Un pessimo giorno (anche) per la stampa svedese

Se in passato non ho mancato di elogiare la correttezza della stampa scandinava, oggi sono davvero critico e arrabbiato.
L’esempio più clamoroso viene da Dagens Nyheter, uno dei giornali più importanti di Svezia.

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Articolo principale
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Né nella homepage, né nell’articolo principale viene raccontata appieno la storia dietro l’attentato di Parigi. Non vengono menzionate apertamente le vignette contro Maometto, né il fatto che l’attentato sia a probabile matrice islamica. Islam e musulmani non vengono nominati.

È vero, in questi giorni ci sono stati, in Svezia, attentati contro le moschee, ed è il caso di tenere la tensione al minimo.
Sono il primo a sostenere la necessità di un’informazione moderata e corretta, che faccia distinzione fra appartenenti ad una confessione e terroristi, ma quando si scende nell’autocensura totale non ci siamo proprio. Qui la si dà vinta agli attentatori. Qui si va contro la libertà.
Altri giornali sono più o meno sulla stessa linea, con magari qualche concessione in più alla realtà dei fatti.

Il mio pensiero lo esprimo qui.

#JeSuisCharlie
#JeSuisCharlie

Politically Correct alla Svedese

Già da tempo, nel parlare con gli Svedesi (tanto in inglese quanto o lingua madre), mi sono tolto il brutto vizio di usare di default il maschile quando il sesso della persona non è conosciuto (ad esempio se si parla di un bambino – o di una bambina – che nascerà) o quando si parla in maniera generica: una persona generica è, infatti, “lui o lei”.
Mentre l’Italiano è una lingua a prevalenza maschile (per un gruppo di persone miste si utilizza sempre il maschile plurale, il femminile si usa solo se sono tutte donne), per lo svedese non è così, e certi nostri utilizzi derivati dall’abitudine suonano strani, se non offensivi.

Qui è sempre “han eller hon” per tutto, ma devo dire che, comunque, non mi è ancora capitato di sentire una sola persona usare il posticcio “hen”, termine asessuato creato ad arte negli ultimi decenni da alcuni pazzoidi…

Sono rimasto però assolutamente sorpreso quando la fiorista, nel momento di comprare una rosa per mia moglie, mi ha detto “aggiungo le istruzioni per lui o lei”, concetto ribadito poi in seguito…
In Italia, qualcuno devasterebbe il negozio. 😀

Tintin e il “politicamente corretto”

Una delle caratteristiche più note degli Svedesi è la tendenza al non volere mai urtare la sensibilità altrui. Questo finisce per fare sembrare gli Svedesi come un popolo introverso oltre il limite del chiuso, quando, in realtà, si tratta appunto di paura di invadere la sfera altrui.
È quindi normale che, in un paese come questo, il “politicamente corretto” sia spesso portato a livelli estremi.

Di oggi una notizia che ha del clamoroso, se non del ridicolo.
TinTin, il capolavoro fumettistico del belga Hergé, serie tuttora amata a dismisura in Svezia (anche prima del recente film di Spielberg) è stato bandito dalla biblioteca della Kulturhuset di Stoccolma per via della rappresentazione di alcuni stereotipi razziali, in particolare per quanto riguarda certi personaggi africani, arabi e turchi.

Poco importa, ovviamente, che certi stereotipi colonialisti fossero figli del tempo in cui gli albi sono stati scritti, e che non abbiano avuto alcun impatto negativo sulla popolazione che con quegli albi è cresciuta.
La notizia è stata presa anche dagli svedesi stessi. Fra i commenti letti da alcuni amici su Facebook ce n’è uno che sintetizza appieno la situazione. “Questa è follia storica e talebanesimo. Gente completamente priva di humour, distanza e prospettiva storica”.

La decisione è davvero folle, e sono in molti, me compreso, a sperare che il signor Behrang Meri, direttore artistico della “Casa della Cultura” sia costretto a tornare sui suoi passi.

UPDATE: Come segnalato nei commenti dal buon gattovi, Kulturhuset ha già fatto retromarcia! Evviva!