato. E il Re non potè fare nulla per opporvisi.
Oggi Carl Philip è il terzo nella linea di successione al trono, dopo Victoria e la di lei primogenita Estelle: nato per essere Re, probabilmente non lo sarà mai.

Quindi, se ancora qualcuno se lo chiede (e la cosa mi stupisce ogni qual volta capiti), il fatto che la Svezia sia una nazione efficiente non ha nulla a che vedere con l’istituzione

Perché la Svezia continua quindi ad avere una monarchia, se il ruolo di quest’ultima è solo rappresentativo? Il motivo è semplice: la monarchia ha i suoi costi, ma genera comunque interesse, turismo e tiene in piedi l’industria del merchandise. E poi perché è una tradizione, e le tradizioni hanno sempre il loro fascino.
La maggior parte degli svedesi resta oggi favorevole, anche se, anno dopo anno, i supporter della sua abrogazione vanno via via aumentando: c’è chi, analizzando il trend, prevede che Estelle non salirà mai al trono, immaginando giorni contati per l’istituzione. C’è poi una parte di svedesi che resta favorevole alla monarchia ma ha problemi con re Carl Gustav, come chi, monarchico ultraconvinto, non apprezza il fatto che sia il re che i suoi tre “pargoli” abbiano tutti scelto di legarsi a persone non aristocratiche. In generale, il supporto per la monarchia è maggiore di quello per la casa Bernadotte, anche se è possibile che l’ascesa al trono di Victoria possa, in qualche modo, cambiare le carte in tavola.

La Principessa Victoria con Jon Lord e Jimmy Page © Patrik Österberg / Polar Music Prize
La Principessa Victoria con Jon Lord e Jimmy Page
© Patrik Österberg / Polar Music Prize

Cosa succederà alla monarchia svedese è quindi tutto da vedere. Per quanto riguarda me, la posso continuare sopportare senza troppi problemi: anche per un repubblicano, avere un Re non cambia la vita.

Sconsolàti

Una delle prime cose che mi sono chiesto una volta ottenuta la cittadinanza svedese è: cosa mi converrebbe fare, se mi dovessi trovare in difficoltà all’estero? Contattare il consolato italiano o quello svedese?
Ho deciso quindi di paragonare la realtà a me nota (i consolati italiani in Svezia) ad una facilmente verificabile (i consolati svedesi in Italia).

In Svezia ci sono otto consolati italiani: quello principale è la cancelleria consolare a Stoccolma. Personalmente, la reputo valida e mi sono sempre trovato piuttosto bene.
Esistono poi sette consoli onorari sparsi un po’ per tutta la nazione (Göteborg, Malmö, Umeå, Sundsvall, Luleå, Karlstad, Visby), in maniera da coprire più o meno tutto il territorio; l’elenco completo si trova qui.

Nessuno di questi consolati offre servizio giornaliero: sono tutti aperti per poche ore alla settimana, divise su uno o due giorni.
Non ho esperienza di quelli di altri città, ma posso parlare di quello di Malmö: il console è un simpatico signore svedese che nella vita fa altro (giornalista, autore di libri di cucina e importatore di cibo italiano) e che riceve solo su appuntamento (inutile presentarsi senza, a meno che non abbiate intenzione di acquistare teiere o scatole porta cappelli) nel negozio di mia moglie.
I servizi offerti sono minimi, e per molte cose è comunque necessario recarsi a Stoccolma: per informazioni conviene sempre contattare la sede della capitale, in modo da avere risposte precise. Solo se dalla cancelleria consolare dicono che certe operazioni si possono svolgere in loco, allora è il caso di contattare il console (che, evidentemente, fa quello che può con le risorse che ha a disposizione).
Gli abitanti del sud della Svezia potrebbero, in teoria, recarsi alla vicina ambasciata di Copenaghen, ma chi lo fa viene, generalmente, respinto con la motivazione che i residenti svedesi non sono di loro competenza.

In Italia, oltre alla sede principale dell’ambasciata di Roma, ci sono quindici consolati svedesi, distribuiti su tutto lo Stivale e con particolare attenzione alle località turistiche (basti pensare che la Maremma, lo spezzino e Capri hanno un loro consolato specifico): l’elenco completo è qui.

Buona parte di questi offre servizio giornaliero feriale ma, in ogni caso, non si scende mai sotto di tre giorni alla settimana di apertura.
Per essere sicuro, ho chiamato il consolato che ha sede a Genova: una gentile signora mi ha confermato che sono aperti dal lunedi al venerdi ogni mattina, che non è necessario alcun appuntamento, che offrono tutti i tipi di servizi ai cittadini svedesi e persino informazioni agli Italiani che intendono recarsi in Svezia.

Non penso di dovere aggiungere altro: i numeri parlano già da soli.
A questo punto mi viene persino il dubbio, se mai dovessi smarrire i documenti in Italia, se non mi possa convenire cercare il primo consolato svedese piuttosto che rivolgermi ad un qualunque ufficio anagrafe locale…

Passaporto e carta nazionale d’identità

©  PRADO
© PRADO

Ancora scioccato per avere ottenuto la cittadinanza in soli sette giorni (Migrationsverket ha ricevuto la mia raccomandata il 13 maggio, la delibera è del 20), anzichè i lunghi mesi preventivati, il passo successivo è stato, ovviamente, di richiedere il passaporto. Non che non abbia già quello italiano, ma ci si sente anche un po’ orgoglioni a potere dire di avere, appunto, il “doppio passaporto”.

Come tutte le altre nazioni dell’Unione Europea, la Svezia ha da qualche anno abbandonato il colore nazionale della copertina (che era blu e oro) per adottare quel rosso borgogna che è lo standard europeo. Ovviamente i nuovi passaporti sono tutti biometrici e contengono il chip con le informazioni personali in formato elettronico.
Conoscendo già quello di Helena, devo dire che la differenza principale rispetto al passaporto Italiano è che la foto è stampata in bianco e nero, mentre lo stile generale è più essenziale, con le pagine meno “pasticciate” e più eleganti.
Il passaporto svedese costa 350 corone (circa 41 euro) e vale cinque anni; ovviamente non sono previsti bolli annuali o altre porcate simili.

Carta nazionale d'identità  ©  PRADO
La Carta Nazionale d’Identità
© PRADO

Come in altri paesi, esiste anche un’alternativa al passaporto: la carta nazionale d’dentità, rilasciata anch’essa dalla Polizia e solo a chi ha la cittadinanza. Il rapporto degli Svedesi con questo tesserino è molto particolare: la stragrande maggioranza di loro, infatti, non sa neppure che esista. Il documento è infatti stato indrodotto solo di recente (2005), non è obbligatorio (a differenza che in Italia) e non offre vantaggi particolari rispetto a quella che è l’accoppiata standard “passaporto + patente (o altro tipo di id)”.
Chi mi legge da tempo sa che in Svezia esistono diversi tipi di carte d’identità con valore legale che, a differenza della nationellt possono essere richieste anche da chi non è cittadino: la più comune è quella di Skatteverket, che io stesso ho avuto e poi smarrito, ma anche le banche hanno l’autorizzazione a rilasciare id.
Le carte d’identità alternative hanno una caratteristica: sono valide per l’espatrio solo nei paesi del Nordens. Gli Svedesi possono infatti andare in Danimarca, Norvegia, Finlandia, etc. (e viceversa) anche solo con la patente, o con qualunque documento abbia validità ufficiale.
La carta nazionale, invece, permette l’espatrio in tutti i paesi dell’Area Schengen, ma non, un po’ a sorpresa, in quelle nazioni che fanno “solo” parte dell’Unione Europea. Può essere, insomma, utilizzata per andare in Svizzera, ma non in Inghilterra.
Come potete immaginare, la serie di fatti sopra esposta rende piuttosto superfluo avere questo documento, che è stato ideato probabilmente solo ed esclusivamente per rispondere ad alcune esigenze venitesi a creare con l’adesione svedese a Schengen: Wikipedia riporta, senza specificare una data, che solo circa 100.000 i cittadini svedesi che ne sono in possesso.
Io ho deciso di richiederla comunque, un po’ perché sono un Italiano abituato ad avere la carta d’identita`, un po’ perché penso che sia comodo potere andare all’estero usando un documento che si può tenere nel portafogli (è un tesserino con chip), anzichè l’ingombrante passaporto.
La nationellt id-kort costa 400 corone (46 euro) e ha validità di cinque anni. Esattamente come il passaporto viene rilasciata dalla Polizia, e i due documenti possono essere richiesti in un’unica sessione.

Ieri pomeriggio, quindi, finito di lavorare, sono andato alla Polishuset di Lund, situata subito dietro la stazione ferroviaria; in altre parti di Svezia è necessario prenotare un appuntamento (solitamente per il giorno dopo), ma in Skåne puoi semplicemente presentarti ad una delle stazioni di polizia abilitate al rilascio dei documenti e metterti in coda.
Dopo avere preso il “kölapp con il mio numerino” ed avere atteso si e no 20 secondi, mi sono presentato davanti al banco, ed una poliziotta mi ha chiesto di vedere i documenti di Migrationsverket e un mio id (in questo caso la patente).
La cosa positiva è che tutto viene fatto sul posto: al tuo fianco c’è infatti un apparato che viene utilizzato per fotografarti e su cui apponi le impronte digitali e la tua firma. Il vantaggio, soprattutto per le foto, è doppio: innanzitutto sei sicuro che l’immagine sarà ripresa “a regola d’arte” (alcune nazioni, come gli USA, ti rispediscono indietro se la foto non è fatta secondo standard ben precisi) e poi ti risparmi il costo delle fototessere, che qui è incredibilmente alto anche nelle macchinette self service (non parliamo del fotografo).
Pagato con il bancomat, fornito il mio numero di cellulare, riceverò un doppio sms quando entrambi i documenti saranno pronti: il tempo di attesa medio per il passaporto è, generalmente, di cinque giorni lavorativi.

Aggiornamento del 29 maggio: la carta era pronta ieri, il passaporto l’ho ritirato oggi. Rispettivamente tre e quattro giorni lavorativi, quindi. Non mi posso lamentare!

Ho la mascella per terra

Al ritorno a casa mi ritrovo l’avviso di una raccomandata e non ho idea di cosa possa essere.
Vado a ritirarla al supermercato.
Vedo che è da Migrationsverket.
Sento che c’è dentro il mio passaporto e penso “ok, non vogliono tenerselo dieci mesi”.
E poi trovo anche questo, e resto senza parole.

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Sono diventato cittadino svedese.
Aggiornamenti a quando mi sarò ripreso dallo shock.

Pronti… via!

Ansökan

Quest’oggi ho spedito, con una raccomandata destinata a Migrationsverket, la mia domanda di cittadinanza.
I requisiti li rispetto tutti: sono sposato con una cittadina svedese da più di due anni, sono registrato ufficialmente in Svezia da tre, ho pagato le tasse e mi sono comportato bene.
Il plico che ho spedito contiene un modulo di quattro pagine da me compilato e firmato, il mio passaporto italiano in originale, il permesso di residenza permanente e la ricevuta del pagamento di 1500 corone.

Curiosamente, si può anche fare la richiesta via web, ma il passaporto e un modulo firmato vanno comunque inviati, quindi ho preferito fare tutto alla vecchia maniera.
I tempi di attesa per la decisione sono lunghi: Migrationverket dichiara sul proprio sito che bisogna aspettare 10 mesi (evidentemente sono tanti quelli che vogliono diventare sudditi di Carlo Gustavo) e non mi resta, quindi, che pazientare.
Se mi dovesse servire il passaporto nel frattempo? Basta contattare Migrationsverket per farselo mandare a casa. Poi, però, te lo richiedono…