Due sabati

Approfittando dell’estate svedese, abbiamo dedicato gli ultimi due sabati ad escursioni a basso costo in due apprezzate località turistiche scaniche, Mölle e Båstad.

Mölle

Mölle, sulle pendici del promontorio di Kullaberg, è un altro di quei piccoli borghi originariamente devoti alla pesca e poi evolutisi in apprezzato luogo di villeggiatura. Adorata dai tedeschi (a inizio ventesimo secolo c’erano addirittura treni diretti da Berlino), è una cittadina affascinante e suggestiva, la cui vista è dominata dallo spettacolare Grand Hotel. Nonostante una giornata nuvolosa, siamo riusciti a godercela grazie ad una temperatura piacevolissima.
Alle spalle di Mölle giace la riserva naturale di Kullaberg, che abbiamo esplorato velocemente nel tardo pomeriggio, scovando un luogo suggestivo come la mini spiaggia di Ransvik.

Ransvik
Ransvik pier

Sempre nei pressi di Mölle si trovano il castello di Krapperup e un caratteristico café di nome Flickorna Lundgren. Se il primo è il tipico castello svedese, le cui parti più interessanti sono il giardino e l’aia esterni, il secondo è un posto con un che di magico, che serve dolci davvero deliziosi.

Krapperup Castle
Flickorna Lundgren

In serata, ci siamo poi lanciati in una mini spedizione lampo nella vicina Ängelholm, ma lì, più che il bel centro, non abbiamo visto praticamente nulla.

Due giorni fa, invece, è stata la volta di Båstad. Nota agli appassionati sportivi per i Swedish Open di tennis, la cittadina offre sensazioni decisamente diverse rispetto al feeling caratteristico di Mölle: la parte vicino al porticciolo è dominata dalla spettacolare arena tennistica e da hotel e ristoranti moderni, mentre nella periferia si trovano ville lussuose con splendida vista mare. Sarà che vi siamo capitati, senza saperlo preventivamente, negli ultimi giorni della manifestazione, ma anche il tipo di turisti presenti ha dato sensazioni differenti: decisamente più in tiro e “stoccolmese” (inteso, in particolare, come stoccolmese di Stureplan, il quartiere posh della città) rispetto a quello visto in Mölle o Grebbestad.
A fare la differenza in Båstad è sicuramente la bella spiaggia: mai come sabato, in una giornata perfino troppo calda, ho rimpianto di non essermi portato dietro il costume da bagno!

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Come molte altre spiagge svedesi, anche quella di Båstad è dominata dalla Kallbadhuset, una costruzione posta in mezzo al mare in cui è possibile cambiarsi per poi immergersi direttamente in acque abbastanza profonde (il declivio, da queste parti, è generalmente piuttosto lento). Molte Kallbadhus includono anche una sauna, per coloro cui piace alternare le due sensazioni.
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Båstad in the evening
Anche il porticciolo di Båstad è particolarmente bello, pieno di locali, negozietti ed altro ancora. Certo, in qualche modo, però, sembra mancare quel feeling speciale che pervade posti più sinceramente caratteristici. Purtroppo, però, non abbiamo avuto il tempo di visitare i Giardini di Norrviken, che ci hanno detto essere splendidi, e probabilmente torneremo un giorno solo per questi.
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Una curiosità: tanto da Mölle/Kullaberg quanto da Båstad partono due strade note come Italienska Vägen (“La Strada Italiana”) per via del loro inerpicarsi su promontori a ridosso del mare. E, in particolare, quella di Kullaberg mi ha proprio dato, a tratti, l’impressione di trovarmi quasi in Liguria. Una sensazione quasi surreale!

Italienska Vägen con Mölle negli anni '50 Foto di pubblico dominio.
Italienska Vägen con Mölle negli anni ’50
Foto di pubblico dominio.

La costa ovest

La settimana scorsa, per celebrare il nostro quarto anniversario di matrimonio, ci siamo presi una minivacanza di due giorni sulla västkust, uno dei tratti più suggestivi della Svezia.
In particolare, dopo una breve tappa a Gotemburgo, abbiamo passato la sera nella splendida Grebbestad, villaggio sperduto di pescatori che è anche una rinomata meta turistica.
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Il giorno dopo, sulla via del ritorno, ci siamo fermati anche a Fjällbacka, altro magnifico borgo caratteristico.
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Fjällbacka
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La Costa Ovest è la parte della Svezia che, vista anche la vicinanza, è più simile alla Norvegia, con fiordi che lasciano senza fiato. In tutta sincerità, nonostante il tempo non proprio clemente, ci abbiamo lasciato il cuore, quindi contiamo di tornare quando il tempo e i soldi lo permetteranno. Purtroppo, le foto di questa pagina non rendono giustizia ai luoghi.
Anche Gotemburgo, nella breve toccata e fuga, ci è piaciuta parecchio e ha confermato quello che si dice: la Svezia, oltre a Stoccolma, ha una sola vera grande città. Ed è anche a suo modo molto bella e vitale: prima o poi torneremo per godercela con più calma.

…e anche la neve!

Nello Skåne la neve è decisamente meno presente, durante l’anno, che in altre parti della Svezia. Devo dire che l’anno scorso mi sono mancati parecchio gli inverni di Upplands Väsby e Stoccolma, con grandi cumuli bianchi ai bordi della strada.
Nel weekend i fiocchi bianchi sono arrivati anche qui: probabilmente la coltre non durerà a lungo, ma devo dire che, in questi giorni, Malmö e Lund sono ancora più belle!

Tutte le foto di questo blog sono © Daniele Purrone

Midsommarsafton

Ovvero la festa del Solstizio d’Estate, una delle più sentite da parte del popolo svedese. Midsommarsafton, tecnicamente, significa “la vigilia di mezz’estate”: come già per il Natale, infatti, si preferisce celebrare la vigilia piuttosto che la festività stessa. Midsommar non cade in un giorno fisso, ma nel sabato più vicino al giorno del solstizio vero. La vigilia è quindi sempre di venerdì, ed è un giorno “rosso” (festivo) sul calendario svedese: la festa è fra le più importanti, al punto che persino i supermercati (solitamente una certezza aperta fino alle 21-22) chiudono nel pomeriggio. Buona parte della popolazione approfitta dell’occasione per una minivacanza in cottage in campagna o nelle isole, ed è quindi normale che la città si svuoti.

Il pranzo di midsommar è il tipico pranzo festivo svedese, a base di aringhe e patate con l’aggiunta eventuale delle solite köttbullar, o del salmone ed immancabili snaps (“Helan gåååår“). Ormai mi piace pensare che, mentre per le feste italiane si preparano i manicaretti più complicati, per quelle svedesi si aprono le scatolette di aringhe. Il tutto è, per carità, sempre delizioso.

Dopo il pranzo, arriva il vero e proprio momento di festa tanto amato dai bambini (spesso agghindati in abiti tradizionali e inghirlandati). Le famiglie si radunano in un prato, in cui viene issato il tipico midsommarstång, l’albero celebrativo attorno a cui si celebrerà l’evento.

Si issa l'albero

Una volta completata l’operazione, inizia il vecchio rito di origine pagana: i bimbi ed i genitori si riuniscono in circolo attorno all’albero, ed iniziano una serie di danze all’insegna di canzoncine tradizionali. La più divertente è sempre Björnen Sover (Dorme l’Orso): chi sta in mezzo deve stare fermo accucciato facendo finta di dormire fino a quando termina il brano… a quel punto dovrà correre a catturare la prima persona di fronte a lui o lei, cui spetterà il compito di stare in mezzo al prossimo turno.

Dorme l'orso

Molti di questi balli in circolo mi ricordano, personalmente, alcune scene del fantastico film horror Wicker Man, ovviamente in versione giocosa spogliate di ogni componente malsana. 😀

La festa

Per l’occasione, io mia moglie e mia suocera siamo stati nel prato nell’area di Gunnes Gård, a pochi passi da dove viviamo in Upplands Väsby. L’ente culturale dell’area ha anche provveduto ad organizzare esempi di balli folkloristici di tutta la Svezia (e non solo), che, personalmente, ho trovato un po’ noiosetti.

Danze
Bimbi

Ma Gunnes Gård è anche e soprattutto un’area di rievocazione storica, in cui si ha la possibilità di riscoprire il modo di vivere dei vichinghi, con la ricostruzione di abitazioni storiche ed animali allevati secondo le antiche usanze. In ogni caso, è un posto che vale la pena visitare, anche solo per rendersi conto che i vichinghi erano, per lo più, popolazioni pacifiche che vivano di allevamento: quelli che noi tendiamo a mitizzare, sono infatti per lo più gli esploratori e, soprattutto, i pirati.

Gunnes gård
Abitazione vichinga
Il pane tradizionale
Beeeee

Dopo la festa, si continua nuovamente a casa (o al cottage), con la cena… sempre a base di aringhe e patate, ma spesso accompagnata dal gusto ruvido dei Kräfta (in inglese crayfish, simili alle nostre Cicale di Mare ma, a mio avviso, meno buone). Ovviamente se ne approfitta per bere, cantare assieme e stare alzati fino a tardissimo, per godere della luminosissima (a Stoccolma si arriva a stento ad avere un po’ di buio) “notte più luminosa dell’anno”!

Malmö, Skåne

Malmö, con meno di 300.000 abitanti, è la terza città della Svezia, nonché capoluogo dello Skåne (Scania). È situata nel profondo sud del paese su quello stretto di Öresund che separa la Svezia dalla Danimarca, cui è collegata da quella meraviglia architettonica che è l’omonimo ponte.

Il ponte di Öresund sullo sfondo

Il clima dello Skåne è molto diverso da quello dell’area di Stoccolma: gli inverni sono molto più piovosi e ventosi, con poca neve, mentre l’estate arriva prima, dura di più ed è più piacevole.
Viaggiare in auto per lo Skåne durante la bella stagione è una gran bella esperienza: i panorami sono verdi e magici, i laghi sono magnifici e l’atmosfera fantastica. Nello Skåne, e nell’area di Malmö, ci sono anche tante spiagge e luoghi di balneazione, parecchio frequentate nei mesi caldi.

Si prende il sole e ci si fa il bagno

Anche la durata delle giornate è molto diversa da quella Stoccolmese: d’estate ci sono meno ore di luce, d’inverno ce ne sono di più.
Nello Skåne si parla una variante particolare dello svedese, comunque considerata ufficiale: le parole sono le stesse, ma la pronuncia è molto più aspra, ruvida, e simile al danese. La maggior parte degli svedesi considera spesso lo skånska duro da comprendere… potete immaginare come sia stato per me in occasione dell’ultima visita! 😀

Particolare di un'abitazione
Il legame fra Skåne e Danimarca è molto forte, dato che quest’area della nazione è stata a lungo proprio sotto la dominazione danese. L’architettura è suggestiva e particolare, più mitteleuropea rispetto alla capitale ma comunque non priva del particolarissimo fascino scandinavo. Se la periferia è quella di una normale città di dimensioni medie, il centro è davvero bellissimo ed affascinante, e non può fare a meno di catturarti. In particolare l’asse rappresentato dalla più monumentale Stortorget (Piazza Grande) e dalla più intima e suggestiva Lilla Torg (indovinate?) ha davvero un che di speciale!

Un angolo di Lilla Torg

Vista su Lilla Torg

Le sensazioni che da Malmö sono molto diverse da quelle che può dare Stoccolma: se quest’ultima è pur sempre una grande metropoli, per quanto decisamente più tranquilla di una qualunque città italiana, Malmö dà più l’impressione del grande paese. Traffico pressoché inesistente e atmosfere rilassatissime danno un’idea di massima vivibilità: se Stoccolma, da questo punto di vista, è già fantastica, Malmö riesce a metterti ancora più a tuo agio!
Ma Malmö è anche una città vera, con industrie dell’innovazione, servizi fiorenti, un porto internazionale. Insomma: è una città in cui non manca davvero nulla!

Due meraviglie moderne: il Turning Torso e il Ponte.

Malmö ha, però, anche un lato oscuro: è la città svedese delle grandi tensioni sociali, con un alto numero di immigrati e la più alta percentuale di musulmani. Non è un caso che Sverigedemokraterna, il partito xenofobo antiislamico, si sia conquistato qui la sua roccaforte elettorale.
In particolare, il quartiere di Rosengård, l’area con una popolazione di origine estera superiore all’85% da cui viene l’amatissimo Zlatan, è considerato una vera e propria bomba ad orologeria sociale.

Quando agli abitanti di Malmö non basta la loro città, la soluzione è semplice: basta prendere il ponte (per carità: non esattamente economico, se si va in auto) e, nel giro di una ventina di minuti, ci si ritrova a Copenahgen, la vera metropoli della zona! Personalmente, devo dire di averla sempre trovata un po’ sopravvalutata, con un architettura monumentale che mi prende solo in parte (i celebri Giardini di Tivoli sono meravigliosi), ma mi si dice che la vita serale è notturna è davvero eccellente!
Copenaghen e la Danimarca non hanno, poi, molti dei controlli sociali (alcohol in primis) da cui gli Svedesi si sentono oppressi, e non è raro che molti attraversino il ponte per fare la scorta di birre o passare la serata.

A due passi da Malmö (venti chilometri), troviamo anche Lund, una delle più importanti città universitarie del Nord Europa nonché sede di importanti multinazionali come Sony Ericsson e Tetrapak. Non ho, personalmente, avuto ancora modo di visitarla, ma non mancherò di farlo molto presto.

Beach Volley sotto il Torso

Il mare di Malmö

Bagnanti e zona industriale

Ancora Lilla Torg

Sweden Rock Festival

La settimana passata io e mia moglie siamo stati per un po’ al confine fra Blekinge e Scania, per godere di uno dei più importanti happening rock d’Europa, lo Sweden Rock Festival.
Non starò qui a parlare delle band e della musica, ma mi piace dedicare un po’ di spazio alla fantastica organizzazione svedese di questo festival, che frequento dal 2004.

Il SRF, giunto al 20esimo anniversario, è un festival a prevalenza hard rock ed heavy metal, ma lascia comunque tanto spazio ad altri generi come prog, country o blues.
Viene organizzato nei pressi di Sölvesborg, deliziosa cittadina del Blekinge. Lontano, quindi, dalle due grandi città Stoccolma e Göteborg ma non distantissimo (un paio d’ore) dall’asse Malmö/Copenaghen.

Al festival ci sono sempre famiglie e tanti bimbi
Il più cool
Un abituè

Il Festival, della durata di tre giorni e mezzo, è indipendente: non è organizzato dai grandi promoter internazionali come Live Nation, ma dal magazine locale che gli dà il nome.
Nonostante ciò, l’evento è cresciuto nel corso degli anni conquistandosi sponsorizzazioni fondamentali, a partire dalla televisione di stato, dalle più importanti radio rock della nazione, compagnie di telecomunicazioni, bevande alcooliche, produttori di motociclette ed altro ancora.
Questo ha permesso al festival di affermarsi a livello internazionale: è uno dei tre o quattro festival europei cui gli artisti danno la priorità quando si tratta di arrangiare il proprio tour, ed annovera sempre alcune importanti esclusive per il vecchio continente. Ci sono davvero molti artisti che vedi solo qui oppure devi volare negli States.
Una volta il Blekinge era famoso soprattutto come Sveriges trädgård, il Giardino di Svezia, mentre oggi è il Festivalenl’evento che ha più risonanza nel paese. I giornali nazionali e locali ne parlano sempre con largo anticipo, e non mancano di dare spazio all’evento. D’altronde stiamo parlando di un paese con una grande cultura rock, e se parli di Ozzy, Gary Moore, Dio o Deep Purple (tanto per citare qualcuno degli artisti visti in questi anni), è molto probabile che la gente non ti guardi come se fossi un alieno.

I bagni ben segnalati e le pedane per disabili

Nonostante i cinque palchi siano distribuiti su un’area pressoché sterminata, l’organizzazione ha deciso da sempre da limitare a 33.000 il numero di biglietti vendibili, al fine di rendere l’esperienza più vivibile per tutti.
E proprio la vivibilità è la cosa che più colpisce di quest’organizzazione: abituati ai festival-carnaio organizzati in Italia su spazi inadeguati e in palese carenza di strutture adeguate da parte di organizzatori senza scrupoli (se a qualcuno fischiano le orecchie… sì, sto parlando di voi), lo SRF è davvero una pacchia.

C'è anche la pasta... a richiesta col ketchup!

La prima cosa che colpisce quando si entra, al di là della musica, è la quantità enorme di baracchini per il cibo, distribuiti su tutta l’area ad offrire un incredibile varietà alimentare. Si va dalla carne d’alce al thai wok passando per il kebab di cinghiale, l’indiano, la pizza, il messicano e le prelibatezze ungheresi. Non solo non ti capita di fare una coda se non per pochi minuti (quando va male), ma i prezzi sono anche davvero eccellenti (fra le 50 e le 70 corone per un pasto).
Enorme è anche il dispiegamento di gabinetti (i vecchi “chimici” dei primi anni sono ormai stati per lo più rimpiazzati da dei veri e propri container con file di wc e acqua corrente nei lavandini, puliti più volte nel corso del giorno) e di acqua potabile, per cui, anche qui, le file sono ridotte all’osso.
Intorno all’area del festival c’è inoltre una serie di attrezzatissimi campeggi divisi per tipologia (moto, auto, caravan, tende singole), provvisti di tutte le facilitydel caso.
Per i meno fortunati che si muovono su una sedia a rotelle sono allestite, all’interno dell’area concerti, alcune pedane rialzate che permettono di assistere comunque ai concerti.

Lassù ci sono io!

Oltre agli stand per il cibo, c’è da sempre una nutritissima serie di banchi di abbigliamento, cd, articoli speciali e tutto quello che può interessare ad ogni rocker che si rispetti.
A partire di quest’anno è stato anche aggiunto, sorprendentemente, un mini Tivoli(il nostro “Luna Park”) con giostre ed attrazioni. Insomma, se, in quel momento, non c’è una sola band che ti possa interessare su nessuno dei palchi, comunque non hai modo di annoiarti.

I palchi, dicevamo, sono 5, distribuiti e orientati in modo di non darsi fastidio a vicenda (salvo casi particolari). I quattro palchi più grandi funzionano in doppia alternanza fra loro: due band suonano su due palchi, mentre in quelli di fronte ad essi si prepara la scena per chi deve arrivare.

Il pubblico, di tutte le età ed equamente distribuito fra maschi e femmine, è spesso parte dello spettacolo: oltre a personaggi strambi, fa sempre piacere vedere tante famiglie, sfilze di rocker che si godono in pace (magari sulle seggioline sdraio, che è consentito portare nell’area) le band, o che magari ballano e festeggiano in pura atmosfera da party.
L’alcool fa ovviamente la sua parte, e non è raro trovare qualcuno completamente riverso a terra in condizioni non proprio eccellenti. L’organizzazione è comunque severa, e quelli conciati proprio male male vengono allontanati dall’area ed eventualmente privati del prezioso braccialetto-pass.

Insomma: è davvero difficile trovare un difetto a questo evento. Forse, volendo, solo il tempo, che nelle ultime due edizioni è stato un po’ inclemente… ma, in tutta sincerità, non me la sento di fare di questo una colpa all’organizzazione! 😀

Non mancano i "personaggi"
Party, party, party!

C'è anche un po' di country...

The boys are back in town

Glad Påsk!

Bimbe sul prato
Ovvero, come potrete forse immaginare, “Buona Pasqua!”
Da queste parti è normale sentirselo dire già a partire dal giovedì, considerato, a tutti gli effetti, il “primo giorno di Pasqua”.
Il giovedì è anche il giorno in cui i bambini, quantomeno dove vivo (mi si dice, infatti, che in altre parti non si comincia prima di sabato) iniziano a festeggiare attivamente la Pasqua.
Il rituale è molto simile a quello reso celebre da Halloween, spogliato però di tutta la componente grottesco-drammatica: ci si traveste (in questo caso in maniera “campagnola”), e si va bussando di porta in porta alla ricerca del dolcetto (senza però minacciare alcuno scherzetto).

Il momento delle caramelle
Sembrano soddisfatti

Nelle zone residenziali, i viottoli sono spesso addobbati a festa, con piume colorate. Se poi si hanno bambini in casa, è usanza addobbare l’interno dell’abitazione in maniera non dissimile da quello che si fa per il Natale, con il colore giallo, che rappresenta proprio la Pasqua, a farla da padrone.
Invece che l’albero di Natale, si usa mettere per casa dei ramoscelli (solitamente di betulla), chiamati Påskris.

Piume
Vista sul lago

Se le giornate sono belle come quella di ieri è poi normale andare a giocare per i prati. Purtroppo, proprio nelle giornate più belle dai tempi della scorsa estate, sono riuscito a prendere un clamoroso raffreddore (aumentato dall’allergia ai pollini), che mi impedisce di godermele appieno! 😀
Se il giovedì è il primo giorno dei festeggiamenti, il venerdì santo è invece, quantomeno nelle famiglie più religiose, il giorno del dolore, in cui ci si veste di nero e si tiene un atteggiamento più sobrio. Ovviamente l’allegria ritorna già a partire dal sabato!

Anche in Svezia, come nello Stivale, c’è la tradizione dell’uovo di pasqua. Le uova svedesi sono però diverse da quelle Italiane.
Non si tratta, infatti, di uova di cioccolato: sono invece delle scatole (di cartone o plastica) che, una volta aperte, rivelano un interno fatto di dolci e cioccolatini, e magari qualche sorpresa  o soldino. Anche gli adulti si scambiano talvolta piccoli regali: in genere, cose come tazze, “casette pasquali” (portaoggetti a forma di case per animali), piatti o, comunque, oggettistica per la casa.

Uova svedesi

Per quanto riguarda il cibo… beh, da questo punto di vista non c’è poi troppa fantasia, visto che il cibo di Pasqua è praticamente lo stesso (delizioso, per carità) di Natale: il solito salmone, il solito prosciutto, le solite aringhe, le solite birre speziate, la solita spuma per bambini (il julmust che, ora, ovviamente, si chiama påskmust)… bene o male, tutto ciò riflette il periodo in cui la Svezia era un paese povero di ingredienti, e il cibo delle occasioni speciali era sempre lo stesso.
Negli ultimi decenni ha comunque preso piede, importato dal sud europa, l’utilizzo dell’agnello.

Come già per il Natale, l’impressione è che anche la Pasqua sia qui decisamente più sentita e vissuta che in Italia, in un misto di piccoli riti pagani e tradizione cristiana.

La crociera

Uno dei passatempi preferiti degli Stoccolmesi è la minicrociera di un giorno (o, meglio, una notte) verso Åland, la regione-arcipelago posta a metà strada fra Svezia e Finlandia.
Åland (in finlandese Ahvenanmaa, in latino Alandia) ha una storia particolare: appartiene politicamente alla Finlandia, ma è autonoma, neutrale e la lingua prevalente ed ufficiale è proprio lo svedese.
In realtà, ai croceristi frega poco e nulla di tutto ciò, e la stragrande maggioranza di loro non mette neanche piede sull’isola principale (Fasta Åland): per farlo, dovrebbero alzarsi alle 6:30 del mattino dopo una notte di bagordi! Gli unici che scendono sono quelli che effettivamente devono andare nella capitale Mariehamn (abitanti del luogo o, durante l’estate, turisti) o quelli che vengono espulsi dalla nave, e consegnati alle autorità, per comportamenti poco consoni.
Per quei pochi che devono, la nave fa anche da traghetto, per cui è possibile anche caricare l’auto a bordo.

Gli armatori concorrenti che organizzano le crociere sono due: la Birka Cruises e la Viking Line.
Io ho viaggiato sulla Cinderella, la nave della Viking che parte dall’area di Slussen alle ore 18:00 e che è stata, per un certo periodo, la più grande nave da crociera al mondo.
Cinderella (e, come lei, Birka Paradise, che ci segue a distanza per tutto il viaggio), si ferma per un paio d’ore in mezzo al mare, per evitare di arrivare troppo presto e permettere ai festeggiamenti a bordo di continuare. In questo periodo dell’anno la cosa non ha particolare rilevanza, ma, durante l’estate, quando le ore della notte sono illuminate a giorno, sembra che l’effetto sia meraviglioso, soprattutto per chi sta sul ponte panoramico o nei più piccoli ponti esterni.

Gli alcoolici "ingabbiati" nel duty free
Appena saliti a bordo, molti passeggeri hanno avuto una terribile sorpresa: da qualche tempo le regole sono cambiate, e, nei fine settimana, il tax free shop interno alla nave vende alcool solo ed esclusivamente durante il viaggio di ritorno a partire dal mattino.
Avreste dovuto vedere le facce furiose di alcuni clienti mentre discutevano animosamente con il responsabile, risentiti per non essere stati avvisati in anticipo: lo avessero saputo, non avrebbero mai comprato il biglietto!
La Viking ha messo in atto questa decisione per contrastare il fenomeno di chi acquistava litri di alcool al duty free (a prezzi decisamente più bassi che al Systembolaget) per poi andare a devastare se stessi e le cabine in party privati, anziché prendere da bere nei bar e nei pub della nave. Viene da chiedersi se anche la Birka Cruises abbia preso iniziative simili: in caso negativo, il numero di passeggeri aumenterà per loro in maniera consistente!
Queste misure hanno comunque prodotto dei risultati reali e, alla resa dei conti, non ho assistito a quelle scene apocalittiche che hanno un po’ contribuito a creare la fama di questo tipo di nave: la gente sbronza, alla fine della serata e persino il giorno dopo, non mancava… ma nulla a che vedere con quelle sequenze da gironi danteschi di cui tanto si racconta. Mia moglie, che era stata sulla Cinderella l’ultima volta due anni fa, mi ha confermato di aver visto un cambiamento radicale, sia alla sera che al giorno dopo.
In ogni caso, anche comprare alcool ai pub e ai bar della nave costa decisamente meno che negli equivalenti di Stoccolma, e non c’è inoltre l’onnipresente security pronta a cacciarti via non appena cominci a traballare. Per quelli cui piace divertirsi sfondandosi di alcool, la Cinderella resta comunque una sicura fonte di gioia.

Rock'n'roll allnite
Ma anche per quelli per cui l’alcool si beve con moderazione (che, nonostante quello che si può pensare, in Svezia sono comunque la maggioranza), la nave ha tanto da offrire: ristoranti, un casinò, una stazione termale e, per la sera, oltre all’Admiral Hornblower’s Pub (con tanto di “menestrello”), ci sono una discoteca (piccola e bruttina) e, soprattutto, il Fun Club, la grande sala da ballo su cui si esibiscono, in alternanza due band. La musica live parte dai classici disco, dance e pop (come Village People, Gloria Gaynor, gli obbligatori Abba) per poi allargarsi, nel prosieguo della serata sul rock e l’hard rock di U2, Stones, Sweet, Kiss, Deep Purple, Metallica, Judas Priest, Thin Lizzy, Europe, Twisted Sister e compagnia schitarrante. I musicisti sono bravissimi e l’effetto divertimento è garantito, per cui la sala è sempre piena fino alla sua chiusura, alle 3 del mattino.

Per quanto riguarda noi, abbiamo speso circa cinquecento corone a testa (una sessantina di euro) per un pacchetto che ha incluso una cabina su lato mare e una cena con megabuffet “mangia-quanto-ti-pare” in uno dei ristoranti della nave. Durante la cena, persino vino e birra (la finlandese Lapin Kulta) erano disponibili liberamente e gratuitamente, cosa impensabile per la Svezia. Il cibo era, comunque, eccellente!

Il viaggio di ritorno è stato davvero splendido: in questi giorni è letteralmente esplosa la primavera, e il lungo passaggio in mezzo alle isole del suggestivo Arcipelago di Stoccolma è stato una gioia per gli occhi e per il corpo, rinfrancato dalle piacevoli temperature. Infilatici nel fiordo di Saltsjön abbiamo anche potuto godere della vista dei meravigliosi palazzi di Djurgården (inclusa la nostra Ambasciata) prima di rivedere la meravigliosa skyline di Gamla Stan (come sempre rovinata in parte da quell’insulsa scatola da scarpe che è la sagoma del Castello) e attraccare nell’area di Slussen. Nella hall della nave, alcune meravigliose facce da “giorno dopo” (non parliamo di quelli, sbronzissimi, con ancora un cocktail in mano), ma anche tanti volti felici di persone che si sono goduti una piccola fuga dalla vita cittadina!

E Åland? Beh, non vorrete mica che mi svegliassi alle 6:30 del mattino dopo una notte di festeggiamenti, vero?

L’Italia in Svezia

 

L'Ambasciata vista dalla strada

L’Ambasciata Italiana ha sede in uno dei posti più suggestivi di Stoccolma, l’isola parco di Djurgården, in uno splendido palazzo chiamato Oakhill e sito in cima ad una collina con splendida vista sul fiordo di Saltsjön.

Il nome Oakhill fu originariamente utilizzato dall’emissario diplomatico inglese Sir Thomas Baker per indicare la sua residenza estiva, un prefabbricato verde di legno ideato nel 1820 dall’architetto Fredrik Blom. Blom ha progettato importanti edifici nell’area di Djurgården e Skeppsholmen, ma è anche noto in particolare anche proprio per i suoi prefabbricati, un concetto rivoluzionario all’epoca.

A inizio ventesimo secolo l’area fu acquistata dal Principe Guglielmo, che fece demolire tutte le abitazioni esistenti, con l’esclusione del prefabbricato di Blom, per far costruire la nuova residenza.

 

Il Tricolore su Oakhill (dal 1926)

L’incarico fu affidato al grande architetto Ferdinand Boberg, con un compito importante: il palazzo era il dono di nozze della famiglia imperiale russa (che si accollò i costi) per il matrimonio fra Guglielmo e la Principessa Maria Pavlovna.
L’edificio, completato nel 1910, è un sontuoso palazzo di 40 stanze, posto in una posizione magnifica e con una vista spettacolare.
Il matrimonio naufragò in fretta e la casa si ritrovò vuota. Nel 1926, dopo essere stata affittata a diplomatici americani, Oakhill è stata acquistata dal’Italia, che ne ha fatto la sede dell’Ambasciata e la residenza dell’Ambasciatore. Il prezzo d’acquisto fu di 100.000 corone, una cifra considerevole per l’epoca.
In condizioni normali, i comuni mortali come me non hanno accesso al palazzo. Tutte le operazioni per noi cittadini all’estero vengono effettuate nella Cancelleria Consolare che è sita (indovinate dove?) proprio nel prefabbricato verde di Blom.

 

Il prefabbricato verde, sul fianco di Oakhill

Quest’ultimo, al di là della sua importanza storica, è, visto con gli occhi di oggi, semplicemente un brutto prefabbricato verde di legno. Sicuramente non gli ha giovato il fatto di essere trasformato da residenza estiva in “moderno” locale per uffici, con il gabbiotto del carabiniere (sì, ci sono i Carabinieri a Stoccolma!) e gli sportelli per le operazioni. Anche il piano superiore, che visiti per fare le foto per il passaporto o altre questioni, non ha, per quanto mi riguarda, un fascino particolare.

Quando scrivo, quindi, di essere stato all’Ambasciata lo dico per semplicità: in realtà quella che visito è la Cancelleria Consolare.
Una cosa devo aggiungere: lo staff della cancelleria si è sempre dimostrato molto disponibile, cordiale ed efficiente nel fornire le informazioni. Insomma: nulla a che vedere con la frustrazione che spesso ti prende quando ti ritrovi ad avere a che fare con gli sportelli per il cittadino in Italia, dove ti può capitare di essere trattato con freddezza o avere mezze o non-risposte.

Castelli e roccaforti

La Svezia terra di castelli? Anche, ma…
Davvero: da fan di questo paese e ammiratore delle antiche roccaforti, se c’è una cosa che non mi esalta dell’architettura storica di questa nazione sono proprio gli slott!

La prima delusione viene proprio dal Palazzo Reale di Stoccolma, ma la cosa nasce fondamentalmente da un equivoco: in realtà si tratta di una reggia settecentesca (peraltro non bellissima: fondamentalmente un parallelepipedo con la corte all’interno) che gli Svedesi hanno continuato a chiamare Slott come la precedente costruzione, che era un castello vero e proprio distrutto da un incendio nel 1697.
In generale, però è raro che ci sia un castello svedese che abbia un fascino per me paragonabile a quello degli equivalenti tedeschi, anglosassoni, francesi o italiani.


The Royal Castle, Stockholm
Il Castello Reale, ricostruito nel '700

Ad occhio, tendo a dividere i castelli svedesi in due categorie: quelli più antichi, che avevano anche una funzione militare, e quelli costruiti a partire dal ‘600, che sono in realtà molto più simili a certe nostre residenze nobiliari o ville, pur conservando, in maniera più o meno accentuata, elementi tipici del castello.

Vaxholm

Fra i primi annovero, ad esempio, quelli di Örebro, Uppsala e Vaxholm, roccaforti massicce e probabilmente inespugnabili, ma prive in qualche modo dell’attrattiva romantica esercitata in maniera quasi automatica dalla parola “castello”.

Il Castello di Örebro

Per quanto riguarda i secondi, ce ne sono sicuramente molti di più, ma, spesso, si tratta per l’appunto di costruzioni più simili alle nostre ville che a castelli veri e propri.

Åkeshofs slott
Stora Väsby slott Årsta slott

Molte di queste costruzioni, sia di un tipo che dell’altro, sono state poi profondamente modificate e “addolcite” nel corso dei secoli: d’altronde la Svezia è un paese unito e indipendente sin dal 1593, e la mancanza di guerre intestine ha sicuramente favorito lo sviluppo di un’architettura meno drammatica ed evocativa.

Fra le altre cose, è sicuramente mancato (o non ha avuto la stessa forza dal punto di vista architettonico) quel movimento romantico che, in Germania, ha portato alla costruzione, nel corso dell’800, di roccaforti meravigliose come il Burg Hoenzollern o l’ancora più celebre Schloss Neuschwanstein. Quel movimento ha avuto invece un impatto anche su alcune città italiane (a Genova c’è il piccolo MacKenzie)

Sicuramente la parte più sud della Svezia (Skåne, Västra Götaland, le grandi isole) è stata la più esposta alla cultura “continentale” (lo Skåne è stato a lungo parte della Danimarca), e probabilmente per questo troviamo qui dei castelli più tradizionalmente affascinanti. Fra quelli che mi piacerebbe vedere dal vivo un giorno, ci sono sicuramente quelli di Läckö e Trolleholm.

Läckö Slott Slott

Un caso particolare è rappresentato da Visby, capoluogo dell’isola di Gotland. Non ci sono castelli ma la città antica, con le vecchie mura ancora quasi completamente intatte e le rovine delle chiese rase al suolo dai Lubeccani, è di per sè, un gioiello che ci riporta a tempi antichi.
Visby Nov 16th 2008 Visby Nov 16th 2008
Visby - 134

Riassumendo, quindi, in Svezia ci sono sicuramente castelli magnifici ma, in generale, quando ne sento nominare uno, non provo ormai la stessa curiosità e voglia di andarlo a visitare che invece mi è sempre venuta con quelli di altre parti d’Europa… Troppo spesso mi sono ritrovato a pensare: “sì, ok… carino, ma sembra, al massimo, una villa un po’ più grande”. Insomma: la faccia sorpresa e ammirata che ha fatto mia moglie quando si è ritrovata per la prima volta di fronte allo Sforzesco è stata davvero un’altra cosa!

È tornato l’autunno…

Dopo l’inverno più spettacolare della mia vita (circa quattro mesi di neve, ma è un anomalia anche da queste parti) e una primavera ed un’estate così e così (decisamente meglio l’anno scorso), è già tornata la peggiore stagione svedese, ovvero l’autunno.
Cielo spesso grigio, tanta pioggia, fa già freddo.

Il cielo sopra Upplands Väsby

Adesso si tratta solo di aspettare il ritorno dell’inverno, sperando che sia suggestivo come quello passato!

Autunno

L’autunno comincerà ufficialmente alla fine del mese, ma qui l’ufficialità non coincide esattamente con la realtà.

L’estate è finita, la temperatura si è abbassata notevolmente (anche se, nei momenti di bel tempo, si sta bene comunque), il clima cambia costantemente ma è spesso umido e piovoso, la sera bisogna cominciare a coprirsi quando si esce.

Questo è il periodo dell’anno in cui Stoccolma è meno intrigante che mai: manca la componente esotica delle giornate lunghe (ormai la durata è praticamente normale), manca il fascino dell’inverno, e il tempo non mette di buon umore.

È solo una fase temporanea: Stoccolma, mi si dice, è, per certi versi, una città quasi fortunata rispetto alle città del sud come Malmö e Göteborg, dove magari fa più caldo e la stagione bella dura di più, ma, nel corso dell’anno, c’è un clima decisamente più “inglese”, piovoso e umido.

Personalmente spero che arrivi in fretta il solstizio: a quel punto le giornate si cominceranno ad accorciare (no, il buio non mi crea grossi problemi) e arriverà la decisamente più affascinante stagione invernale, decisamente magica con l’approssimarsi del Natale.

Però, per carità, non ci lamentiamo troppo: anche in queste giornate qui capita davvero di ritrovarsi con degli scorci davvero notevoli.

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Slussen

Infine una divertente considerazione. È difficile trovare un popolo tanto ligio alle regole di comportamento quanto gli svedesi. È però bello notare che, ogni tanto, qualche piccolo strappo se lo concedono anche loro! 😉

Inutile che vi traduca il cartello, vero?
Inutile che vi traduca il cartello, vero?

Vasa

Prosegue l’appendice vacanziera della mia avventura svedese, che continuerà fino a lunedi, quando Lupo rientrerà in Italia.

Ieri, dopo aver fatto colazione in Drottningatan, siamo andati a visitare il museo del Vasa, la spettacolare nave da guerra affondata nel diciassettesimo secolo durante il viaggio inaugurale e ripescata nella seconda metà del ventesimo secolo.

Il Vasa è uno dei luoghi turistici più visitati di Stoccolma, e il motivo è evidente: la nave è davvero maestosa e magnifica, seppur evidentemente costruita male (è troppo stretta e con poco spazio per la zavorra, motivo per cui si è ribaltata dopo neanche un chilometro e mezzo di viaggio). Una visita al museo è obbligatoria per chiunque venga a Stoccolma.

Nell’attesa che si smaltisse la coda ne abbiamo approfittato di un tour completo su una barca di una delle compagnie di Sightseeing: nulla di particolare, ma, almeno una volta, va probabilmente fatto.

Arrivati!

Partiti da Malmö in mattinata, abbiamo affrontato un tranquillissimo viaggio sulle autostrade svedesi.

Tappe in un caratteristico autogrill/pescheria dalle parti di Ljungby (c’ero già stato l’anno scorso), a Linköping dove abbiamo pranzato insieme all’altro espatriato Stefano “Riff”, a Norrköping per una breve visita turistica e, infine, arrivo nel tardo pomeriggio in quel di Stockholm.

Il tempo di portare a casa i bagagli e di sistemare un po’ di cose, e poi siamo andati a cenare dal pub irlandese O’Connells nella città vecchia.

Abbiamo trovato una splendida serata di agosto, con tanta gente in giro e una temperatura mite. Poi, a nanna presto, che oggi porto Lupo a fare il turista per i luoghi più caratteristici della città.

Fusi

Stoccolma 13 luglio 22 e trenta
Drottinggatan alle 22:30 del 13 luglio
Stoccolma 30 Maggio 3:16
Sveavägen alle 3:15 del mattino del 30 maggio

Più persone mi hanno chiesto quale sia la differenza di orario fra Italia e Svezia. Questa domanda mi fa pensare che, certe volte, si possono dare per scontate cose che, evidentemente, non lo sono.
Svezia e Italia appartengono allo stesso fuso (il cosiddetto CET o GMT+1), e non c’è quindi alcuna differenza “ufficiale” di ora fra i due paesi.
Ciò che cambia radicalmente è la quantità di luce giornaliera: come si impara a scuola sin da bambini, infatti, più ci si avvicina ai poli più la durata di giorno e notte dipende dalle stagioni.
Sia chiaro: Stoccolma è comunque abbastanza al di sotto del circolo polare da non raggiungere certe situazioni estreme. Insomma, niente sole a mezzanotte d’estate nè sei mesi di buio d’inverno.
Però è indubbio che la situazione luminosità abbia comunque una componente per noi esotica e affascinante.
I momenti più suggestivi sono certamente quelli in prossimità dei due solstizi, a giugno e dicembre.
D’estate è davvero raro restare senza luce: il sole tramonta tardi e, anche dopo che l’ha fatto, c’è comunque un lunghissimo crepuscolo luminoso. Il buio comincia a farsi vedere solo dopo le undici di sera, ma è quasi un attimo. Poco dopo comincia già la fase di alba e, intorno alle due, il cielo è già chiaro. Capita di entrare in un locale quando sta scurendo, e di uscirne alle tre del mattino per ritrovarsi in pieno giorno: le prime volte, pur conoscendo la situazione, non ce lo si aspetta proprio!

Fra le altre cose, non è usanza nordica l’utilizzo di persiane, serrande e tapparelle. L’oscurità interna delle abitazioni (e il sonno degli occupanti) sono quindi garantiti, almeno teoricamente, dalle tende. Quando queste sono però sottili e non troppo efficaci, come nel caso del mio appartamento, bisogna farci un po’ l’abitudine.

Al momento, però, la situazione si va normalizzando: con il solstizio (in Svezia lo si festeggia) abbondantemente alle spalle, le giornate si vanno accorciando con una certa velocità. Intorno a settembre, in prossimità dell’equinozio d’autunno, la situazione sarà praticamente identica a quella italiana.

Stoccolma 29 novembre 15:29
La città vecchia in un pomeriggio di fine novembre

La situazione diventa ovviamente inversa in prossimità del solstizio d’inverno. Se alle otto del mattino (onestamente, non mi sono mai svegliato prima così da sapere a quale ora possa cominciare ad albeggiare) c’è già luce, già nel primo pomeriggio (intorno alle 15:30) cala l’oscurità. Se qualcuno si spaventa alla sola idea di tanto buio, c’è da dire che l’atmosfera natalizia e il gran gusto nell’utilizzo delle luminarie riescono a rendere assolutamente affascinante questo periodo dell’anno!

Stoccolma 27 novembre 16:24
Le quattro e mezza del pomeriggio del 27 novembre