E dopo Snoppen och Snippan…

Dopo Snoppen och Snippan, Bacillakuten e Barnkanalen tornano a raccontare ai bambini l’educazione sessuale, e lo fanno, ancora una volta, in una maniera che più svedese non si può.
Niente canzoncina, questa volta, ma un video decisamente chiaro, che evita api, fiore e cicogne, per raccontare senza troppe perifrasi quello che succede nel corpo umano.
“Se uno è re del mondo può vivere nel Taj Mahal, se non lo è può vivere in una… casa-teiera. Ma se uno è uno spermatozoo, allora vive proprio in piccolo, dentro uno scroto; mentre se qualcuno è un ovulo, vive in un’ovaia…”

Sicuramente un video meno catchy del suo predecessore, ma ugualmente permeato di quella semplicità sorridente in grado di andare a segno fra i bambini. Continuiamo ad aspettare l’adattamento della RAI… 😛

Non proprio Svezia…

… ma, se vi va di vedere una serie divertente ambientata nel profondo nord, vi consiglio assolutamente la commedia d’azione norvegese-americana Lilyhammer.

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Interpretata da un eccezionale Steven Van Zandt, la serie racconta di un mafioso che entra nel programma di protezione testimoni americano, scegliendo di farsi trasferire a Lillehammer, in Norvegia.
Inutile dire che il buon Frank Tagliano, rinominato Giovanni “Johnny” Henriksen, farà di tutto per costruire il suo piccolo impero del male anche fra i monti scandinavi!

Come dicevo, la serie è norvegese e non svedese, ma ci sono sicuramente abbastanza punti in contatto, fra le due nazioni, per fare pensare che molte situazioni si sarebbero potute creare identiche anche qui nelle Tre Corone. Certo, la Norvegia è più montanara e meno corretta politicamente, ma dal punto di vista sociale, burocratico, climatico e linguistico, le similitudini sono evidenti.
Il vecchio Little Steven, carismatico e perfettamente a suo agio nel ruolo di un ilare padrino, è davvero la stella dello show, ma anche i comprimari sono adattissimi alla parte. Non so se la serie (recitata per metà in inglese e metà in norvegese) sia in qualche modo disponibile in Italia, ma, se vi capita di trovarla, fateci un pensiero: noi abbiamo appena iniziato la seconda stagione e c’è la stiamo proprio godendo!

Snoppen och Snippan

Bacillakuten è un programma della TV pubblica svedese che si occupa di spiegare ai bimbi più piccoli questioni come la salute, le malattie, il benessere, il corpo umano e cose simili.

L’argomento del giorno è…

Aspettiamo che la RAI trasmetta la versione doppiata in italiano. 🙂

Schlagerfestivalen

Un po’ per curiosità, un po’ perché avevo voglia di scriverne, quest’anno mi sono sorbito visto per la prima volta tutte le puntate del Melodifestival, quella cosa che molti italiani definiscono come “l’equivalente svedese del Festival di Sanremo”.
In realtà, su questa definizione, c’è parecchio di che discutere: le uniche cose che i due festival hanno in comune sono di essere LA competizione musicale nazionalpopolare e di mandare il vincitore all’Eurovision Song Contest (la Svezia sempre, l’Italia solo quando decide di tirare fuori i soldi e partecipare).

Per il resto, tutto è molto diverso: il format, lo spirito, lo stile dei brani in gare, l’impianto coreografico, ed altro ancora. I ritmi sono televisivamente molto serrati con pochissimi tempi morti, il programma è molto incentrato sull’aspetto competitivo, non esiste il concetto di valletta (le donne presentano alla pari degli uomini), tutti si prendono meno sul serio, non ci sono “maestri” o “premi della critica”. Tutti sanno che il melodifestival è fondamentalmente intrattenimento, e non ci si fanno troppe menate al riguardo.
La Svezia è uno dei più importanti paesi esportatori di musica al mondo, e la cosa si vede e si sente anche in occasione del Melodifestival: i brani, anche quelli cantati in svedese, hanno spesso un taglio internazionale a livello di produzione. E, per quanto riguarda la parte visiva, la presentazione è molto curata, con coreografie altamente spettacolari. Il cantato principale è sempre dal vivo, mentre le basi (anche quando vedi una band che a finta di suonare) sono sempre in playback.
Dal punto di vista stilistico, domina sempre l’europop danzereccio (motivo per cui il programma è spesso chiamato schlagerfestival), ma c’è comunque una certa varietà stilistica che porta alla presenza di brani rock, ballate, rockabilly, folk, heavy metal orecchiabile o altre cose disparate.

Chiaramente il festival è seguitissimo nel corso di tutte le puntate (una alla settimana, con sistema ad eliminazione, trasmissione da parti diverse del paese), con la finale di Stoccolma a rappresentare l’apice.

Molti svedesi, anche a leggere i commenti sui social network, votano con uno spirito particolare: non scelgono necessariamente il brano che preferiscono, ma quello che, secondo loro, ha la possibilità di figurare meglio all’Eurovision Song Contest.
Il Melodifestival è infatti visto soprattutto come la selezione nazionale per la competizione vera e propria, competizione che la Svezia deve vincere. Ecco quindi che in giro si leggono cose come “Il pezzo non mi piace, ma se vogliamo avere una speranza a Copenaghen dobbiamo mandare gli Alcazar!”
[Per chi non lo sapesse, Copenaghen sarà la sede dell’ESC 2014 e gli Alcazar sono un trio dance molto popolare che, per l’occasione, ha proposto un brano che è la bruttissima copia dell’Abba-sound.]
Addirittura c’è anche chi si lamenta del fatto che una parte dei voti arriva dall’estero: questo non per una questione di orgoglio nazionale, ma perché “sceglieranno il brano peggiore per farci perdere all’ESC!”
Insomma, tifo puro e semplice! 😀

A proposito di voti dall’estero (presenti solo in occasione della finale) sono rimasto stupito quando hanno annunciato quelli dall’Italia. Il fatto di avere visto molti tweet in spagnolo sull’argomento mi aveva fatto pensare ad una qualche trasmissione al di fuori dei confini nazionali, ma… l’Italia? Una semplice ricerca in rete, ed ecco la verità: l’Italia era rappresentata da cinque giurati. Cinque persone che, da sole, hanno rischiato seriamente di decidere un festival che si è risolto per due soli punti. Forse hanno ragione gli svedesi a lamentarsi, anche se per i motivi sbagliati.

Vi lascio con due brani, sperando che si possano vedere anche in Italia: la canzone che ha vinto e l’unica di tutto il festival (lo ammetto: non sono proprio un fan dello schlager) che mi è piaciuta senza alcuna riserva. Non vi dico però quale è quale!

Non chiedetemi perché…

… dato che non ne ho la minima idea, ma David Hasselhoff ha un suo nuovo talk show in inglese per un canale televisivo svedese.

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Il Michael Knight di Supercar (o il Mitch di Baywatch, se preferite) ci racconta la Svezia vista con i suoi occhi tramite interviste a celebrità svedesi (da Britt Elkland a Ulf Ekberg degli Ace Of Base), sketch, momenti musicali ed altro ancora.
L’ho beccato ieri per caso e non sono più riuscito a cambiare canale: sempre al confine fra il languido e l’autoparodia, The Hoff è un personaggio esilarante e carismatico, un host ironico e, chiaramente, sempre al limite del trash, mentre i suoi ospiti si prestano volentieri al gioco.

Non sono sicuro che il link sia visibile dall’Italia, ma, eventualmente, qui trovate la registrazione dell’ultima serata.
Resta comunque la grande domanda: cosa cavolo c’entra The Hoff con la Svezia? 😀

Portieri

Per motivi a me assolutamente sconosciuti, in Svezia i prestanome si chiamano målvakt, lo stesso termine che viene utilizzato per indicare i portieri di calcio o hockey: immagino che il termine sia una metafora per indicare la protezione finale dalle autorità o delle forze dell’ordine, ma la mia è solo un ipotesi cui non ho trovato conferma.
Se pensate che il fenomeno sia tipicamente nostrano, vi sbagliate di brutto: vi basti pensare che a Malmö un auto su dieci è intestata ad un bilmålvaktare, per cifre impressionanti che fanno scalpore oltre a danneggiare notevolmente l’economia comunale.

målvakt

L’articolo di Sydsvenskan parla chiaro: su 140.463 auto, 14.137 sono falsamente intestate. In termini economici, vuol dire che il comune di Malmö non riesce ad incassare 42 milioni di corone all’anno (quasi 5 milioni di euro) fra multe e tasse.
I prestanome sono, ovviamente, ufficialmente nullatenenti e la cosa rende, almeno ad oggi, il sistema di recupero crediti totalmente inefficace; se buona parte di loro sono sicuramente sbandati che accettano di intestarsi l’auto per pochi soldi, altri hanno messo in piedi un vero e proprio business “nero” con sistemi di noleggio evidentemente fruttuosi.
I loro nomi sono assolutamente noti e vengono pubblicati regolarmente dai giornali in classifiche imbarazzanti, che evidenziano come ci siano persone che devono, in multe e tasse automobilistiche, oltre 8 milioni di corone. Il fatto che, poi, nessuna di queste persone abbia un nome esattamente “svedese” fa solo il gioco degli anti-immigrazione, che trovano piacere nel gettare benzina sul fuoco delle tensioni sociali.
Anche perché non è solo una questione economica, ma di sicurezza: avere in giro così tante auto, per lo più non assicurate, il cui reale proprietario non è rintracciabile è sicuramente un problema. Non a caso, il fenomeno è anche citato in uno degli episodi della da me tanto apprezzata serie Bron.

Ancora ad oggi, le autorità possono fare ben poco: di recente, uno dei prestanome più attivi, un tipo che nel giro di due anni si è visto intestare (per poi rivendere immediatamente dopo brevi periodi di noleggio) oltre 1800 auto è stato condannato a sei mesi di prigione, una pena considerata da tutti decisamente mite (visto anche il regime morbidissimo delle carceri locali).

Qualcosa sta però per cambiare: una nuova legge, che ha richiesto cinque anni (!) di preparazione, prevede che, a partire da maggio, le autorità comunali avranno il potere di rimuovere le auto in normale divieto di sosta, se il proprietario ha multe e tasse automobilistiche non pagate per grosse quantità di denaro. Dopo tre mesi dal sequestro, in caso di mancato pagamento, le auto potranno poi essere vendute all’asta da Kronofogden per ripianere i debiti. Qualcosa si sta decidendo anche al riguardo di ipoteche sulle auto stesse, per fare in modo che le auto possano essere sequestrate anche dopo essere state vendute.
Tutto bene, quindi? Quasi. Il capo del gatukontoret (l’ufficio comunale che si occupa della gestione delle vie cittadine) di Malmö lamenta di non avere assolutamente idea di come mettere in pratica la legge e di dovere discutere al riguardo con Kronofogden. Posso immaginare che la discussione verterà sugli spazi per ospitare le auto sequestrate, il personale e i costi per le operazioni di rimozione… insomma, anche ai politici e gli amministratori svedesi piace avere la vita semplice e poche spese da gestire! 😀

Il ponte

Per chi mi chiede cosa ci sia di bello da guardare sulla televisione svedese, segnalo una serie che mi ha folgorato di recente: una spettacolare coproduzione poliziesca svedo-danese intitolata Bron/Broen (“il ponte”).

Nonostante sia ambientata fra Malmö e Copenaghen, e quindi praticamente a casa mia, l’avevo inizialmente snobbata: mi era capitato di vedere uno spezzone di episodio a serie iniziata e avevo avuto l’impressione di trovarmi di fronte a qualcosa di terribilmente deprimente.
Nulla di più sbagliato! Riscoperta tramite Netflix, e vista dall’inizio, la serie ti cattura da subito con una tensione incredibile, una trama avvincente e grandi personaggi.

Bron

I protagonisti sono tre: una detective svedese fiscale ed asociale (si intuirà in fretta essere colpita dalla sindrome di Asperger), la sua controparte danese (un poliziotto amichevole e umano, ma chiaramente disastroso nella gestione della vita sentimentale) e, ovviamente, il gigantesco e silenzioso ponte di Öresund, che dà il titolo alla serie ed è teatro di molte scene cardine.
La prima stagione è davvero d’alta scuola: pochissimi effetti speciali, nessun imbellimento, suspence e colpi di scena determinanti.
La seconda ha un impatto iniziale minore (e, forse, qualche incongruenza) ma è comunque notevole nel crescendo.
In ogni caso, roba da tenerti inchiodato di fronte allo schermo!

La serie gioca talvolta sugli stereotipi delle differenze fra i rigidi svedesi e i libertini danesi, ma lo fa senza indulgervi, ed anche per questo è estremamente godibile, grazie anche all’ironia di certi dialoghi e situazioni.
In ogni caso, non aspettatevi solarità e lieto fine a tutti i costi.

L’unica cosa poco credibile di Bron è il parlato: non solo non c’è quasi traccia dello skånska, ma svedesi e danesi comunicano nella rispettiva lingua senza mai alcun problema di comprensione (salvo una scenetta nel primo episodio, messa lì per sbarazzarsi della questione).
D’altronde si è trattato praticamente di una scelta obbligata: le alternative sarebbero state di recitare in inglese (scelta fattibile ma poco “nazionale”) o moooooolto lentamente e con continue ripetizioni. Per fortuna ci sono i sottotitoli!

E, a proposito di sottotitoli, la serie è stata trasmessa dalla BBC con il titolo The Bridge, quindi si trova senza problemi con testo inglese.

Bron è talmente bella che gli americani ne hanno fatto un remake, chiamato anch’esso The Bridge e ambientato fra Texas e Messico: non l’ho visto e non ho, in tutta sincerità, troppe intenzioni di farlo; purtroppo sospetto che in Italia sia arrivato quello e non l’originale, ma forse è bene così: l’ottima interpretazione di Sofia Helin e Kim Bodnia risulterebbe probabilmente uccisa dal doppiaggio. Anche inglesi e francesi hanno fatto un remake di Bron, intitolato, con molta fantasia… (The) Tunnel.
Magari nel frattempo sarete fortunati al punto di avere un rifacimento italo-austriaco a titolo Broennero; personalmente, mi tocca aspettare fine 2015 per la terza stagione dell’originale!

Donne nude (in televisione)

La televisione la guardavo pochissimo in Italia, e la guardo poco anche in Svezia, magari giusto per qualche partita di calcio o quando mia moglie guarda qualcosa che interessa a lei.

Qualche tempo fa, durante una trasmissione calcistica svedese, ho notato un particolare che mi ha lasciato colpito: la donna che era presente in trasmissione era vestita di tutto punto, con una maglietta girocollo, non ammiccava, stava rigorosamente dietro una scrivania e parlava con una certa competenza (almeno a quello che ho potuto intuire) dell’argomento tecnico/tattico insieme ai suoi colleghi maschi. E non è perché, lo dico solo a scanso di equivoci, non fosse una bella donna.

La cosa mi ha portato a riflettere profondamente sull’uso della sensualità esasperata, nella televisione italiana; mettere tette e culi in bella mostra, il tutto per fini di audience.
Sia chiaro, certe cose le so già da me, ho anche visto Videocracy e mi sono incazzato abbastanza al riguardo, però il confrontarsi con la quotidianità di certe situazioni alla fine ti offre veramente una visuale differente.

Prendiamo un esempio semplice: gli spot pubblicitari. Qualche giorno fa mi è capitato di vedere questo spot italiano, che accompagna la Serie A 2010/2011: Spot TIM.
Ecco: mi starò svedesizzando, ma mi ha davvero dato fastidio, l’ho trovato davvero gratuito e grossolano.

Spot del genere, qui, non mi è capitato di vederne. Il che non vuol dire necessariamente che non ci siano, non lo metto in dubbio, però in Italia sono la norma.

Per carità, non si può dire che manchi l’elemento sensualità, però il tutto è sempre fatto in maniera diversa, più aggraziata e, spesso, con vera ironia (niente boiate alla Christian De Sica, per intenderci).
Uno spot come quello della Tim, qui non solo non raggiungerebbe il suo scopo, ma darebbe sicuramente molto fastidio e, probabilmente, metterebbe in imbarazzo chi dovesse proporlo.
Qualche giorno fa ho raccontato a mia moglie del caso che ha visto protagonista Bruno Vespa e la scollatura della vincitrice di un colloquio letterario, e lei mi ha detto che in Svezia uno così perderebbe immediatamente il posto.

Nel cinema il discorso non pare essere molto diverso. Prendiamo i film comici svedesi, anche i blockbuster locali: l’esibizione gratuita della carne-merce, alla stessa maniera dei cinepanettoni, nei film che ho visto, non esiste.

Ma, sia chiaro, non c’è assolutamente nulla contro il nudo. Quando serve viene mostrato: se c’è la necessità di essere sensuali, si può fare. La differenza è che non c’è l’ostentazione gratuita.

Non solo: il nudo “non sensuale”, qui non scandalizza nessuno. Qualche tempo fa ho parlato della serie per bambini Ronja: ecco, in quella serie c’è una scena, assolutamente comica ed esilarante, in cui una dozzina di uomini barbuti vengono costretti dalla mamma della protagonista a lavarsi al freddo nella neve. Completamente nudi e senza alcuna censura, perché non c’è alcun intento sessuale nell’esposizione dei genitali maschili in quel contesto. Era semplicemente una cosa divertente. Ribadisco che Ronja è una miniserie per bambini.

Di più: lo scorso natale mi è capitato di vedere un programma/documentario (originario della televisione norvegese) in cui una famiglia faceva il bagno immergendosi in un lago ghiacciato, dopo avervi aperto un buco. C’erano due ragazzine (età circa 12 e 16 anni, direi) che restavano in mutande e si immergevano nel buco senza null’altro addosso. Potete immaginare cosa sarebbe successo in Italia se la televisione pubblica avesse trasmesso una cosa del genere, assolutamente naturale e senza alcun intento deviato?

La verità è che in Italia ci sono situazioni malate, anche se nessuno sembra volersene accorgersene: si censurano e nascondono cose completamente innocue che dovrebbero essere naturali, si ostenta in maniera deviata tutto il possibile quando serve a vendere qualcosa.

La colpa è sicuramente di chi ha avuto in mano il sistema televisivo per trent’anni, ma, non nascondiamoci dietro un dito, anche del retroterra socio-culturale che l’ha permesso.