Emigrare in Svezia per Dummies

I ragazzi di One Way To Sweden (fate un giro sul loro blog!) hanno preparato questa splendida infografica che illustra chiaramente quali siano le difficoltà cui va incontro oggi chiunque voglia provare a trasferirsi in Svezia.

© onewaytosweden.blogspot.se Pubblicato su autorizzazione
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La chiave è ottenere il fatidico personnummer, il codice fiscale che è quello che ti permette veramente di agire in libertà: conti in banca, abbonamenti e molte altre operazioni richiedono, appunto, questo fatidico numerino identificativo.
Le cose sono cambiate parecchio rispetto a quando sono arrivato io: allora bastava avere un indirizzo di residenza e dichiarare l’intenzione di restare più di un anno.
Oggi bisogna necessariamente passare prima dal Dipartimento Immigrazione.
Il cambiamento, guarda caso, è avvenuto dopo le elezioni del 2010: personalmente penso sempre male, e ritengo che l’affermazione degli Sverige Demokraterna (il partito nazionalista ufficialmente schifato da tutte le altre forze) abbia avuto un ruolo rilevante nella questione; un po’ per cercare di inseguire i suoi elettori, un po’ perché il loro voto in parlamento può sempre venire utile ad un governo di minoranza.
Peraltro, non penso che siano state cambiate delle leggi al riguardo, ma che il governo abbia mandato delle direttive per modificare procedure e regolamenti.

Mi chiedo se queste procedure così complicate non siano oltre i limiti del lecito degli accordi di Schengen e dell’Unione Europea: la Svezia farà anche bene a proteggere se stessa e il proprio welfare (o quello che ne è rimasto), ma forse è un po’ troppo comodo prendere quello che di positivo viene da certe alleanze, cercando ogni strada possibile per imbrigliare in ogni modo le cose più negative (complicando però le cose agli altri).

Quello che è certo è che, oggi come oggi, la Svezia sembra volere fare tantissima selezione all’ingresso anche se, una volta passati, poi, il meccanismo burocratico diventa decisamente più snello.
Forse sarebbe davvero il caso di allentare un po’ la stretta per i cittadini Europei ed introdurre un test linguistico e culturale per la cittadinanza, come in altri paesi…


AGGIORNAMENTO: a partire dal primo maggio 2014 non è più necessario passare per Migrationsverket. Per potersi iscrivere al registro dei residenti e ottenere il personnummer bisogna comunque soddisfare in ogni caso i criteri elencati dal grafico, con la documentazione che deve essere presentata direttamente a Skatteverket. In pratica, oggi si può venire in Svezia e stare qui quanto si pare ma, finché non ci si mette a posto, si è tagliati fuori dal welfare, dai servizi, e non si puó prendere la residenza qui.

Dags att deklarera

Dags att deklarera

La fine di aprile, oltre che dalla festa di Valpurga, è segnata da un appuntamento importante: la dichiarazione delle tasse, che deve pervenire a Skatteverket entro il 2 di maggio.
L’operazione è decisamente più semplice che in Italia: si riceve a casa un modulo, di due facciate e in doppia copia, già precompilato. Skatteverket conosce già il vostro stipendio, conosce già molte delle transazioni che avete effettuato, se avete venduto case o altro: tutte queste informazioni vengono infatti passate a Skatteverket dagli enti preposti, dalle banche, dagli agenti immobiliari, etc.

Tutto quello che dovete fare è apporre al fianco delle voci prestampate eventuali modifiche, di cui vi verrà chiesto conto in seguito.
Il modulo è davvero semplice e a prova di idiota: la situazione è leggermente più complicata per chi ha attività proprie, ma è davvero immediata per un dipendente.
È raro che un impiegato, in Svezia, abbia bisogno di un patronato o di assistenza per la compilazione del modulo, anche se possiede case o altri beni.

Assieme al modulo, si ricevono una brochure con le istruzioni e un ulteriore foglio con username e password, entrambi numerici.
Sfogliando la brochure, ci si rende conto di come le opzioni per ottenere detrazioni o fare modifiche siano davvero semplici.

Le istruzioni
Le istruzioni

Alcune delle detrazioni: chi spende più di 10000 corone di trasporti per andare al lavoro ha diritto ad un rimborso.
Alcune delle detrazioni: chi spende più di 10000 corone di trasporti per andare al lavoro ha diritto ad un rimborso.
L’invio della dichiarazione è altrettanto banale: si può spedire una delle due copie del modulo per posta oppure si può accedere al sito di Skatteverket (chi ha una carta d’identità con chip può anche utilizzare questa per autenticarsi in maniera sicura) o, ancora, un’apposita app per smartphone.
Se poi si deve solo confermare quanto indicato da Skatteverket nel modulo precompilato, basta un semplice sms con personnumer e password.
Le istruzioni avvisano di come, negli ultimi giorni, potrebbero volerci anche dieci minuti prima di ricevere l’sms di conferma: la cosa, non lo nascondo, mi ha fatto sorridere.

Io ho scelto di utilizzare l’app per iPhone, cosa che mi ha richiesto in tutto una manciata di minuti; tramite l’app si possono, fra le altre cose, effettuare modifiche e cambiare i propri dati (ad esempio il conto corrente per eventuali rimborsi).
Essere a posto con il pagamento delle tasse è anche importante per potere richiedere la cittadinanza: per me un appuntamento imminente!

Domande e risposte

Ho creato una nuova pagina con alcune delle domande più frequenti o interessanti che mi vengono poste. Penso che possano essere un buon inizio per chi si avvicina a questo blog per la prima volta.

ICA Banken

Volevo scrivere questo post da un po’ di tempo, ma un recente post di Marco di Piccoli Vichinghi, relativo al confronto fra banche italiani e svedesi, me l’ha ricordato.
Ogni immigrato conosce bene le difficoltà per aprire un conto da queste parti: sarà che le banche sono molto intrallazzone (almeno in apparenza, poi non so) che da noi, non si accontentano di avere chiunque come cliente. In particolare, senza un contratto di lavoro, è molto difficile riuscire ad essere accettati.
La soluzione più semplice, per chi arriva qui (ma bisogna essere comunque a posto con personnumer e, presumo, immigrazione), è di evitare le banche vere ed andare al supermercato.
ICA, la più nota catena, ha infatti da qualche tempo aperto una sua “banca”, gestita per lo più online e tramite tutti i punti vendita sparsi per la nazione.
La procedura è davvero banale, si va sul sito di ICA Banken e si richiede una bankkort.
Per avere la certezza che la cosa andasse in porto, ho chiesto specificamente che tanto la carta quanto il conto di appoggio fossero senza alcun credito. Probabilmente, come nel caso dell’IKEA Handla (utilizzabile solo nell’IKEA stessa) è possibile richiedere un credito minimo pur non avendo impieghi e redditi ma, nel dubbio, ho preferito evitare.
Nel giro di pochi giorni si riceve a casa un semplice contratto (niente quintalate di scartoffie, un banale contratto di una pagina e chiaro da capire), da rispedire indietro al mittente in busta preaffrancata.

Il "tamagochi", all'interno del quale si inserisce la carta
A quel punto basta aspettare e si ricevono, in spedizioni separate e in tempi brevi, tutta la documentazione, la carta di debito Mastercard, il tamagochi per fare le operazioni online, il PIN della carta stessa e una password ulteriore per fare il login (in combinazione col tamagochi).
ICA Banken è praticamente quasi come una banca vera: puoi fare i normali Plusgiro/Bankgiro (i sistemi di bonifici utilizzati qui, il primo figlio del vecchio sistema di conti correnti postali), impostare Autogiro (l’equivalente della nostra delega RID), pagare le bollette online (in Svezia si fa così da anni) e, se devi depositare dei contanti puoi farlo, letteralmente, alla cassa di qualunque supermercato fino alle 10 di sera.

La carta è una vera Mastercard: puoi utilizzarla su internet, per prendere soldi al bancomat e per pagare ovunque (o quasi). Ovviamente, quantomeno nel mio caso, è una carta di debito, quindi, se non ho soldi nel mio conto, le transazioni non vanno a buon fine.
L’unico contro che ho trovato, fino a questo momento, è che ICA Banken non aderisce direttamente ai sistemi IBAN/SWIFT-BIC e la procedura per farsi arrivare i soldi dall’estero è un po’ macchinosa: in pratica bisogna farsi versare la cifra su un conto di Handelsbanken, specificando nella causale il vero conto e destinatario. Il versamento ci mette anche 3 giorni lavorativi ad arrivare, e il ricevente paga una commissione ridicolmente alta (50 corone, circa 6 euro). Non ho ancora provato a fare un bonifico verso l’estero, ma qui la procedura è ancora più complicata: si può fare solo ed esclusivamente per telefono.
Anche i pagamenti “interni” (inclusi quelli per le bollette) non sono così immediati come per una normale banca: solo se vengono effettuati prima delle 9:30 del mattino, arrivano a destinazione nella giornata stessa. Per i pagamenti effettuati dopo le 9:30, bisogna aspettare il giorno lavorativo successivo.

Nonostante questi contro (che mi porteranno a brevissimo ad aprire un conto presso una banca vera), mi sono trovato decisamente bene con questo sistema negli ultimi mesi, e ringrazio Alex per avermi messo la pulce nell’orecchio qualche tempo fa.

Un giorno

Questo il tempo che ci ha messo la mia tessera sanitaria ad arrivare a casa, dal momento della mia chiamata a Försäkringskassan.
Meno di 24 ore dopo, la carta era già nella mia cassetta della posta.
In effetti, questa è una cosa che non manca mai di sorprendermi della Svezia: quando richiedi carte o documenti, il tempo di consegna è davvero brevissimo. Merito di un organizzazione interna agli uffici davvero efficiente, ma anche delle Poste, che qui funzionano davvero e fanno quello che è il loro lavoro: consegnare lettere e pacchi.
Con le prime, in particolare, non ci sono davvero problemi: puoi stare matematicamente sicuro che, se le imbuchi entro una certa ora, arriveranno il giorno dopo (giova il fatto che il portalettere passa nel primo pomeriggio).
Per i pacchi qualcosina è cambiato: da qualche anno gli abitanti di Väsby si lamentano per la chiusura dei tre uffici postali e del fatto che ora tutto passi per l’ICA di Väsby Centrum, che si dice essere meno efficiente. Abituato però agli standard italiani, alle code dei nostri uffici postali, tutto però mi sembra una pacchia. I pacchi, in ogni caso, non vengono consegnati direttamente a casa, ma si viene avvisati e li si può andare a ritirare in giornata.
Gli uffici postali per pagare le bollette sono praticamente scomparsi: alcune banche hanno preso il loro posto (ma, se non sei loro cliente, la commissione agli sportelli è alta), anche se ormai quasi tutti pagano online dal proprio conto corrente.

Tessera Sanitaria Europea... Svedese.
E la tessera sanitaria? È semplice normale e anche un po’ bruttina, molto simile a quella che era il retro della mia, non più valida, “Carta Regionale dei Servizi” lombarda: ci sono nome e cognome, personnummer, data di nascita e qualche altro dato vario. La banda magnetica è sul retro della carta, che invece contiene informazioni su quali siano i diritti, all’estero, per il possessore della carta.
Ora speriamo solo di non doverla mai usare! 😀

Solleciti che funzionano

Appena pochi giorni dopo la mia telefonata all’assistenza telefonica della solita Försäkringskassan mi è arrivata una lettera che conferma la mia iscrizione alla stessa. Sembra quasi che lascino la pratica in sospeso lì aspettando che qualcuno si decida a chiamare, prima di dare il via libera…

La lettera conferma la mia iscrizione, retroattiva a partire dal 6 maggio 2010, con la seguente, incredibile, motivazione: “vieni iscritto all’assicurazione sociale poiché vivi in Svezia”.
In un secondo foglio mi scrivono che, se non sono soddisfatto della decisione, posso sempre impugnarla con un ricorso. 😀

Appena ricevuto il foglio, nuova chiamata all’assistenza clienti: avendo inserito il mio personnumer, la persona del callcenter sapeva già tutto di me prima ancora di iniziare la conversazione. Su mia richiesta, ha detto che provvederà ad inviarmi la Tessera Sanitaria Europea, e che dovrei riceverla nel giro di pochi giorni. Vedremo!

Neopatentato!

Da ieri sono ufficialmente neopatentato… alla svedese! Prima di procedere con la mia iscrizione all’AIRE (Anagrafe Italiana Residenti all’Estero), ho infatti dovuto procedere a convertire la mia patente italiana in una svedese. Questo perché, in caso di smarrimento o rinnovo, una volta iscritto all’AIRE, l’Ambasciata non sarebbe stata in grado di aiutarmi.

La procedura di conversione è stata tutto sommato semplice, ma ha richiesto molto più tempo di quanto non avrei pensato, tenendo conto che avevo iniziato a muovermi già dalla scorsa estate.

Il primo passo è stato infatti di richiedere un modulo da inviare al Transportstyrelsen (un po’ l’equivalente della nostra Motorizzazione). Per ottenerlo mi è bastata una semplice telefonata, ma, se avessi avuto un auto registrata a mio nome in Svezia, lo avrei potuto richiedere via internet. Il modulo mi è arrivato nel giro di un paio di giorni.

Due piccoli problemi hanno ritardato la compilazione del modulo da parte mia e il reinvio al Transportstyrelsen. Il primo è che, assieme al modulo, dovevo inviare un Personbevis (qualcosa di simile all’attestato di famiglia), ma la registrazione del mio matrimonio ha richiesto anch’essa più tempo del previsto e, in quella fase, tutto era congelato. Il secondo è che dovevo mandare al Transportstyrelsen anche la mia patente italiana originale. Qui in Svezia non ci sarebbero stati problemi: mi sarebbe bastato mostrare la carta d’identità e una fotocopia della patente originale e la polizia avrebbe potuto verificare l’esistenza di una pratica di conversione aperta. Avendo una visita in Italia programmata per fine settembre (poi saltata), ho però dovuto ritardare l’invio della documentazione. Poco male, una volta accertato che non sarei andato in Italia a settembre ho provveduto ad inviare il tutto. Prima di farlo, ho dovuto anche procedere al pagamento di un bollettino di 600 corone (una sessantina di euro).

Quella successiva è stata davvero la fase che ha preso più tempo: ho guidato per quasi due mesi in Svezia senza una patente vera… e quando poi siamo effettivamente andati in Italia a fine ottobre non ho potuto usare la macchina. Quando ho telefonato per chiedere spiegazioni, mi è stato detto che, in quel momento, la pratica era bloccata dalla burocrazia dello Stivale.

Venerdi scorso mi è arrivata finalmente la conferma dell’avvenuta conversione. Ho dovuto rimandare indietro al Transportstyrelsen un minimodulo su cui ho incollato una fototessera (purtroppo orribile, ma fare fototessere qui costa un patrimonio, anche nelle cabine, e quindi ti tieni quelle che hai) e apposto la mia firma. Nel giro di tre giorni lavorativi, mi è arrivata la notifica del fatto che potevo ritirare la mia nuova patente alle poste.

La cosa che fa un po’ sorridere è che, per ritirare la patente (che ti viene data in mano, non in busta chiusa), ho dovuto produrre un altro documento svedese… come se l’addetta delle poste non potesse verificare, direttamente tramite la patente stessa, che la persona ero io! Avendo io la carta d’identità rilasciata da Skatteverket, non c’è stato alcun problema: avessi avuto solo il passaporto, un’altra persona avrebbe dovuto garantire per me. Burocrazia. 😀

La patente è molto simile a quella che avevo in italia: un tesserino rosa con foto, tutta l’impostazione generale è pressoché identica. Ovviamente, e non c’erano dubbi, su quella svedese non può mancare il famigerato personnummer, oltre a qualche “fighettata” (scritte che cambiano a seconda dell’angolo di visione, mostrando l’anno di nascita o la firma) che non ho idea se sia stata aggiunta anche sull’ultima versione della patente tricolore. Nota molto positiva: la mia nuova patente ha validità dieci anni da adesso, mentre la vecchia sarebbe scaduta nel 2012. Per un po’ non mi dovrò preoccupare di rinnovarla…

Subito dopo aver ritirato la patente, ho inviato all’ambasciata la modulistica per l’iscrizione all’AIRE. Ne riparleremo…

Come ti chiami?

Quando ci siamo sposati, al ritorno in Svezia dopo la cerimonia in Italia, mia moglie ha cambiato legalmente nome.  Ha trasformato il suo vecchio cognome nel mellannamn (nome di mezzo) e ha preso il mio cognome.
Qui, prendere un cognome comune al momento del matrimonio, per aumentare il senso di famiglia, è la norma. Nella maggioranza dei casi, per semplicità, non si perde neanche tempo con il  mellannamn: il vecchio efternamn viene semplicemente messo in archivio.
La cosa che sorprenderà molti è che non c’è una regola: le coppie, sempre che lo vogliano, scelgono il cognome che gli pare, a seconda dei gusti e delle particolarità. Può essere quello di lei, quello di lui, o può essere uno inventato (a patto che non sia offensivo o già esistente). A quel che mi è stato detto, molti degli Andersson, Pettersson e compagnia preferiscono utilizzare il cognome dell’altra persona (o di prenderne uno differente), in maniera da averne uno meno comune.

In generale, cambiare nome o cognome è molto più facile, e frequente, che in Italia. Questo perché, presso lo Stato, non sei identificato con il nome ma con il famigerato personnumer, che è interamente numerico (a differenza del codice fiscale italiano) e non cambia mai. Chiaramente tutti i vecchi nominativi vengono conservati in archivio e saltano fuori, ad esempio, quando richiedi attestati all’anagrafe, sotto voci apposite.
In ogni caso, non tutto è completamente deregolato: al di là del matrimonio, ad esempio, la legge svedese permette un cambio di nome gratuito e libero.  Altri cambiamenti necessitano di una richiesta a pagamento, e non è detto che vengano approvati.

Un’altra particolarità è che, quando una persona ha più nomi “di battesimo”, non è necessariamente il primo ad essere quello principale. Mia moglie, ad esempio, ha tre nomi ma si identifica legalmente col secondo: lo utilizza per presentarsi ufficialmente, per firmare documenti, praticamente per qualunque tipo di operazione. Nessuno batte ciglio, perché qui questa è la situazione normale.

Queste situazioni creano però a volte dei piccoli problemi quando gli svedesi si muovono all’estero: in particolare, al momento di prenotare il biglietto d’aereo, utilizzano spesso solamente quello che per loro è IL nome, anche se è il secondo o terzo nell’ordine ufficiale sul passaporto. In Svezia non hanno alcun problema ma, al momento dell’imbarco da un altro paese, possono sorgere complicazioni.

Un’altra situazione curiosa è quella dello svedese che si trasferisce all’estero: molti paesi non riconoscono il secondo o il terzo nome e non accettano il cambio di cognome rispetto a quello di nascita. C’è una mia conoscente che in Svezia è legalmente nota in un modo (col suo secondo nome e con il cognome acquisito dopo il matrimonio) ma in Francia, dove risiede ora, ha tutti i documenti intestati esclusivamente con il primo nome e con il cognome da nubile.
Se io, una volta acquisita la doppia cittadinanza, dovessi impazzire e decidere di cambiare generalità qui in Svezia, continuerei ad essere legalmente chiamato alla vecchia maniera in Italia.

Ma torniamo a noi: per l’ufficializzazione del cambio di nome di mia moglie ci sono voluti circa due mesi, complici le ferie estive (qui luglio è il mese in cui gli uffici si svuotano) e la burocrazia svedese. Oggi, qualche giorno dopo l’avvenuta comunicazione, è arrivato a casa un documento del dipartimento dei trasporti con le modalità per richiedere la patente col nuovo nome, che andrà a sostituire quella vecchia ancora in corso di validità. Non ci siamo ancora informati al riguardo, ma supponiamo che, a breve, succederà lo stesso per il passaporto e per gli altri documenti.

A proposito di patenti, in questi giorni, prima di fare l’iscrizione all’AIRE (Anagrafe Italiana Residenti All’Estero), devo procedere a convertire la mia patente italiana in una svedese. È un’operazione necessaria, perché, una volta aderito all’AIRE, non potrei più rinnovarla o chiedere un duplicato in caso di smarrimento. Vi farò sapere come va!

Elezioni

A distanza di una vita, ho deciso di riprendere il blog.
Non vi sto ad annoiare con i motivi che mi hanno spinto a sospendere la scrittura, né ho la possibilità di ricapitolare brevemente tutto quello che mi è successo in questi mesi (e non è poco).

Contando nel fatto che le cose emergeranno nel corso del tempo, vi basti sapere alcuni aspetti fondamentali: sono ancora senza lavoro (e questo è il problema più grosso, attualmente), sono regolarmente registrato e con personnumer, mi sono trasferito ad Upplands Väsby (nell’hinterland di Stoccolma) e.. (shock!) mi sono felicemente sposato.

Comunque lo spirito di questo blog era di raccontare le disavventure di un Italiano che si trasferisce a Stoccolma, e da qui riprendo: aneddoti, differenze con l’Italia, problemi… cercherò di riportare le cose più importanti.

E cominciamo con qualcosa di fondamentale: il 19 settembre, per la prima volta, voterò in Svezia. Non essendo cittadino, non posso partecipare alle elezioni del parlamento, ma, essendo registrato, posso comunque partecipare alle amministrative (comune di Upplands Väsby e regione di Stoccolma).

Qui in Svezia l’Election Day è la norma: esattamente ogni quattro anni, si vota per tutto la terza domenica di settembre. La cosa è facilitata dalla stabilità del sistema, ma è sicuramente conveniente sotto ogni punto di vista. Se non si può votare nel giorno stabilito lo si può fare in anticipo in posti selezionati, mentre in caso di impossibilità per malattia o perché sperduti in qualche borgo rurale si può votare per delega o tramite corriere.

Al momento, in Svezia, c’è una maggioranza di centrodestra (composta da conservatori, cristiani, ma anche liberali), che probabilmente vincerà anche questa consultazione. Nel corso dell’anno, non si parla molto di politica, da queste parti: i giornali (tabloid “leggeri”), preferiscono occuparsi di cronaca o altro, e solo quando ci sono scandali o grossi problemi l’attenzione si rivolge ai rappresentanti del popolo. Insomma, le beghe da condominio all’Italiana sono nulle, e i partiti preferiscono lavorare sui contenuti. Quando le elezioni si avvicinano, ovviamente il tutto acquista molta più visibilità.

Oggi mi è arrivata la Röstkort, l’equivalente del vecchio certificato elettorale all’Italiana che ti arrivava a casa prima di ogni elezione. 
Viene indicato dove dovrò andare a votare (dietro casa, praticamente, e le modalità di voto). A differenza che in Italia, qui si vota mettendo dentro una busta un foglio prestampato con il nome del partito scelto e la lista dei candidati. La preferenza si esprime mettendo una croce sul candidato prescelto. Nel caso non fosse disponibile il foglio prestampato del partito (può succedere per le forze minori), si può utilizzare un apposito bollettino bianco e scrivere a mano il nome del partito e del candidato.

Sul sito ufficiale delle elezioni (www.val.se), c’è un documento con tutte le istruzioni: http://www.val.se/pdf/electionsinsweden_webb.pdf

Informazioni sulle elezioni sono disponibili in molte lingue: oltre all’Inglese, e i prevedibili Francese/Tedesco/Spagnolo ci sono Croato, Bosniaco, Serbo, Somalo, Julevsamegiella e åarjelsaemie (due lingue Sami, il vecchio “lappone”), Kurdo, dialetti Finnici, Polacco, Rumeno, Albanese, Finlandese, Turco, Russo e una serie di idiomi scritti in caratteri che non riesco ad identificare (vedi documento in allegato, per i curiosi). 
Indovinate quale lingua non è considerata neanche per sbaglio? 😀

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Prima di concludere, vi lascio qualche foto scattata in questi mesi da queste parti, giusto per farvi reimmergere nelle atmosfere scandinave.

Örkärssund PanoramaKairo in Upplands VäsbyBack to the Future... in Sweden!
Stortorget in Stockholm
Stockholm from Djurgårdsbron (Topaz simplify version)

Scazzo

A volte mi faccio davvero prendere dalla pigrizia nello scrivere, e non mi rendo conto di quanto tempo passa fra un update e l’altro. 😀

Fondamentalmente la situazione è rimasta sempre la stessa: mi è saltata definitivamente la pratica del Personnummer. David si è rifiutato di autorizzare la mia registrazione, perché, dice, questo gli avrebbe creato potenziali problemi col padrone di casa, con il rischio di vedere annullato il contratto d’affitto.

La cosa mi ha sconfortato abbastanza, e questo è il motivo principale per cui avevo poca voglia di scrivere: ho letteralmente perso sei settimane per nulla…

David, nel frattempo, mi ha spiegato anche del nuovo appartamento, quello prospettato nello scambio. È nella zona sud di Stoccolma, ha due stanze anziché una, è comunque vicino alla metro e col posteggio libero. Entro questo fine settimana dovrei sapere se lo scambio va in porto oppure no.

A questo punto non mi resta che aspettare e vedere: se la cosa va in porto, e mi posso registrare nel nuovo appartamento, tanto di guadagnato. Se la cosa non va in porto, l’ipotesi più probabile è che mi cerchi un altro appartamento.
Ho un alternativa: un’amica mi ha proposto di registrarmi temporaneamente a casa sua… il problema è che abita a circa tre ore da Stoccolma, e la cosa non è proprio il massimo.

È saltata definitivamente l’ipotesi di andare a condividere l’appartamento con un’amica: la gentile donzella si è rivelata, e mi contengo, poco affidabile.

Per il resto, dopo il tempo pazzo di fine agosto-inizio settembre, Stoccolma è tornata ad essere bellissima. Ci sono state delle giornate con un tempo splendido. Negli ultimi giorni è tornato il coperto, ma, almeno, è tutto più regolare.

In settimana faccio un salto da Adecco o Manpower. Aspettavo il Personnummer per fare qualunque cosa, ma, a questo punto, provo a vedere cosa riesco a fare senza.

Per il resto ho iniziato la seconda parte del corso di Svedese. Prometto che entro un paio di giorni vi delizierò con un post sulle curiosità in tal senso.

Personnummer, di nuovo

Oggi è arrivata una lettera da Skatteverket: ero convinto che fosse, finalmente, il Personnummer, invece era una richiesta inviata a David (il titolare del contratto dell’appartamento) perché confermi che effettivamente abito qui.

Ho mandato un sms a David chiedendogli se ci possiamo vedere, ma mi ha detto che è via per il weekend e che potrebbero esserci dei problemi perché “non posso essere registrato in quest’indirizzo” (quando avevo chiesto sembrava fosse tutto ok, non so se la cosa è dovuta allo scambio di contratto che ha in mente di fare). Mi richiamerà martedi quando torna dalla Russia e cercheremo di chiarire la cosa.

A proposito dello scambio di contratti, appunto, la cosa è più complicata di quanto non sembrasse: è uno scambio a tre, quindi c’è ancora una persona che deve vedere un altro appartamento (la settimana prossima) e, se sono tutti d’accordo, si potrà procedere con la “rotazione”.

A me non resta che aspettare. A questo punto, però, la prospettiva di andare a condividere un appartamento con l’amica che me l’ha chiesto si fa più seria.

Personnummer

Oggi sono andato in Skatteverket (gli “uffici fiscali”) per richiedere il mio codice fiscale (personnummer) svedese, necessario praticamente per qualunque operazione. So che, per soggiorni brevi, si può chiedere un codice temporaneo, ma la signora al banco delle informazioni (glaciale, ma esaustiva), mi ha consigliato di richiederne comunque uno definitivo.

Quello che mi ha davvero colpito è stato l’ufficio: un salone enorme di fronte alla Stazione Centrale (è la sede principale, ma ce ne sono altre in città), con tantissimi sportelli aperti nonostante un flusso di gente non particolarmente consistente. Insomma, non avevo fatto in tempo a compilare il modulo di adesione (molto semplice) che era già il mio turno. La signora al banco, lei molto cordiale, ha fatto velocemente il suo lavoro: una fotocopia del passaporto, un controllo veloce del modulo compilato e in un minuto avevo già finito. Questo non vuol dire, però, che io abbia già il mio codice fiscale: purtroppo i tempi sono lunghini e bisogna aspettare circa quattro settimane. Dovrò, quindi, rimandare l’apertura del mio conto in banca….

Oggi ho ricevuto un e-mail dalla Folkuniversitetet: sono stato messo in lista d’attesa per il corso di svedese cui mi sono iscritto (non mi è chiaro se sia pieno, o se, semplicemente, stiano aspettando di avere abbastanza persone). Questa sera ho mandato una mail per dare la disponibilità ad uno spostamento di orario per il corso del mattino (avevo scelto quello del primo pomeriggio), vedremo cosa mi rispondono.

Asciugatrice e lavatrice
Asciugatrice e lavatrice

Pomeriggio mi sono finalmente lanciato nell’avventura del bucato “condominiale”. La prima sorpresa è stata il fatto che anche l’asciugatrice è stata sostituita da una nuova di zecca, al posto del rottame precedente.
Un’occhiata veloce alle istruzioni che, anche se in svedese, erano davvero a prova di idiota. Per il primo carico ho impostato un lavaggio veloce (il timer sul display ti fa vedere quanto ci vorrà) e in quarto d’ora era finito. Mi ha invece sorpreso la durata della procedura di “asciugaggio”: mi aspettavo un tempo similare, magari di poco più lungo, e invece c’è voluta oltre un’ora. Era la prima volta in assoluto che maneggiavo un’asciugatrice. Per il primo giro sono stato tutto il tempo nello scantinato (giusto perché volevo assicurarmi di come funzionassero le cose) a leggere, ma per il secondo me ne sono tornato tranquillamente in casa: dubito seriamente che ci siano ladri di bucato da queste parti!