La televisione la guardavo pochissimo in Italia, e la guardo poco anche in Svezia, magari giusto per qualche partita di calcio o quando mia moglie guarda qualcosa che interessa a lei.
Qualche tempo fa, durante una trasmissione calcistica svedese, ho notato un particolare che mi ha lasciato colpito: la donna che era presente in trasmissione era vestita di tutto punto, con una maglietta girocollo, non ammiccava, stava rigorosamente dietro una scrivania e parlava con una certa competenza (almeno a quello che ho potuto intuire) dell’argomento tecnico/tattico insieme ai suoi colleghi maschi. E non è perché, lo dico solo a scanso di equivoci, non fosse una bella donna.
La cosa mi ha portato a riflettere profondamente sull’uso della sensualità esasperata, nella televisione italiana; mettere tette e culi in bella mostra, il tutto per fini di audience.
Sia chiaro, certe cose le so già da me, ho anche visto Videocracy e mi sono incazzato abbastanza al riguardo, però il confrontarsi con la quotidianità di certe situazioni alla fine ti offre veramente una visuale differente.
Prendiamo un esempio semplice: gli spot pubblicitari. Qualche giorno fa mi è capitato di vedere questo spot italiano, che accompagna la Serie A 2010/2011: Spot TIM.
Ecco: mi starò svedesizzando, ma mi ha davvero dato fastidio, l’ho trovato davvero gratuito e grossolano.
Spot del genere, qui, non mi è capitato di vederne. Il che non vuol dire necessariamente che non ci siano, non lo metto in dubbio, però in Italia sono la norma.
Per carità, non si può dire che manchi l’elemento sensualità, però il tutto è sempre fatto in maniera diversa, più aggraziata e, spesso, con vera ironia (niente boiate alla Christian De Sica, per intenderci).
Uno spot come quello della Tim, qui non solo non raggiungerebbe il suo scopo, ma darebbe sicuramente molto fastidio e, probabilmente, metterebbe in imbarazzo chi dovesse proporlo.
Qualche giorno fa ho raccontato a mia moglie del caso che ha visto protagonista Bruno Vespa e la scollatura della vincitrice di un colloquio letterario, e lei mi ha detto che in Svezia uno così perderebbe immediatamente il posto.
Nel cinema il discorso non pare essere molto diverso. Prendiamo i film comici svedesi, anche i blockbuster locali: l’esibizione gratuita della carne-merce, alla stessa maniera dei cinepanettoni, nei film che ho visto, non esiste.
Ma, sia chiaro, non c’è assolutamente nulla contro il nudo. Quando serve viene mostrato: se c’è la necessità di essere sensuali, si può fare. La differenza è che non c’è l’ostentazione gratuita.
Non solo: il nudo “non sensuale”, qui non scandalizza nessuno. Qualche tempo fa ho parlato della serie per bambini Ronja: ecco, in quella serie c’è una scena, assolutamente comica ed esilarante, in cui una dozzina di uomini barbuti vengono costretti dalla mamma della protagonista a lavarsi al freddo nella neve. Completamente nudi e senza alcuna censura, perché non c’è alcun intento sessuale nell’esposizione dei genitali maschili in quel contesto. Era semplicemente una cosa divertente. Ribadisco che Ronja è una miniserie per bambini.
Di più: lo scorso natale mi è capitato di vedere un programma/documentario (originario della televisione norvegese) in cui una famiglia faceva il bagno immergendosi in un lago ghiacciato, dopo avervi aperto un buco. C’erano due ragazzine (età circa 12 e 16 anni, direi) che restavano in mutande e si immergevano nel buco senza null’altro addosso. Potete immaginare cosa sarebbe successo in Italia se la televisione pubblica avesse trasmesso una cosa del genere, assolutamente naturale e senza alcun intento deviato?
La verità è che in Italia ci sono situazioni malate, anche se nessuno sembra volersene accorgersene: si censurano e nascondono cose completamente innocue che dovrebbero essere naturali, si ostenta in maniera deviata tutto il possibile quando serve a vendere qualcosa.
La colpa è sicuramente di chi ha avuto in mano il sistema televisivo per trent’anni, ma, non nascondiamoci dietro un dito, anche del retroterra socio-culturale che l’ha permesso.
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