Siamo in una botte di ferro!

Se a volte vi disperate per l’incompetenza delle autorità italiane, consolatevi: quelle svedesi possono essere anche peggio.
L’antefatto di questa storia sono, purtroppo, i tristi eventi di Parigi. Come potete immaginare, anche in Svezia il livello di guardia è stato elevato per rispondere alla minaccia terroristica.
Giovedi 18 novembre, in una grande conferenza stampa, la Säpo (Polizia per la Sicurezza interna, ovvero i servizi segreti) annuncia di essere in caccia di un pericoloso terrorista, entrato in Svezia da un paio di settimane dopo essere stato a combattere per Daesh (lo chiarisco una volta per tutte: da questo momento in poi non mi vedrete mai usare IS, ISIS o Califfato). Il nome e l’identikit non vengono però passati al pubblico. 

Il giorno dopo, il tabloid Expressen pubblica il nome della persona e una sua foto sfuocata, ottenuti in maniera anonima da una fonte interna alla polizia.
La foto e il nome vengono diffusi da tutti i siti web: una signora riconosce il sospetto su un autobus e informa la polizia. A quel punto parte l’operazione di cattura, che avviene nel centro rifugiati di Boliden (Skellefteå).
Il sospetto viene prima interrogato in loco, e poi trasferito a Stoccolma.

Ora… durante le investigazioni giornalistiche ci si comincia a rendere conto di qualcosa. Il ragazzo era registrato presso Migrationsverket da settembre, e risiede nel suo appartamento regolarmente. Ha anche il nome sulla porta. Ha un profilo Facebook con foto di qualità decente, molto migliori di quella sfuocata che era stata fornita alla polizia.

La domanda che tutti si sono posti è stata ovviamente: ma era proprio necessario fare una conferenza stampa, aumentare il panico a livello nazionale e scatenare la polizia del paese in una caccia all’uomo, quando bastava controllare con Migrationsverket l’indirizzo della persona? Ed era il caso di dare alla polizia una sola foto sfuocata, quando bastava andare sul suo profilo Facebook e scaricarne di molto migliori?

La risposta di Säpo non si è fatta attendere…un messaggio su Twitter della responsabile stampa che dice:

Il lavoro di investigazione consiste in molto più che il profilo Facebook e la targhetta col nome sulla porta. Säpo e la Polizia hanno valutato le informazioni raccolte e agito di conseguenza.

Säpo

Insomma, una meravigliosa non-risposta!

Pensate che la storia finisca qui? Non proprio: diversi criminologi ed esperti sollevano dubbi sul comportamento del giovane, che non è quello di chi sia braccato. Perché non è fuggito? Perché non si è armato? Perché ha continuato a vivere normalmente come prima? Un genio del sangue freddo?
Qualcuno va in Iraq ad intervistare il padre, e questo casca dalle nuvole, negando ogni radicalizzazione nella sorpresa più totale. “L’ho mandato io in Svezia, nella speranza che si faccia una vita migliore”.

Oggi, dopo l’interrogatorio, il ragazzo è stato rilasciato, e tutte le accuse nei suoi confronti sono cadute.
Siamo in una botte di ferro!

La lotteria per vincere la cittadinanza svedese

Decisamente meno nota rispetto all’americana Green Card Lottery, la lotteria per vincere la cittadinanza soddisfa da un paio di lustri i sogni di persone provenienti dai paesi più disperati del mondo; persone che, grazie ad essa, hanno avuto l’opportunità di ricominciare una vita nel paese scandinavo.
Le regole, fino ad oggi, sono sempre state le stesse: i cittadini di paesi del terzo mondo, gli apolidi e gli appartenenti a minoranze perseguitate hanno avuto la possibilità di registrarsi gratuitamente sul sito di Migrationsverket e sperare di essere uno dei cento fortunati che, ogni anno, vincono cittadinanza e benefit in occasione dell’estrazione della Festa Nazionale del 6 giugno.

La grande novità dell’edizione 2014 della lotteria è che la Svezia ha deciso di dedicare trenta posti aggiuntivi per i comuni cittadini di paesi dell’Unione Europea. Per evitare polemiche, e finanziare in parte l’operazione, si è deciso però che i comunitari, e solo loro, dovranno pagare un “biglietto” virtuale da 500 corone (poco meno di 60 euro) al momento dell’iscrizione al sito. Ogni persona può, chiaramente, acquistare un solo biglietto.

Lotteriet

Ma quali sono i vantaggi per chi vince il premio? Beh, oltre all’ambita cittadinanza, che già di per sé dà accesso al normale welfare nazionale, la Svezia mette a disposizione una serie di benefit di non poco conto, per permettere a tutti di adattarsi alla nuova vita qui: due anni di sussidio di disoccupazione pieno (circa 1800 euro al mese netti), appartamento gratuito per lo stesso periodo, corsi di lingua, full immersion culturali (fra le cose più curiose: lezioni di danze di midsommar, corsi di caccia all’alce e di pesca dei kräftor), biglietti gratuiti per il Melodifestival, abbonamenti per i campionati di hockey, bandy e curling.
Per quanto riguarda l’alloggio, la scelta spetta esclusivamente alle autorità svedesi (in base a disponibilità e necessità), quindi non è impossibile ritrovarsi in un villaggio sperduto di pescatori: chiaramente, vi si può sempre rinunciare e cercare casa a pagamento in una grande città.
Da notare che, mentre la cittadinanza non può essere revocata, i benefit sono condizionati alla buona condotta legale e fiscale e al superamento dei (piuttosto facili) esami di lingua, esami da sostenere dopo ogni corso.
Peraltro, si è discusso a lungo in Parlamento della possibilità di non dare i benefit ai cittadini europei (considerati già fortunati di loro rispetto a chi arriva dai paesi in via di sviluppo) ma, alla fine, la linea dura del partito Femtorskar-rörelse non è passata: anche i comunitari potranno quindi godere di tutti gli extra.

Come fare quindi per partecipare? La procedura è molto semplice: basta andare su migrationsverket.se, cercare le parola chiave rödspätta-lotteriet (potrebbe bastare rödspätta, ma non ne sono sicuro) e apparirà la pagina di registrazione dalla quale sarà anche possibile allegare una scansione del documento d’identità e pagare con carta di credito.
Il processo di registrazione si apre oggi e si concluderà il 15 maggio, in tempo per preparare le scartoffie necessarie all’estrazione solenne alla presenza del Re: visto il costo piuttosto elevato del biglietto per gli europei, è però difficile pensare che l’operazione possa avere un qualche successo…

Emigrare in Svezia per Dummies

I ragazzi di One Way To Sweden (fate un giro sul loro blog!) hanno preparato questa splendida infografica che illustra chiaramente quali siano le difficoltà cui va incontro oggi chiunque voglia provare a trasferirsi in Svezia.

© onewaytosweden.blogspot.se Pubblicato su autorizzazione
© onewaytosweden.blogspot.se
Pubblicato su autorizzazione

La chiave è ottenere il fatidico personnummer, il codice fiscale che è quello che ti permette veramente di agire in libertà: conti in banca, abbonamenti e molte altre operazioni richiedono, appunto, questo fatidico numerino identificativo.
Le cose sono cambiate parecchio rispetto a quando sono arrivato io: allora bastava avere un indirizzo di residenza e dichiarare l’intenzione di restare più di un anno.
Oggi bisogna necessariamente passare prima dal Dipartimento Immigrazione.
Il cambiamento, guarda caso, è avvenuto dopo le elezioni del 2010: personalmente penso sempre male, e ritengo che l’affermazione degli Sverige Demokraterna (il partito nazionalista ufficialmente schifato da tutte le altre forze) abbia avuto un ruolo rilevante nella questione; un po’ per cercare di inseguire i suoi elettori, un po’ perché il loro voto in parlamento può sempre venire utile ad un governo di minoranza.
Peraltro, non penso che siano state cambiate delle leggi al riguardo, ma che il governo abbia mandato delle direttive per modificare procedure e regolamenti.

Mi chiedo se queste procedure così complicate non siano oltre i limiti del lecito degli accordi di Schengen e dell’Unione Europea: la Svezia farà anche bene a proteggere se stessa e il proprio welfare (o quello che ne è rimasto), ma forse è un po’ troppo comodo prendere quello che di positivo viene da certe alleanze, cercando ogni strada possibile per imbrigliare in ogni modo le cose più negative (complicando però le cose agli altri).

Quello che è certo è che, oggi come oggi, la Svezia sembra volere fare tantissima selezione all’ingresso anche se, una volta passati, poi, il meccanismo burocratico diventa decisamente più snello.
Forse sarebbe davvero il caso di allentare un po’ la stretta per i cittadini Europei ed introdurre un test linguistico e culturale per la cittadinanza, come in altri paesi…


AGGIORNAMENTO: a partire dal primo maggio 2014 non è più necessario passare per Migrationsverket. Per potersi iscrivere al registro dei residenti e ottenere il personnummer bisogna comunque soddisfare in ogni caso i criteri elencati dal grafico, con la documentazione che deve essere presentata direttamente a Skatteverket. In pratica, oggi si può venire in Svezia e stare qui quanto si pare ma, finché non ci si mette a posto, si è tagliati fuori dal welfare, dai servizi, e non si puó prendere la residenza qui.

Passaporto e carta nazionale d’identità

©  PRADO
© PRADO

Ancora scioccato per avere ottenuto la cittadinanza in soli sette giorni (Migrationsverket ha ricevuto la mia raccomandata il 13 maggio, la delibera è del 20), anzichè i lunghi mesi preventivati, il passo successivo è stato, ovviamente, di richiedere il passaporto. Non che non abbia già quello italiano, ma ci si sente anche un po’ orgoglioni a potere dire di avere, appunto, il “doppio passaporto”.

Come tutte le altre nazioni dell’Unione Europea, la Svezia ha da qualche anno abbandonato il colore nazionale della copertina (che era blu e oro) per adottare quel rosso borgogna che è lo standard europeo. Ovviamente i nuovi passaporti sono tutti biometrici e contengono il chip con le informazioni personali in formato elettronico.
Conoscendo già quello di Helena, devo dire che la differenza principale rispetto al passaporto Italiano è che la foto è stampata in bianco e nero, mentre lo stile generale è più essenziale, con le pagine meno “pasticciate” e più eleganti.
Il passaporto svedese costa 350 corone (circa 41 euro) e vale cinque anni; ovviamente non sono previsti bolli annuali o altre porcate simili.

Carta nazionale d'identità  ©  PRADO
La Carta Nazionale d’Identità
© PRADO

Come in altri paesi, esiste anche un’alternativa al passaporto: la carta nazionale d’dentità, rilasciata anch’essa dalla Polizia e solo a chi ha la cittadinanza. Il rapporto degli Svedesi con questo tesserino è molto particolare: la stragrande maggioranza di loro, infatti, non sa neppure che esista. Il documento è infatti stato indrodotto solo di recente (2005), non è obbligatorio (a differenza che in Italia) e non offre vantaggi particolari rispetto a quella che è l’accoppiata standard “passaporto + patente (o altro tipo di id)”.
Chi mi legge da tempo sa che in Svezia esistono diversi tipi di carte d’identità con valore legale che, a differenza della nationellt possono essere richieste anche da chi non è cittadino: la più comune è quella di Skatteverket, che io stesso ho avuto e poi smarrito, ma anche le banche hanno l’autorizzazione a rilasciare id.
Le carte d’identità alternative hanno una caratteristica: sono valide per l’espatrio solo nei paesi del Nordens. Gli Svedesi possono infatti andare in Danimarca, Norvegia, Finlandia, etc. (e viceversa) anche solo con la patente, o con qualunque documento abbia validità ufficiale.
La carta nazionale, invece, permette l’espatrio in tutti i paesi dell’Area Schengen, ma non, un po’ a sorpresa, in quelle nazioni che fanno “solo” parte dell’Unione Europea. Può essere, insomma, utilizzata per andare in Svizzera, ma non in Inghilterra.
Come potete immaginare, la serie di fatti sopra esposta rende piuttosto superfluo avere questo documento, che è stato ideato probabilmente solo ed esclusivamente per rispondere ad alcune esigenze venitesi a creare con l’adesione svedese a Schengen: Wikipedia riporta, senza specificare una data, che solo circa 100.000 i cittadini svedesi che ne sono in possesso.
Io ho deciso di richiederla comunque, un po’ perché sono un Italiano abituato ad avere la carta d’identita`, un po’ perché penso che sia comodo potere andare all’estero usando un documento che si può tenere nel portafogli (è un tesserino con chip), anzichè l’ingombrante passaporto.
La nationellt id-kort costa 400 corone (46 euro) e ha validità di cinque anni. Esattamente come il passaporto viene rilasciata dalla Polizia, e i due documenti possono essere richiesti in un’unica sessione.

Ieri pomeriggio, quindi, finito di lavorare, sono andato alla Polishuset di Lund, situata subito dietro la stazione ferroviaria; in altre parti di Svezia è necessario prenotare un appuntamento (solitamente per il giorno dopo), ma in Skåne puoi semplicemente presentarti ad una delle stazioni di polizia abilitate al rilascio dei documenti e metterti in coda.
Dopo avere preso il “kölapp con il mio numerino” ed avere atteso si e no 20 secondi, mi sono presentato davanti al banco, ed una poliziotta mi ha chiesto di vedere i documenti di Migrationsverket e un mio id (in questo caso la patente).
La cosa positiva è che tutto viene fatto sul posto: al tuo fianco c’è infatti un apparato che viene utilizzato per fotografarti e su cui apponi le impronte digitali e la tua firma. Il vantaggio, soprattutto per le foto, è doppio: innanzitutto sei sicuro che l’immagine sarà ripresa “a regola d’arte” (alcune nazioni, come gli USA, ti rispediscono indietro se la foto non è fatta secondo standard ben precisi) e poi ti risparmi il costo delle fototessere, che qui è incredibilmente alto anche nelle macchinette self service (non parliamo del fotografo).
Pagato con il bancomat, fornito il mio numero di cellulare, riceverò un doppio sms quando entrambi i documenti saranno pronti: il tempo di attesa medio per il passaporto è, generalmente, di cinque giorni lavorativi.

Aggiornamento del 29 maggio: la carta era pronta ieri, il passaporto l’ho ritirato oggi. Rispettivamente tre e quattro giorni lavorativi, quindi. Non mi posso lamentare!

Ho la mascella per terra

Al ritorno a casa mi ritrovo l’avviso di una raccomandata e non ho idea di cosa possa essere.
Vado a ritirarla al supermercato.
Vedo che è da Migrationsverket.
Sento che c’è dentro il mio passaporto e penso “ok, non vogliono tenerselo dieci mesi”.
E poi trovo anche questo, e resto senza parole.

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Sono diventato cittadino svedese.
Aggiornamenti a quando mi sarò ripreso dallo shock.

Pronti… via!

Ansökan

Quest’oggi ho spedito, con una raccomandata destinata a Migrationsverket, la mia domanda di cittadinanza.
I requisiti li rispetto tutti: sono sposato con una cittadina svedese da più di due anni, sono registrato ufficialmente in Svezia da tre, ho pagato le tasse e mi sono comportato bene.
Il plico che ho spedito contiene un modulo di quattro pagine da me compilato e firmato, il mio passaporto italiano in originale, il permesso di residenza permanente e la ricevuta del pagamento di 1500 corone.

Curiosamente, si può anche fare la richiesta via web, ma il passaporto e un modulo firmato vanno comunque inviati, quindi ho preferito fare tutto alla vecchia maniera.
I tempi di attesa per la decisione sono lunghi: Migrationverket dichiara sul proprio sito che bisogna aspettare 10 mesi (evidentemente sono tanti quelli che vogliono diventare sudditi di Carlo Gustavo) e non mi resta, quindi, che pazientare.
Se mi dovesse servire il passaporto nel frattempo? Basta contattare Migrationsverket per farselo mandare a casa. Poi, però, te lo richiedono…

Domande e risposte

Ho creato una nuova pagina con alcune delle domande più frequenti o interessanti che mi vengono poste. Penso che possano essere un buon inizio per chi si avvicina a questo blog per la prima volta.

La Svezia lascia l’Unione Europea

La notizia era nell’aria da tempo, ma i negoziati delle ultime giornate e la decisione di ieri sera del Riksdag (il Parlamento Svedese) hanno dato l’accelerata finale: quest’oggi verranno infatti ratificati gli accordi che porteranno all’uscita della Svezia dall’Unione Europea.
La pianificazione non è stata semplicissima, ma è comunque agevolata da una serie di fattori: la Svezia non ha mai aderito alla moneta unica a nessun livello (a differenza, ad esempio, della Danimarca, che ha legato la propria corona al valore dell’Euro) e resterà comunque nell’orbita Schengen, permettendo ancora, almeno per qualche tempo, la libera circolazione della persone.
L’euroscetticismo degli Svedesi è cosa nota, sin dai tempi in cui si dovettero battere per poter conservare, unico paese nell’Unione, il diritto ad acquistare lo snus (tabacco da gengiva): negli ultimi tempi, però, la situazione si è irrigidita e i sondaggi di opinione hanno spinto decisamente il governo di centro destra verso i negoziati dissolutivi.

Cosa vorrà dire, tutto ciò, in termini pratici? Nel futuro breve cambierà poco: gli accordi prevedono che, ancora per quattro anni, la Svezia e i restanti paesi dell’Unione continueranno ad operare in regime di libera circolazione delle merci, con la possibilità di rinnovare questa decisione alla scadenza. Non vedremo, quindi, almeno nell’immediato, popolarsi i gabbiotti doganali sul ponte dell’Öresund, né code infinite all’aeroporto di Arlanda.
Parzialmente più complessa la situazione per le persone: in base a quelli che sono gli accordi, i cittadini Europei che siano entrati in Svezia fino ad oggi conserveranno, per il prossimo anno solare, lo status di “comunitari”. Passato questo periodo, si entrerà nella cosiddetta fase-Schengen, che permetterà comunque la libera circolazione delle persone anche se renderà più complicati alcuni aspetti burocratici relativi, ad esempio, alla ricerca di un posto di lavoro.
I cittadini europei che volessero entrare in Svezia a partire da domani lo faranno invece direttamente nell’ambito degli accordi di Schengen, a meno che non possano dimostrare in qualche modo (biglietti aerei, prenotazioni alberghiere, dichiarazioni di potenziali datori di lavoro) di avere già pianificato il viaggio in precedenza: in quel caso scatterà nuovamente lo status di “comunitario”.
Come l’apparato del Migrationsverket possa riuscire a gestire questo immane bordello è tutto da vedere, e molti immaginano che l’ente rimarrà ingolfato nonostante l’ingente quantitativo di assunzioni previsto per le prossime settimane.
A titolo personale cambierà ben poco: avendo io un lavoro ed essendo registrato in un regolare matrimonio con una cittadina svedese, tutto resterà come prima fino al giorno (Giugno 2013) in cui potrò richiedere a mia volta la cittadinanza.

In ogni caso, la Svezia non ha alcuna intenzione di restare isolata: l’obiettivo è quello di rinforzare l’alleanza del Consiglio Nordico, l’unione con gli altri quattro Paesi del Nord antecedente all’Unione Europea, trasformandola in una vera alternativa al troppo burocratico Parlamento di Strasburgo.

Chiaramente, c’è un particolare occhio di riguardo nei confronti degli altri due paesi scandinavi: se, da un lato, c’è molto dispiacere per la scelta della Danimarca di non seguire la Svezia nell’uscita dall’UE, dall’altro il rapporto con la Norvegia (che dell’Unione non ha mai fatto parte) si è fatto più saldo che mai.
Oltre agli accordi economici e diplomatici, la notizia più importante riguarda le due famiglie reali: è stato infatti deciso il matrimonio fra la neonata Estelle (figlia della futura regina Victoria) e Sverre Magnus, il primo figlio maschio dell’erede al trono di Norvegia Haakon Magnus. Il matrimonio, che si celebrerà nel giorno del diciottesimo compleanno di Estelle, porterà all’unione delle due famiglie reali. Tutto ciò rappresenterà un ritorno al passato per i due Stati che, come nel periodo 1814-1905, torneranno ad essere due Nazioni distinte unite sotto un’unica monarchia.
La notizia è stata, ovviamente, accolta con grande entusiasmo dai tradizionalisti scandinavi, che vedono nell’unione il rafforzarsi di un’identità culturale comune.
Si stanno già facendo speculazioni su quale sarà la nuova bandiera che rappresenterà l’unione: c’è che vorrebbe rivedere la vecchia Sillsallaten (il nomignolo scherzoso della vecchia “union jack” fra Svezia e Norvegia, traducibile come “pasticcio d’aringa“), che ha sempre numerosi estimatori, e c’è chi vorrebbe vedere qualcosa di più moderno e attuale. Chi vivrà vedrà: in diciotto anni avranno tutto il tempo per mettersi d’accordo!

Sillsallaten (Orlogsgjøs in Norvegese)

Una proposta moderna
Una proposta moderna

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Migrationsverket

Ovvero l’Immigrazione.
Due anni fa, quando mi sono registrato come convivente di una cittadina svedese, ho ottenuto un permesso temporaneo di due anni, per potermi registrare nel paese anche senza avere un lavoro.
Il permesso deve essere rinnovato prima della scadenza dei due anni, quindi entro maggio 2012: a quello che mi dissero allora, se le condizioni fossero rimaste le stesse, questa volta riceverò un permesso di residenza senza limiti di tempo. Le condizioni sono anche migliorate, dato che nel frattempo ci siamo sposati e ho trovato un lavoro, quindi non dovrebbero esserci grossi problemi.

Al momento di compilare il nuovo modulo, dato che avevo un paio di domande, ho deciso di contattare il Migrationsverket. Visto che non avevo alcuna intenzione di farmi una lunga coda presso uno dei loro sportelli, ho deciso di puntare su quella che in Svezia è la classica via alternativa: la coda al telefono.
Gli Svedesi sono abituati a passare tempo al telefono per molti servizi: di solito c’è un sistema molto efficace che ti fa attendere, ti dice quale è il tuo posto nella coda in quel momento e, talvolta, persino quant’è il tempo medio che dovrai attendere.
Per Migrationsverket, con una certa mia sorpresa, non funziona così. Se gli operatori sono occupati, ti ritrovi un messaggio che ti dice “I nostri operatori sono tutti occupati, per favore richiama più tardi”. Stop. La chiamata muore lì: non si offrono di prendere il tuo numero e ricontattarti (come fanno alcuni) e non hai alcuna possibilità di restare in coda.
L’ulteriore alternativa è chiaramente l’email: ci provo, senza troppe speranze. Questa volta mi va bene, anche se ci sono voluti “solo” dieci giorni per avere una risposta di una riga (fondamentalmente mi serviva sapere la scadenza esatta del mio permesso precedente, dato che è un dato che devo inserire nella nuova richiesta).

Migrationsverket, in realtà, non è esattamente velocissimo, ma neanche terribilmente lento. Due anni fa mi ci erano voluti due mesi per avere una risposta alla prima richiesta di residenza. Tutto sommato un tempo non impossibile. Lagom.
Adesso, all’avvicinarsi della scadenza, mi preparo a mandare la nuova richiesta: ho già avuto da Skatteverket l’apposito attestato di famiglia, e allegherò anche fotocopia del passaporto e del contratto di lavoro. Dopo di che dovrei ricevere, finalmente, l’agognato permesso definitivo…

Cercare (e trovare) lavoro in Svezia

Una conseguenza inevitabile del tenere questo blog è il ricevere molte richieste di informazioni sulla possibilità di lavorare in Svezia.
Rispondere non sempre è facile, anche perché, chiaramente, non conosco la situazione di ogni settore lavorativo: ad esempio, mi pare di avere intuito che c’è sempre una certa richiesta di medici ed infermieri (ma non nelle grandi città, pensate a qualche posto sperduto del profondo nord), mentre gli informatici, in Svezia, non mancano di sicuro.

Soprattutto, resta quello che è lo scoglio fondamentale per chiunque voglia lavorare in Svezia: la lingua.
È vero: tutti qui, escluso magari qualche anziano, parlano un buon Inglese… ma con l’Inglese e basta qui, generalmente, non ti fanno lavorare.
So che ci sono paesi più aperti, come l’Olanda o anche la Danimarca, dove ci sono meno problemi al riguardo, ma, in Svezia, senza lo Svedese, è tutto molto più difficile.

Ci possono essere dei casi particolari: ad esempio se cercano esattamente la tua figura professionale e hanno difficoltà a trovarla, oppure se hanno bisogno di qualcuno che lavori nello specifico con i mercati italiani… ma anche in quei casi, uno che parla lo Svedese avrà una buona possibilità di passarti avanti.

La situazione può migliorare leggermente con quelle grandi multinazionali (IKEA, Tetra Pak, etc.) che hanno adottato l’Inglese come lingua ufficiale, ma, in questo caso, avrai comunque concorrenza da tutto il mondo: se le aziende aprono gli orizzonti, in genere, non lo fanno solo nei confronti degli Europei. Anzi, in casi particolari, possono anche ricevere delle agevolazioni nell’assumere persone provenienti da situazioni meno fortunate.

Peraltro, anche quando ti faranno lavorare con il solo inglese, la situazione potrebbe essere dura dal punto di vista delle relazioni sociali sul lavoro: che lingua parlano gli svedesi fra di loro? Di sicuro non l’Inglese!
Io stesso, che ormai ho una discreta comprensione dello Svedese “nazionale”, sono sempre regolarmente in difficoltà quando i miei colleghi parlano fra di loro nel per me incomprensibile dialetto skånska (ne avevo accennato qui), che è difficile farsi entrare in testa quando non puoi esercitarlo con corsi (non ne esistono) o con i familiari. Le aziende sanno di queste difficoltà, ed è uno dei motivi per cui ti danno una partenza con handicap se non parli la lingua locale.

La cosa importante da considerare, quindi, se pensate di trasferirvi qui è questa: generalmente non troverete lavoro in tempi brevi.
Ci vorranno probabilmente almeno sei mesi di duro (e costoso, visto che, all’inizio, vi dovrete pagare i corsi della Folk Universitet o similare) studio della lingua prima che possiate avere qualche chance, ma è possibile che il tempo si estenda ad un anno o due. Bisogna essere abbastanza fluenti: l’accento può non essere perfetto, ma bisogna capire e farsi capire senza intoppi.

Dovrete inoltre tenere conto dello scetticismo delle aziende Svedesi: se non avete mai lavorato qui, non vi conoscono, hanno poche possibilità di verificare le vostre credenziali e saranno più dubbiosi nel prendervi in considerazione. Una persona che abbia già esperienze lavorative in Svezia avrà invece molte più possibilità.
Altra cosa: sembra un assurdità, ma anche il cognome è importante. Un Larsson ha sempre un piccolo vantaggio nei confronti di un Rossi: per questo motivo, è una cosa abbastanza comune per gli stranieri assumere il cognome del coniuge svedese quando si sposano.

C’è poi una cosa molto importante da considerare: rispetto a quando sono arrivato io, nell’estate 2009, le direttive sull’immigrazione degli Europei sono cambiate.
Prima ti bastava avere un indirizzo di residenza temporanea per poter richiedere il personnummer di Skatteverket, il celebre “codice fiscale” che ti identifica in tutto e per tutto e che ti accompagna in praticamente qualunque operazione.
Ora non più: per potere ottenere il personnummer bisogna prima mettersi a posto con Migrationsverket e ottenere un “permesso di soggiorno”.
La situazione, come comprensibile, mette in difficoltà: senza personnummer non si può aprire un conto in banca, non ci si può registrare per molti servizi o per certi acquisti online, non si può neanche fare cose semplici come abbonamenti in certe palestre o noleggiare film. Insomma, una vita di semi-clandestinità!
I modi per mettersi a posto con l’Ufficio Immigrazione non mancano: avere un lavoro in Svezia (e siamo daccapo), aprire una propria attività (ma dovrete presentare un piano credibile), avere un partner fisso che ti dichiari come convivente o dimostrare di avere a disposizione un reddito fisso o una cifra non trascurabile su un proprio conto corrente estero. Insomma… non è facile.
Una volta risolto questo intoppo, la situazione sarà più facile: ci si potrà iscrivere ai corsi gratuiti di svedese, registrarsi all’ufficio di collocamento, si potrà ottenere la carta d’identità, il diritto ad affittare di prima mano (come se fosse facile) o acquistare il diritto a vivere in un appartamento e così via.

Considerate infine una cosa: la Svezia è certamente un paese ricco, ma non ricchissimo come qualcuno può pensare. Soprattutto in termini di stipendi. Gli Svedesi sognano e invidiano i salari dei loro colleghi danesi e, soprattutto, norvegesi.
Se avete un lavoro in Italia e pensate di venire qui soprattutto per migliorare la vostra situazione economica, pensateci bene: il vostro stipendio svedese potrebbe sì essere decisamente più alto di quello italiano, ma potrebbe anche essere equivalente e persino più basso (se considerate che qui cose come tredicesima, quattordicesima e permessi retribuiti non sono esattamente la norma): la ricchezza della Svezia si esprime soprattutto nella qualità dei servizi al cittadino (le tasse pagate fruttano un valore), e non, necessariamente, nella busta paga. In molti casi, inoltre, vi ritroverete a dover ricominciare da capo, a dover fare ben più che un passo indietro nella vostra scala professionae.

Tirando le somme: è quindi impossibile mollare tutto e trasferirsi in Svezia senza avere un lavoro? Lo sconsiglio? Assolutamente NO: chiunque ce la può fare, se si impegna e ha capacità. Immagino che nessuno pensi che sia una passeggiata il venire a vivere qui, ma il percorso potrebbe essere anche più difficile e duro di quanto non vi aspettiate: dovrete investire tempo, soldi e sudore per conquistarvi un posto (al sole o all’ombra) quassù.
Se la situazione vi sembra troppo dura, potrete prendere in considerazione nazioni ufficialmente meno aperte e tolleranti della Svezia, ma che vi potrebbero offrire scorciatoie più semplici nell’immediato. Se siete pronti a tenere duro, però, sarete premiati: la Svezia è davvero un paese meraviglioso!


Aggiornamento: a partire dal primo maggio 2014 non è più necessario passare per Migrationsverket come primo passo burocratico. Nei fatti, però, le regole e le condizioni per ottenere la residenza, il personnummer, i corsi di svedese e tutto il resto non sono cambiate più di tanto. Adesso, semplicemente, bisogna presentare la documentazione direttamente a Skatteverket.


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