Arbetsförmedlingen

Ovvero l’ufficio di disoccupazione.

Mi ci sono iscritto a febbraio, giusto per iniziare ad assaporare l’ambiente.
In realtà, avendo un matrimonio da programmare per l’inizio dell’estate, mi risultava difficile pensare alla ricerca di un posto di lavoro in quel momento, visto che ci sarebbero stati in vista viaggi in Italia, giorni di vacanza e così via. Proporsi ad un datore di lavoro in quel modo sarebbe stato difficile.

In ogni caso, la signora che mi segue personalmente, Ingela, mi ha messo a disposizione un coach (interno ad Arbetsförmedlingen) con cui ho avuto una serie di incontri per verificare curriculum e dare indicazioni utili.
L’ufficio di disoccupazione svedese non fa molto più che questo: il compito di cercarti il lavoro spetta a te, tramite gli annunci pubblicati sul sito di Arbetsförmedlingen o dei soliti Monster, Adecco e compagnia.
Il discorso diventa diverso per i cittadini svedesi, che possono avere accesso ad un vero stipendio di disoccupazione, ma che, in tal caso, sono anche soggetti a maggiori obblighi. In particolare, non possono rifiutare più di un certo numero di lavori (in questo caso presentati dall’ufficio di disoccupazione stesso) altrimenti perdono il diritto alla paga.

Io stesso, sia chiaro, ho dei doveri: mi devo presentare regolarmente agli sportelli, presentare un paio di esempi di offerte di lavoro per cui ho mandato la mia adesione, e piccole cose di questo tipo. Se non lo faccio, Arbetsförmedlingen potrebbe decidere di smettere di darmi assistenza.

Al fine di preparare il mio piano per i prossimi mesi, pochi giorni fa ho avuto un nuovo appuntamento con Ingela, che sta valutando la possibilità di assegnarmi un nuovo coach. Non è detto che la cosa sia fattibile: puoi avere a disposizione solo un coach per tre mesi,e io l’ho già avuto. Nel mio caso, però, si può forse fare un’eccezione: ho avuto un coach interno che non aveva competenze specifiche per il mio campo professionale (IT), ma che mi ha potuto dare assistenza solo per la verifica del curriculum. L’opzione, adesso, sarebbe di verificare la possibilità di avere un coach esterno, da parte di una delle molte società private associate con Arbetsförmedlingen.

Oggi ho scartabellato fra le molte società, e ne ho scelta una, inviando i dati ad Ingela. Adesso resto in attesa di una risposta, per sapere se, effettivamente, avrò diritto al nuovo coaching. Quello che è certo, è che l’efficacia di queste compagnie esterne è molto dibattuta, e, dopo le elezioni, c’è una seria possibilità che il sistema cambi.

Da febbraio, in ogni caso, la mia situazione per Arbetsförmedlingen potrebbe cambiare in meglio: “compirò” un anno dalla mia iscrizione, e allora entrerò in una lista speciale che darà delle agevolazioni a chi mi volesse assumere. Chiaramente, spero che la situazione si risolva prima di allora…

10 pensieri riguardo “Arbetsförmedlingen

  1. Guarda, considerato l’assistenza che Arbetsförmedlingen fornisce, puoi anche ignorare i tuoi doveri. Ci son ostato un po’ di volte e ne sono sempre uscito con le mani che prudono.

    Rappresenta tutto il peggio che la Svezia ha da vendere in fatto di immigrazione: assistenza agli svedesi, aiuti smisurati agli extracomunitari (e non sto scherzando, lo dice anche un mio collega iracheno qui che ha tipo il 30-40% del suo stipendio pagato da loro, il resto dalla regione del Norrbotten… strano che 2 dei 3 nuovi medici qui siano iracheni e l’altro sia afgano, mente io sono “in coda”, vero?), mentre per gli EU… beh, siamo a stento stranieri, sono anche cazzi nostri, possiamo cavarcela con due consigli jolly (tipo “ah sai, più facile fuori Stoccolma e nelle piccole città… soprattutto al nord”, cosa che ho imparato un anno prima di trasferirmi).

    Il fatto è che aiutare le “fasce deboli” o i rifugiati riempie la Svezia di prestigio politico-umanitario, mentre aiutare un EU non paga in termini di immagine.

    Ti auguro tutta la fortuna possibile, ma ti sconsiglio di affidarti troppo a loro, se no il tuo periodo di disoccupazione potrebbe essere lungo 😉

    La mia teoria (confermata da alcuni svedesi e non, divertiti dalla mia analisi) è che Arbetsförmedlingen contribuisce ad abbassare la disoccupazione fornendo lavoro ai suoi dipendenti (che sono tanti), che altrimenti sarebbe a loro volta in a-kassan 🙂

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    1. In linea di massima concordo, però, appunto, c’è la questione di febbraio: dovrei entrare nel “circolo” di quelli che hanno lo stipendio pagato per metà (o giù di lì) dallo stato e dagli enti locali, per cui sarebbe molto più facile avere gente disposta ad assumermi.
      Se potessi permetterlo, mi converrebbe aspettare fino ad allora per avere prospettive migliori. 😀

      A quel che ho capito, non ti aiutano per nulla all’inizio, ma, se capiscono che sei in Svezia per restare, un minimo di aiuto te lo danno.
      Però, appunto, ho bisogno di risolvere la mia situazione prima di allora.

      Se non ci fossero stati i casini burocratici sul personnumer (che avevo da fine ottobre, ma l’ho saputo solo a gennaio) mi sarei mosso prima con Arbetsförmedlingen, e ora sarei in una posizione migliore.

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    2. Ciao!
      Tra qualche mese io e mia moglie (svedese) lasceremo l’Italia per trasferirci in Svezia……decisione presa dopo sei anni insieme a Milano.
      Sto lasciando il mio attuale lavoro senza avere già un lavoro in Svezia, ma l’idea di trasferirci in Svezia mi affascina, e pensiamo sia arrivato per noi il momento giusto.

      E’ un paese che adoro e mi ci trasferisco volentieri……..ma il mercato del lavoro svedese è davvero fermo come si intuisce dal tuo post, o riguarda in particolare la tua area di competenza?

      Se è fermo in generale, mi sa che mi aspettano tempi duri:-)

      Complimenti per il blog.

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      1. Ciao! Guarda… i dettagli per gli altri campi non li conosco, ma sicuramente il fatto che gran parte dell’ultima campagna elettorale sia stata basata sulla disoccupazione dovrebbe dire qualcosa.
        Puoi dare un’occhiata sui vari monster.se , metrojobb.se e compagnia per vedere cosa salta fuori per la tua professione!

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        1. Caro Roberto, una buona idea è controllare le liste delle professioni richieste nel Paese interessato. Per esempio in Svezia più che di medici hanno bisogno di personale specializzato nell’assistenza dei pazienti. Le materie umanistiche non hanno sbocchi e pure per altre professioni sono al completo, come ad esempio nel campo informatico.
          I vari Monster e Metro jobb sono per chi conosce lo svedese alla perfezione e interessano quasi esclusivamente i lavori legati all’economia (e anche molte fregature).
          In bocca al lupo.

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    3. Caro Dario, il problema degli extra-EU è presente ovunque.
      Pure in UK si sono rimangiati la parola sulla gente che proviene dalle ex-colonie e ora è in atto un giro di vite coi controfiocchi. E hanno anche ragione, devono prima pensare ai loro.
      Qua la politica è diversa ma presto cambierà. Si sono resi conto di quanti scrocconi abbiano importato… già hanno i loro, ce ne mancano di nuovi (peraltro appartenenti a culture completamente diverse da quella locale il che rende l’integrazione difficile se non impossibile).
      Personalmente ho l’impressione che in un futuro molto prossimo ognuno dovrà rimanersene a casa sua. Siamo in troppi ovunque.
      Indi per cui uno deve scegliere ora dove gli piace – previa accurata consultazione della lista delle professioni richieste nel Paese scelto. Perché devo stare in Spagna per il clima se poi rimango senza lavoro? E su questo appoggio la politica d’immigrazione di Paesi come gli USA che ci vanno giù duro e se il tal giorno alla tale ora non sei sull’aereo destinazione casetta tua, ti ci mettono loro di forza.
      Infine io credo che ognuno debba stare nel Paese col quale ha delle connessioni culturali e che gli si adatti come clima e stile di vita. L’apprendimento della lingua non è sufficiente, ogni lingua è una mentalità prima che un sistema di comunicazione.
      I sogni dell’Europa unita o, peggio, della globalizzazione, lasciamoli ad altri, la realtà è diversa che sulla carta.
      Ad majora. Alex

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    4. Bhè, anche se commentato nel 2010 direi che Dario ha inquadrato bene la situazione in generale, che direi è presente ancora nel 2016. Sono qui da 4 mesi e ho avuto la stessa impressione..

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  2. Ragazzi, qua di lavoro non ce n’è se non altamente qualificato. E non sempre.
    Comunque lasciare un lavoro in Italia è un errore. Qua bisogna sapere non solo lo svedese e l’inglese ma avere delle qualità e pensare alla svedese. Il fattore delle fasce deboli è una grande fregatura ma sta cambiando. Auguri.

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