Pappaledig

Questa sera (o, meglio, lunedi… ma domani è festa e venerdi è “ponte”) inizia il mio periodo di “paternità”, che mi vedrà fuori dall’ufficio fino al 31 agosto a godermi la bimba.

La pappaledighet vedrà il mio salario (sulla base di quanto guadagnato negli ultimi 12 mesi) pagato all´80%* Försäkringskassan, con Qlik che aggiungerà il 10% del mio stipendio (scelta volontaria dell’azienda, non c’è alcun obbligo).
Non entro troppo nel dettaglio della cosa adesso (magari lo farò in un prossimo futuro), ma in Svezia entrambi i genitori hanno il diritto/obbligo di congedo parentale: si può trasferire una parte dei propri giorni pagati a cifra “quasi piena”, ma restano comunque 60 giorni feriali che ogni genitore NON può trasferire.

Toccherà quindi ora a me il compito di nutrire Aurora con le prelibatezze locali!

Spaghetti Carbonara
Spaghetti Carbonara
Spaghetti al "ragù"
Spaghetti al “ragù”
Lasagne: ora ancora più buone!
Lasagne: ora ancora più buone!

* ho scoperto poi di essere stato piuttosto ottimista al riguardo dell’80%, dato che sforo il tetto massimo di un po’… ma va bene lo stesso, ne vale comunque la pena!

Di ultras e figli adultii

Oggi, due storie tutte svedesi, segnalate da Paolo e Enrico sul gruppo Facebook Italiani In Svezia.

La prima: il comunicato del gruppo Ultras Nikolai Örebro del pomeriggio del sei aprile.

Abbiamo avuto una giornata esaltante ieri con un bel viaggio, una bel momento di ricarica e una bella marcia. Peccato che la partita sia stata quello che è stata, ma nel complesso siamo soddisfatti.

Qualcosa che abbiamo notato, però, è che a volte sui pullman si parla un gergo che scoraggia la gente dal viaggiare quando l’ÖSK gioca fuori casa.

Sui pullman e nella curva devono tutti sentirsi benvenuti, indipendentemente dal sesso, dal colore della pelle o dall’orientamento sessuale.
Per questo motivo, tutti noi che stiamo in curva o sui bus dobbiamo prenderci la responsabilità di farci sentire quando girano commenti che siano intesi come razzisti, sessisti o omofobici.

Anche se vengono detti per scherzo fra amici, commenti come “finocchio del cazzo” o “troia” fanno sì che le persone omosessuali o le donne si sentano vulnerabili.

Noi degli UNÖ non siamo certo perfetti, e siamo i primi a dire a volte cose stupide. Ma ora abbiamo deciso di volerci prendere carico del problema, ad iniziare a lavorare noi stessi per creare una curva in cui tutti si sentano benvenuti.
Speriamo che tu voglia seguirci nel percorso!

Quindi, la prossima volta che sentirari commenti o parole che consideri razzisti, sessisti o omofobici, fallo presente alla persona in questione o, in alternativa, riferisci al responsabile del pullman.

Andiamo per mano verso il futuro, uniti da un forte legame!

Ultras Nikolai Örebro

Il testo originale è qui.
A quel che si dice, peraltro, gli Ultras in questione non sarebbero esattamente di area progressista.


La seconda: una lettera ad un esperto di legge economica su un giornale.

Mio figlio di 22 anni abita ancora a casa, dato che è difficile trovare un appartamento dove viviamo. La vita assieme funziona bene. Lui ha un lavoro: deve pagare per vivere con noi e, nel caso, quanto?
Tuo figlio deve sicuramente pagare in casa. Una cifra fra le 3500 e le 4000 corone è adeguata. Se una persona ha 22 anni e lavora, è chiaro che deve prendersi la responsabilità della sua economia e affrontare i propri costi. La responsabilità di un genitore arriva fino a 21 anni, se il figlio va ancora a scuola. A 22 anni è ormai tempo di avere imparato a gestire la propria economia, in particolare se uno ha un lavoro e, quindi, la possibilità di fare ciò.

Non solo quanto scritto sopra non è un’opinione, ma effettivamente quanto previsto dalla legge, ma, a quanto pare (dovrei però verificare la cosa), nel caso non abbiano lavoro, i figli adulti possono eventualmente richiedere il sussidio per pagare l’affitto ai genitori, a patto di essere impegnati nella ricerca di occupazione.

Altri mondi?

Ska min son...

E la Svezia dichiara il default finanziario…

Sicuramente nessuno lo avrebbe ritenuto possibile pochi mesi fa, ma le notizie di questi ultimi giorni lasciavano davvero poche via di uscita: con l’economia sconvolta dal recente pasticcio elettorale dello scorso autunno, e dal budget di primavera contrastante con quello di fine anno, le finanze del Regno sono andate letteralmente a bagno, mettendo il governo di fronte ad una difficilissima situazione.
L’impennarsi del debito pubblico rischiava infatti di lasciare la Svezia in difficoltà, soffocando la crescita nazionale e, soprattutto, di demolire quello che resta del welfare nazionale: di fronte a scelte che avrebbero tagliato le gambe alla popolazione, il primo ministro Stefan Löfven ha scelto, alla fine, la strada più clamorosa.
Il governo ha infatti dichiarato il default, una sorta di fallimento pilotato che permetterà alla Svezia di tirare avanti quasi senza problemi dopo una fase di transizione: in parole povere, la Svezia ha scelto di non pagare il conto e fare (quasi) finta di niente.

Ma come si è arrivati decisione? La cifra del debito non era certo enorme: ancora nel 2013 ammontava a 220 miliardi di dollari e, pur crescendo notevolmente nell’ultimo periodo, non può avere raggiunto numeri così devastanti. Si è trattato quindi di una scelta puramente politica, voluta per non cadere in politiche di austerity. Il Governo ha scelto addirittura di segretare la cifra esatta, per evitare strumentalizzazioni e polemiche: quello che è certo è che, fra i creditori che non vedranno quasi il becco di un öre ci sono tutte quelle aziende italiane che riforniscono lo stato svedese con derrate alimentari, pescato del Mediterraneo, tessuti, abbigliamento e tutte ciò che viene regolarmente esportato dal Bel Paese.

Come spera la Svezia di uscire dalla situazione? Tutto è stato programmato nel dettaglio. La notizia più clamorosa è, ovviamente, quella dello scioglimento del parlamento, della dissoluzione del governo e delle amministrazioni locali, nonché della temporanea sospensione delle garanzie costituzionazionali. In pratica, fino al settembre 2018 (quando si terranno le prossime elezioni), il Re tornerà a governare autonomamente il paese, con l’ausilio non vincolante di un consiglio di nobili che opereranno gratuitamente in nome della comunità. Tutto questo permetterà di eliminare per tre anni e mezzo i costi della politica, contribuendo quindi alla possibilità di rimpinguare le casse della nuova nazione.
Durante questa fase di transizione, quello della nobiltà sarà un ruolo fondamentale: conti, marchesi e compagnia si occuperanno infatti di gestire le province, raccogliere le tasse e amministrare le città, curare la manutenzione dei beni pubblici, e garantire il funzionamento dei servizi e della sanità. Tutto questo, a titolo puramente gratuito e onorifico, in cambio della restaurazione di tutti i privilegi disconcessi negli ultimi dieci anni. Qualcuno ironizza anche sul possibile ritorno dello ius prima noctis (che in realtà non è mai esistito), ma, chiaramente, non è previsto nulla di tutto ciò: i nobili svedesi hanno infatti giurato solennemente di gestire la nazione in maniera moderna, nel pieno rispetto delle persone, delle differenze di idee, della libertà di parola e del bene comune. La loro promessa è che tutto resterà come prima, solo che non ci saranno più i politici disonesti e incapaci.
Fra tutti questi nobili, un solo cittadino comune (non chiamiamolo “plebeo”) sarà ammesso nel consiglio reale: il sondaggista Karl “Kalle” Kaviar si occuperà di raccogliere e scremare via web le opinioni, le richieste e le idee dei sudditi di Svezia e propore regolarmente al Re, che (senza impegno) le valuterà al momento di prendere le sue decisioni. Kalle, sarà l’unica persona del consiglio a percepire uno stipendio, peraltro non particolarmente elevato.

Il concetto di nuova nazione, accennato brevemente sopra, è l’elemento fondamentale dell’operazione: con la data di oggi, il vecchio “Regno di Svezia” (Konungariket Sverige, 1523), smette quasi totalmente di esistere, e si porterà con sè i vecchi debiti per essere sostituito dal “Nuovo Impero Svedese del 2015” (Det Nya Svenska Imperiet – anno 2015), che acquisisce a titolo gratuito i possedimenti e i beni del vecchio stato. Il quasi totalmente di cui sopra è riferito al fatto che il comune di Bjurholm, il meno popoloso della nazione, diventerà l’unico territorio rimasto del Vecchio Regno, che sarà quindi ridotto al ruolo di città stato ed erediterà tutto il debito pre-esistente. I 2500 abitanti di Bjurholm hanno tempo fino alle 17 di oggi per emigrare al di fuori dal territorio comunale, assumendo così automaticamente la cittadinanza della Nuova Svezia: chi deciderà di restare potrà partecipare alla scelta di un nuovo Re per gli anni a venire. Qualcuno, però, parla già di “Re dei poveri”: i creditori potranno infatti recarsi nel territorio di Bjurholm e prendere possesso di ciò che più aggrada loro come parziale compensazione per i mancati pagamenti.

Il Re vero, quello che governerà dal Palazzo Reale di Stoccolma, continuerà a chiamarsi Re. Il buon Carlo Gustavo ha infatti stabilito che il chiamare il nuovo stato “Impero” è solo una necessità formale per lasciare un chiaro segno di discontinuità con il passato, e non ha alcuna intenzione di utilizzare il più pomposo (e, decisamente inadatto nella terra in cui tutto è lagom) titolo di Imperatore. Quello che cambierà sarà il suo nome: se nel vecchio regno era il sedicesimo a portarlo, in quello nuovo è il primo. Sparisce quindi il XVI.
Il Re, dicevamo, si è preso carico della nazione: avrà in mano l’intero potere esecutivo e legislativo, e si è impegnato a dare al suo governo (sempre, però, senza alcun vincolo) una linea politica di stampo socialdemocratico, nel rispetto delle ultime elezioni.

A ribadire la modernità e la multiculturalità della Svezia del 2015, alla Chiesa di Svezia è stato concesso il compito di amministrare, nel rispetto della legge, alcune aree troppo isolate per essere gestite direttamente dalla nobiltà, ma ruoli simili saranno concessi anche a congregazioni musulmane, ebree e associazioni culturali atee e razionaliste.

Un elemento chiave dell’operazione sarà la valuta: i due stati avranno ognuno la propria. Fra le due monete esisterà un rapporto identico a quello che c’era fra la Lira Sammarinese e quella Italiana: saranno di pari valore e valide in entrambi gli stati. Bjurholm, però, non potrá stampare moneta fino a che Stoccolma non avrà assorbito e sostituito con le nuove corone la quasi totalità delle vecchie in circolazione sul suo territorio.
I vecchi documenti saranno validi fino alla scadenza, ma non i passaporti, che saranno sostituiti gratuitamente con i nuovi passaporti imperiali nei prossimi giorni; mentre è stato già negoziato un accordo con l’UE che prevede l’inclusione automatica del nuovo stato all’interno dell’Unione.

Cosa ci aspetterà, quindi, in futuro? In questi tre anni e mezzo di transizione, la monarchia assoluta, illuminata e modernista di Carl Gustav potrebbe portare la Svezia verso una vera e propria età dell’oro economica, che vedrà un forte aumento dell’occupazione e un rafforzamento del welfare e delle politiche sociali. Il parlamento e il governo che erediteranno la Svezia dopo le elezioni del 9 settembre 2018, avranno sicuramente una grandissima chance di continuare questo lavoro partendo con la strada spianata.

Quello che è certo è che questo secondo default europeo (dopo quello islandese di qualche anno fa) potrebbe spianare la strada a percorsi simili per paesi in grossa difficoltà come la Grecia e l’Italia. Riuscite a immaginare la vecchia Repubblica Italiana ridotta al solo territorio di Lampedusa o Campione, con tutto il debito pubblico lasciato ai relativi residenti, e dei nuovi Stati Uniti d’Italia, senza alcun debito pubblico, magari con una nuova lira per valuta ed un economia pronta a ripartire? Una prospettiva da sogno, non pensate?

La lotteria per vincere la cittadinanza svedese

Decisamente meno nota rispetto all’americana Green Card Lottery, la lotteria per vincere la cittadinanza soddisfa da un paio di lustri i sogni di persone provenienti dai paesi più disperati del mondo; persone che, grazie ad essa, hanno avuto l’opportunità di ricominciare una vita nel paese scandinavo.
Le regole, fino ad oggi, sono sempre state le stesse: i cittadini di paesi del terzo mondo, gli apolidi e gli appartenenti a minoranze perseguitate hanno avuto la possibilità di registrarsi gratuitamente sul sito di Migrationsverket e sperare di essere uno dei cento fortunati che, ogni anno, vincono cittadinanza e benefit in occasione dell’estrazione della Festa Nazionale del 6 giugno.

La grande novità dell’edizione 2014 della lotteria è che la Svezia ha deciso di dedicare trenta posti aggiuntivi per i comuni cittadini di paesi dell’Unione Europea. Per evitare polemiche, e finanziare in parte l’operazione, si è deciso però che i comunitari, e solo loro, dovranno pagare un “biglietto” virtuale da 500 corone (poco meno di 60 euro) al momento dell’iscrizione al sito. Ogni persona può, chiaramente, acquistare un solo biglietto.

Lotteriet

Ma quali sono i vantaggi per chi vince il premio? Beh, oltre all’ambita cittadinanza, che già di per sé dà accesso al normale welfare nazionale, la Svezia mette a disposizione una serie di benefit di non poco conto, per permettere a tutti di adattarsi alla nuova vita qui: due anni di sussidio di disoccupazione pieno (circa 1800 euro al mese netti), appartamento gratuito per lo stesso periodo, corsi di lingua, full immersion culturali (fra le cose più curiose: lezioni di danze di midsommar, corsi di caccia all’alce e di pesca dei kräftor), biglietti gratuiti per il Melodifestival, abbonamenti per i campionati di hockey, bandy e curling.
Per quanto riguarda l’alloggio, la scelta spetta esclusivamente alle autorità svedesi (in base a disponibilità e necessità), quindi non è impossibile ritrovarsi in un villaggio sperduto di pescatori: chiaramente, vi si può sempre rinunciare e cercare casa a pagamento in una grande città.
Da notare che, mentre la cittadinanza non può essere revocata, i benefit sono condizionati alla buona condotta legale e fiscale e al superamento dei (piuttosto facili) esami di lingua, esami da sostenere dopo ogni corso.
Peraltro, si è discusso a lungo in Parlamento della possibilità di non dare i benefit ai cittadini europei (considerati già fortunati di loro rispetto a chi arriva dai paesi in via di sviluppo) ma, alla fine, la linea dura del partito Femtorskar-rörelse non è passata: anche i comunitari potranno quindi godere di tutti gli extra.

Come fare quindi per partecipare? La procedura è molto semplice: basta andare su migrationsverket.se, cercare le parola chiave rödspätta-lotteriet (potrebbe bastare rödspätta, ma non ne sono sicuro) e apparirà la pagina di registrazione dalla quale sarà anche possibile allegare una scansione del documento d’identità e pagare con carta di credito.
Il processo di registrazione si apre oggi e si concluderà il 15 maggio, in tempo per preparare le scartoffie necessarie all’estrazione solenne alla presenza del Re: visto il costo piuttosto elevato del biglietto per gli europei, è però difficile pensare che l’operazione possa avere un qualche successo…

Cercare (e trovare) lavoro in Svezia

Una conseguenza inevitabile del tenere questo blog è il ricevere molte richieste di informazioni sulla possibilità di lavorare in Svezia.
Rispondere non sempre è facile, anche perché, chiaramente, non conosco la situazione di ogni settore lavorativo: ad esempio, mi pare di avere intuito che c’è sempre una certa richiesta di medici ed infermieri (ma non nelle grandi città, pensate a qualche posto sperduto del profondo nord), mentre gli informatici, in Svezia, non mancano di sicuro.

Soprattutto, resta quello che è lo scoglio fondamentale per chiunque voglia lavorare in Svezia: la lingua.
È vero: tutti qui, escluso magari qualche anziano, parlano un buon Inglese… ma con l’Inglese e basta qui, generalmente, non ti fanno lavorare.
So che ci sono paesi più aperti, come l’Olanda o anche la Danimarca, dove ci sono meno problemi al riguardo, ma, in Svezia, senza lo Svedese, è tutto molto più difficile.

Ci possono essere dei casi particolari: ad esempio se cercano esattamente la tua figura professionale e hanno difficoltà a trovarla, oppure se hanno bisogno di qualcuno che lavori nello specifico con i mercati italiani… ma anche in quei casi, uno che parla lo Svedese avrà una buona possibilità di passarti avanti.

La situazione può migliorare leggermente con quelle grandi multinazionali (IKEA, Tetra Pak, etc.) che hanno adottato l’Inglese come lingua ufficiale, ma, in questo caso, avrai comunque concorrenza da tutto il mondo: se le aziende aprono gli orizzonti, in genere, non lo fanno solo nei confronti degli Europei. Anzi, in casi particolari, possono anche ricevere delle agevolazioni nell’assumere persone provenienti da situazioni meno fortunate.

Peraltro, anche quando ti faranno lavorare con il solo inglese, la situazione potrebbe essere dura dal punto di vista delle relazioni sociali sul lavoro: che lingua parlano gli svedesi fra di loro? Di sicuro non l’Inglese!
Io stesso, che ormai ho una discreta comprensione dello Svedese “nazionale”, sono sempre regolarmente in difficoltà quando i miei colleghi parlano fra di loro nel per me incomprensibile dialetto skånska (ne avevo accennato qui), che è difficile farsi entrare in testa quando non puoi esercitarlo con corsi (non ne esistono) o con i familiari. Le aziende sanno di queste difficoltà, ed è uno dei motivi per cui ti danno una partenza con handicap se non parli la lingua locale.

La cosa importante da considerare, quindi, se pensate di trasferirvi qui è questa: generalmente non troverete lavoro in tempi brevi.
Ci vorranno probabilmente almeno sei mesi di duro (e costoso, visto che, all’inizio, vi dovrete pagare i corsi della Folk Universitet o similare) studio della lingua prima che possiate avere qualche chance, ma è possibile che il tempo si estenda ad un anno o due. Bisogna essere abbastanza fluenti: l’accento può non essere perfetto, ma bisogna capire e farsi capire senza intoppi.

Dovrete inoltre tenere conto dello scetticismo delle aziende Svedesi: se non avete mai lavorato qui, non vi conoscono, hanno poche possibilità di verificare le vostre credenziali e saranno più dubbiosi nel prendervi in considerazione. Una persona che abbia già esperienze lavorative in Svezia avrà invece molte più possibilità.
Altra cosa: sembra un assurdità, ma anche il cognome è importante. Un Larsson ha sempre un piccolo vantaggio nei confronti di un Rossi: per questo motivo, è una cosa abbastanza comune per gli stranieri assumere il cognome del coniuge svedese quando si sposano.

C’è poi una cosa molto importante da considerare: rispetto a quando sono arrivato io, nell’estate 2009, le direttive sull’immigrazione degli Europei sono cambiate.
Prima ti bastava avere un indirizzo di residenza temporanea per poter richiedere il personnummer di Skatteverket, il celebre “codice fiscale” che ti identifica in tutto e per tutto e che ti accompagna in praticamente qualunque operazione.
Ora non più: per potere ottenere il personnummer bisogna prima mettersi a posto con Migrationsverket e ottenere un “permesso di soggiorno”.
La situazione, come comprensibile, mette in difficoltà: senza personnummer non si può aprire un conto in banca, non ci si può registrare per molti servizi o per certi acquisti online, non si può neanche fare cose semplici come abbonamenti in certe palestre o noleggiare film. Insomma, una vita di semi-clandestinità!
I modi per mettersi a posto con l’Ufficio Immigrazione non mancano: avere un lavoro in Svezia (e siamo daccapo), aprire una propria attività (ma dovrete presentare un piano credibile), avere un partner fisso che ti dichiari come convivente o dimostrare di avere a disposizione un reddito fisso o una cifra non trascurabile su un proprio conto corrente estero. Insomma… non è facile.
Una volta risolto questo intoppo, la situazione sarà più facile: ci si potrà iscrivere ai corsi gratuiti di svedese, registrarsi all’ufficio di collocamento, si potrà ottenere la carta d’identità, il diritto ad affittare di prima mano (come se fosse facile) o acquistare il diritto a vivere in un appartamento e così via.

Considerate infine una cosa: la Svezia è certamente un paese ricco, ma non ricchissimo come qualcuno può pensare. Soprattutto in termini di stipendi. Gli Svedesi sognano e invidiano i salari dei loro colleghi danesi e, soprattutto, norvegesi.
Se avete un lavoro in Italia e pensate di venire qui soprattutto per migliorare la vostra situazione economica, pensateci bene: il vostro stipendio svedese potrebbe sì essere decisamente più alto di quello italiano, ma potrebbe anche essere equivalente e persino più basso (se considerate che qui cose come tredicesima, quattordicesima e permessi retribuiti non sono esattamente la norma): la ricchezza della Svezia si esprime soprattutto nella qualità dei servizi al cittadino (le tasse pagate fruttano un valore), e non, necessariamente, nella busta paga. In molti casi, inoltre, vi ritroverete a dover ricominciare da capo, a dover fare ben più che un passo indietro nella vostra scala professionae.

Tirando le somme: è quindi impossibile mollare tutto e trasferirsi in Svezia senza avere un lavoro? Lo sconsiglio? Assolutamente NO: chiunque ce la può fare, se si impegna e ha capacità. Immagino che nessuno pensi che sia una passeggiata il venire a vivere qui, ma il percorso potrebbe essere anche più difficile e duro di quanto non vi aspettiate: dovrete investire tempo, soldi e sudore per conquistarvi un posto (al sole o all’ombra) quassù.
Se la situazione vi sembra troppo dura, potrete prendere in considerazione nazioni ufficialmente meno aperte e tolleranti della Svezia, ma che vi potrebbero offrire scorciatoie più semplici nell’immediato. Se siete pronti a tenere duro, però, sarete premiati: la Svezia è davvero un paese meraviglioso!


Aggiornamento: a partire dal primo maggio 2014 non è più necessario passare per Migrationsverket come primo passo burocratico. Nei fatti, però, le regole e le condizioni per ottenere la residenza, il personnummer, i corsi di svedese e tutto il resto non sono cambiate più di tanto. Adesso, semplicemente, bisogna presentare la documentazione direttamente a Skatteverket.


Nota: chi usa Facebook può, volendo, iscriversi a questo gruppo in Italiano per la ricerca e offerta di posti di lavoro.

Il Sistema Italia

Ieri sera, in un’intervista al canale televisivo tv4, il primo ministro Fredrik Reinfeldt ha illustrato i piani per i prossimi tre anni e mezzo del suo governo di centrodestra.

Reinfeldt ha insistito sulla necessità di collaborare strettamente con gli altri governi europei di centrodestra per operare riforme a livello comunitario e creare quindi un piano europeo di rinascita democratica.

A dimostrazione del fatto che, spesso, noi Italiani guardiamo nelle finestre degli altri e non ci rendiamo conto delle cose belle che abbiamo in casa, il primo ministro si è soffermato in maniera particolare sul “Sistema Italia” (in Italiano), elogiando la politica del nostro governo e facendone un esempio dichiarato da seguire. Del nostro esecutivo, Reinfeldt apprezza in particolare le politiche economiche (con il tagli agli sprechi del pubblico, dell’istruzione, della ricerca e del sistema sociale, definito “un retaggio del passato che non ci possiamo più permettere”), sociali (in particolare per quanto riguarda il ruolo della donna, con esponenti di sesso femminile in importanti ruoli ministeriali) e la via delle grandi opere, necessarie per rimettere in piedi l’economia del paese.
Reinfeldt si è inoltre dichiarato grande amico del nostro premier, definito come una persona “dinamica, cordiale e motivata, un degnissimo rappresentante dello splendido popolo italiano”.

Fra i punti principali del governo in carica si segnalano importanti riforme, ispirate proprio al Sistema Italia:

  • Privatizzazione delle autostrade (che diventeranno quindi a pagamento e, con i soldi incassati, potranno così essere ammodernate, creando occupazione);
  • Privatizzazione dell’acqua;
  • Tagli dei costi sull’istruzione pubblica (considerata spesso di parte) e finanziamenti maggiori alle scuole private;
  • Ad affiancare il colossale Ponte dell’Öresund, uno degli orgogli scandinavi, in arrivo due nuove grandi megaopere: il Ponte di Östersjön (che collegherà la città di Nynäshamn, sulla terra ferma, a Visby, nell’isola di Gotland) e, in collaborazione col governo finlandese, il Mariehamnstunnel, ad unire Stoccolma all’isola di Åland;
  • Tagli agli sprechi della ricerca (“non può essere slegata dal profitto”), agli aiuti sociali ai disoccupati (“con meno tasse si creeranno più posti di lavoro, a partire dal 2012 ogni sussidio sarà eliminato”), ai servizi pubblici in genere;
  • Liberalizzazione di tutto ciò che riguarda il mercato del lavoro, alleggerimento delle responsabilità sociali e civili delle aziende (“Mettere inutili freni al cuore produttivo del paese è solo deleterio”), depenalizzazione dei reati fiscali (“la pressione fiscale è ancora troppo elevata, gli imprenditori non arrivano a fine mese”) e contabili; smantellamento della legislazione ambientale (“riducendo i costi per le aziende, si creerà occupazione”).
  • Deregulation totale delle pari opportunità (“Basta quote rosa. Questo in maniera da stimolare la competitività fra le esponenti del gentil sesso e fare sì che le più determinate e meritevoli possano emergere”) ed eliminazione del concetto di licenza di paternità (“le mamme sono più brave a stare coi bambini e a casa, i papà rendono meglio sul lavoro”);
  • Cancellazione della legge sui matrimoni gay (“da che mondo è mondo i veri uomini sono attratti dalle belle donne”) e annullamento dei matrimoni gay occorsi nel periodo in cui la legge è stata in vigore (annullamento in stile Sacra Rota: l’unione sarà considerata come mai esistita).

Interrogato sulla questione dell’immigrazione, il premier ha poi ribadito che la sua coalizione ha intenzione di farsi carico del problema e non esclude una collaborazione (inizialmente solo a livello locale nella Scania) con Sverige Demokraterna, il partito nazionalista che già da tempo “sta dando importanti risposte alle esigenze dei cittadini”.

Reinfeldt ha quindi tracciato un quadro importante di ciò che la Svezia sarà nel giro di poco tempo. Per noi Italiani in Svezia, e per chi arriverà qui nei prossimi mesi, una notizia davvero rassicurante: ci ritroveremo a vivere in un paese molto più simile alla nostra amata Patria. Fra una sessione di pesca al salmone e l’altra, sentiremo quindi molta meno nostalgia di casa!


Aggiunta del 4 aprile 2011: nel caso qualcuno non lo avesse capito (qualcuno c’è cascato sonoramente), l’articolo in questione era un bel Pesce d’Aprile. 😀 Il governo di Reinfeldt è sì un governo di centro-destra, con una politica orientata ai tagli dei costi nel sociale, ma certe peculiarità tutte Italiane sono bel lungi, e per fortuna, dal prendere piede in Svezia!

Försäkringskassan: la “mutua” svedese

Ieri, grazie ad un post della fattaturchina, mi sono ricordato di inviare la documentazione per l’iscrizione all’assicurazione sanitaria nazionale, Försäkringskassan.

L’ente in questione è quanto ci sia di più odiato dalla popolazione svedese: famoso per gli incredibili ritardi (anche fino a sei mesi, se non oltre) con cui avvengono i rimborsi per i periodi di assenza dal lavoro, per la pedantezza burocratica, per alcune scelte discutibili che hanno portato all’annullamento dei benefit per persone gravemente malate (un esempio).

E le cose non sono certo migliorate, anzi, con la crisi finanziaria degli ultimi anni (a proposito: il colosso bancario Nordea ha dichiarato la crisi ufficialmente conclusa in Svezia!) e con le scelte del governo di centrodestra che, all’insegna del contenimento dei costi, ha spinto la Försäkringskassan ad essere ancora più stretta e lenta.

Gli organi di informazione si occupano spesso dei momenti di tensione che conseguono da queste situazioni, raccontando delle minacce (spesso anche gravi) che arrivano agli impiegati della kassa o raccontando delle disavventure dei disgraziati che si vedono rifiutare supporto economico.

Da alcuni punti di vista, queste cose funzionano meglio in Italia. Nello Stivale, chi si assenta dal lavoro per qualche mese causa malattia si vede comunque arrivare lo stipendio regolarmente e non deve aspettare a lungo, sempre con l’incertezza di poter veramente vedere i soldi che gli spettano (perché il burocrate del giorno potrebbe decidere che il certificato rilasciato parecchi mesi fa dal medico non è chiaro e completo, o che il medico stesso ha commesso un errore nel valutare il tempo per cui il degente avrebbe avuto diritto al rimborso sanitario).

D’altronde è pur sempre vero che qui c’è (ancora) uno stato sociale reale, e le coperture che ti vengono garantite sono molto maggiori di quelle che puoi ottenere in Italia.

E molti svedesi, bisogna dirlo, ne hanno approfittato. Fino a qualche anno fa (non so come sia la situazione adesso) era una delle nazioni, se non la nazione, con il più alto di numero di assenze per malattia annue pro capite. La cosa è favorita anche dal fatto che te ne puoi stare a casa quando vuoi dichiarandoti malato senza certificato per sette giorni: il primo non ti sarà pagato, per i restanti avrai comunque diritto all’80% dello stipendio.

C’è anche da dire che, qui, non è facilissimo andare dal dottore: scordatevi le visite a casa, spesso bisogna prenotare le visite anche con 3 giorni  lavorativi di anticipo (l’alternativa per le urgenze resta, ovviamente, il pronto soccorso). Non esiste, inoltre, quantomeno dalle mie parti, il dottore personale: il cittadino si affida ad un centro medico a sua scelta e può trovare, di volta in volta, una persona differente ad occuparsi di lui. C’è da dire che, generalmente, tutto viene trascritto puntigliosamente sulla cartella clinica, e che questi dati vengono trasferiti ad altro centro nel caso la persona decida di affidarsi ad altri. E questo è, tutto sommato, un sistema che funziona abbastanza bene!

Arbetsförmedlingen

Ovvero l’ufficio di disoccupazione.

Mi ci sono iscritto a febbraio, giusto per iniziare ad assaporare l’ambiente.
In realtà, avendo un matrimonio da programmare per l’inizio dell’estate, mi risultava difficile pensare alla ricerca di un posto di lavoro in quel momento, visto che ci sarebbero stati in vista viaggi in Italia, giorni di vacanza e così via. Proporsi ad un datore di lavoro in quel modo sarebbe stato difficile.

In ogni caso, la signora che mi segue personalmente, Ingela, mi ha messo a disposizione un coach (interno ad Arbetsförmedlingen) con cui ho avuto una serie di incontri per verificare curriculum e dare indicazioni utili.
L’ufficio di disoccupazione svedese non fa molto più che questo: il compito di cercarti il lavoro spetta a te, tramite gli annunci pubblicati sul sito di Arbetsförmedlingen o dei soliti Monster, Adecco e compagnia.
Il discorso diventa diverso per i cittadini svedesi, che possono avere accesso ad un vero stipendio di disoccupazione, ma che, in tal caso, sono anche soggetti a maggiori obblighi. In particolare, non possono rifiutare più di un certo numero di lavori (in questo caso presentati dall’ufficio di disoccupazione stesso) altrimenti perdono il diritto alla paga.

Io stesso, sia chiaro, ho dei doveri: mi devo presentare regolarmente agli sportelli, presentare un paio di esempi di offerte di lavoro per cui ho mandato la mia adesione, e piccole cose di questo tipo. Se non lo faccio, Arbetsförmedlingen potrebbe decidere di smettere di darmi assistenza.

Al fine di preparare il mio piano per i prossimi mesi, pochi giorni fa ho avuto un nuovo appuntamento con Ingela, che sta valutando la possibilità di assegnarmi un nuovo coach. Non è detto che la cosa sia fattibile: puoi avere a disposizione solo un coach per tre mesi,e io l’ho già avuto. Nel mio caso, però, si può forse fare un’eccezione: ho avuto un coach interno che non aveva competenze specifiche per il mio campo professionale (IT), ma che mi ha potuto dare assistenza solo per la verifica del curriculum. L’opzione, adesso, sarebbe di verificare la possibilità di avere un coach esterno, da parte di una delle molte società private associate con Arbetsförmedlingen.

Oggi ho scartabellato fra le molte società, e ne ho scelta una, inviando i dati ad Ingela. Adesso resto in attesa di una risposta, per sapere se, effettivamente, avrò diritto al nuovo coaching. Quello che è certo, è che l’efficacia di queste compagnie esterne è molto dibattuta, e, dopo le elezioni, c’è una seria possibilità che il sistema cambi.

Da febbraio, in ogni caso, la mia situazione per Arbetsförmedlingen potrebbe cambiare in meglio: “compirò” un anno dalla mia iscrizione, e allora entrerò in una lista speciale che darà delle agevolazioni a chi mi volesse assumere. Chiaramente, spero che la situazione si risolva prima di allora…

Alcohol

Mentre in Italia si cerca di tirar fuori nuove leggi, senza riuscire al contempo ad applicare quelle vecchie, la questione alcol in Svezia è da sempre parecchio sentita.

Penso che più o meno tutti sappiano che qui si beve parecchio, non solo birra ma anche tanti superalcolici.

Uno dei metodi messi in atto dallo stato per contrastare il problema è il monopolio della vendita dell’alcohol per uso domestico: qui non puoi comprare da bere al supermercato (salvo certe birre a bassa gradazione) ma devi andare nei negozi della Systembolaget, la cui funzione dichiarata è “minimizzare i problemi relativi all’alcol, tramite una vendita responsabile senza fini di profitto”.

All’interno di questi shop non ci sono pubblicità di marchi, non ci sono offerte speciali, e ci sono tutta una serie di restrizioni (orari predefiniti, regole interne) che servono a dissuadere dall’acquisto. Gli stessi negozi sono diffusi in maniera ben definita sul territorio, perché una proliferazione degli stessi sarebbe dannosa.

Capita spesso che molti svedesi, quando vanno all’estero, si carichino la macchina di bevande alcoliche per il viaggio di ritorno! 😉

Il Systembolaget, che è un monopolio di stato, è in piedi dal 1955, ma già prima l’alcohol veniva venduto con limitazioni tramite  varie compagnie che dovevano utilizzare impopolari sistemi di razioni.

Diversa la questione per i locali: ovviamente qui la vendita è libera, ma bisogna comunque fare attenzione. Le attività che vogliano ottenere la licenza di vendita di alcohol devono adempiere a molte regole e affrontare una lunga trafila burocratica: fra le altre cose, sono tutti obbligati ad avere una cucina in cui si preparino i piatti in loco (microonde e precotti non vanno bene). E, per tutto il tempo in cui servono alcool devono sempre offrire cibo, senza poter chiudere la cucina. 
Pub, discoteche e compagnia, sono praticamente obbligati a reclutare delle forze di security esterne, fornite da compagnie di professionisti.
La security è estreamente ferra: non lascia entrare nel locale chi sia già in stato (anche solo lievemente) alterato, ed al primo segno di eccesso o mancanza di lucidità ti sbatte fuori senza troppi se e ma. 

In genere, quelli che per primi sono sbattuti fuori sono i turisti (italiani e spagnoli in primis) che, abbagliati dal mare di belle ragazze, non usi a bere quanto le controparti scandinave e assolutamente non a conoscenza delle strette regole di sicurezza, finiscono subito per passare il limite.

Il giudizio dell’addetto di sicurezza è insindacabile: se uno di loro ha deciso che sei fuori, sei fuori. Molti di loro sono persone esperte che sanno fare il loro lavoro e riconoscere i veri problemi, altri sono tavolta dei nuovi arrivati e tendono ad essere troppo zelanti.
Personalmente (ma è un caso limite) mi è capitato di essere sbattuto fuori perché ero fatto, come si poteva capire dalle mie pupille dilatate e gli occhi rossi, senza che il tipo e i suoi compari ne volesse sapere che portavo le lenti a contatto e soffrissi di occhio secco.
Solo l’intervento di un’amica poliziotta, che ha garantito per me, mi ha permesso di rientrare.

Personalmente ho la fortuna di non avere mai esagerato troppo con il bere, quindi riesco a contenermi ed evitare brutte sorprese: dopo aver bevuto birra mi ritrovo spesso ad ordinare della Red Bull, per la sorpresa del barista che, talvolta, finisce per infilarci dentro, automaticamente, della vodka non richiesta. (“Red Bull, just Red Bull”!)

Conosco i miei limiti, sono un pessimo bevitore, e, come dico spesso ai miei amici scandinavi, “non ci penso assolutamente a provare a starvi dietro”. Anche perché, quando capita…

In ogni caso (negozi, locali), la vendita è vietata ai minori, e le persone che dimostrano “fino a 25 anni” sono obbligate a mostrare un documento di identità. Una volta è stato chiesto, con mia grande sorpresa, pure a me.

Mamme

Una cosa che ho trovato davvero impressionante, in questi due anni di frequentazione costante della Svezia, è la percentuale di ragazze madri.

Sarà che qui le relazioni durano evidentemente meno che da noi (e sono impostate su criteri differenti), sarà che le ragazze svedesi vivono certi aspetti della vita sociale in maniera molto simile ai maschi (e, forse anche per questo, qui la parità non è un miraggio), sarà che c’è una tranquillità di fondo decisamente maggiore (lo stato sociale ti aiuta in maniera tangibile)… l’impressione è che ci sia anche molta più nonchalance procreativa, anche da parte delle ragazze più giovani.

La cosa positiva è che il tutto non sembra avere una cappa drammatica (come potrebbe essere da noi), ma parrebbe apparire come la più naturale delle situazioni.

Sia chiaro: le mie sono solo impressioni superficiali, non posso dire di conoscere adeguatamente il fenomeno… ma mi sembra che queste mamme single, pur con qualche compromesso, riescano ad avere una vita relativamente normale, anche dal punto di vista sociale, senza che ciò pregiudichi la crescita o l’educazione dei figli.

Vedremo se il tempo confermerà queste sensazioni…