Sciûsciâ e sciorbî

Uno dei proverbi più usati nella mia città natia Genova è “Sciûsciâ e sciorbî no se pêu“, ovvero “Soffiare e succhiare (contemporaneamente) non si può fare”.
In base alle nostre esperienze, pare che i “proprietari” (diciamolo per semplificare, vista la complessità del sistema) di appartamenti svedesi non conoscano questo detto: si aspettano di affittarti, o subaffittarti, il loro appartamento, prendere i soldi, ma poterne comunque disporre quando gli serve e fa piacere.
Quando, lo scorso novembre, ci siamo messi a cercare casa a Malmö, una potenziale proprietaria ci aveva detto “l’appartamento è questo ed è per voi. Però ho intenzione di fare qui una festa di Natale con i miei genitori e poi ne avrò di nuovo bisogno più avanti”. Chiaramente abbiamo detto “no”.

Con il precedente proprietario c’era stata una grossa rottura di scatole nella fase conclusiva: lui doveva vendere l’appartamento e quindi aveva la necessità di farlo vedere.
Ora, in Svezia le visning (“mostre”) dell’appartamento non sono esattamente operazioni semplici: sono eventi programmati, aperti al pubblico, che richiedono un certo lavoro.
La casa deve essere pulita e ordinata per bene, gli effetti personali devono essere portati via o nascosti (sia per sicurezza tua sia perché lo richiede esplicitamente l’agente immobiliare), alcuni mobili devono essere spostati e persino tolti di mezzo.
Insomma, bisogna farsi un discreto mazzo, oltre al fatto che bisogna andarsene via di casa per quell’oretta necessaria alla mostra.
Un proprietario di casa lo fa volentieri, perché dalla vendita guadagnerà qualcosa. Ma che il proprietario si aspetti che l’inquilino, che gli paga un affitto, faccia tutte queste cose solo perché lui deve vendere, è una cosa fuori dal mondo. E infatti l’inquilino non è assolutamente tenuto, per legge, a fare queste cose.
Lo scorso autunno, un po’ per cortesia, un po’ per ignoranza, un po’ perché Helena aveva più tempo libero, lo abbiamo fatto senza battere ciglio, e senza vederci neanche offrire uno straccio di compensazione e neppure un ringraziamento. Ci siamo però ripromessi di non farlo più, una volta spostatici nel nuovo appartamento.
Peraltro, quando abbiamo parlato con i nuovi proprietari non c’è mai stata alcuna menzione di visning, né a voce né nel contratto.

Adesso, improvvisamente, a due mesi dalla scadenza del nostro contratto (che avevamo, paradossalmente, anche concordato di prolungare fino a fine agosto) se ne sono venuti fuori dicendo che vogliono tenere le visning e le vogliono tenere ora, perché non vogliono rimetterci soldi tenendo l’appartamento sfitto per qualche tempo, ma vogliono completare la vendita il prima possibile dopo la nostra uscita. Tutto questo senza chiedere, ma ponendo il tutto come un solenne dato di fatto.
Alle nostre cortesi rimostranze ci è stato risposto “ma tanto sta arrivando la primavera, potete tranquillamente uscire di casa per un’oretta di tanto in tanto…”
Questa volta abbiamo deciso di tenere duro: paghiamo per l’appartamento e abbiamo diritto di starci quanto ci pare e di non dovere fare le pulizie e spostare cose quando decide qualcun altro.
La legge è dalla nostra parte, Helena si è informata con un ente che si occupa di queste questioni e la risposta è stata chiara.
Alle nostre risposte hanno fatto seguito mail e messaggi sulla segreteria telefonica piuttosto incazzosi e arroganti. La cosa ci dispiace perché siamo tutto fuorché rompicoglioni e ci piace tenere buoni rapporti… Ma che la gente si aspetti che tu ti prenda carico dei suoi problemi senza neanche chiederlo gentilmente è davvero assurdo.

Adesso si tratta solo di tenere duro per un mese e mezzo e cercare un’altra sistemazione sperando che non ci siano problemi a posteriori. Anche la prossima sarà per forza di cosa un’altra soluzione temporanea perché abbiamo deciso di investire buona parte del ricavato della vecchia casa nella nuova attività di Helena, ovvero un negozio a Malmö (quello che pensava di aprire a Stoccolma un anno e mezzo fa non era poi andato in porto).
A questo punto stiamo pensando seriamente di acquistare un contratto di affitto di prima mano qui a Malmö, anche se l’operazione non è semplicissima: persino reperire le informazioni al riguardo è un po’ complicato. Non è infatti illegale comprare il contratto, ma è illegale venderlo, e non è facile trovare qualcuno che si voglia esporre… anche se il mercato c’è ed è fiorente.

La nostra cucina attuale

Autorizzazioni e traslochi

In Svezia, per molte operazioni, le procedure e la burocrazia sono davvero semplici ed immediate. Per altre, però, ci sono a volte delle lungaggini davvero assurde ed irritanti.

Quando c’è accordo fra venditore ed acquirente, la procedura di passaggio di proprietà di un appartamento (o, meglio, del diritto a viverci, bostadsratt) è generalmente velocissima e si può arrivare a completare la cessione in meno di un mese. Questo nel 99% dei casi.

A volte, però, si fanno i conti senza l’oste, in questo la compagnia o
associazione che è l’effettiva proprietaria dell’immobile. La bostadsrättsförening deve infatti approvare il nuovo residente che viene a vivere nel suo territorio: d’altronde, se la compagnia resta proprietaria dell’appartamento fisico, è una cosa comprensibile. In genere è una semplice formalità: i consiglieri si riuniscono più volte al mese proprio per valutare le carte che arrivano dagli agenti immobiliari e dire “sì”.

Finché questo “sì” non arriva, la vendita non può essere portata avanti: persino l’anticipo, versato dall’acquirente al momento dell’accordo preliminare, resta congelato su un conto corrente dell’agente immobiliare, normalmente per pochi giorni.
Quando, però, la persona che “sa come fare le cose” è in vacanza o ha altro da fare (il consiglio della bostadsrättsförening è composto da persone che hanno impieghi veri), e nessuno è in grado di farle al suo posto, ecco che arriva l’intoppo.

Nonostante abbiamo raggiunto l’accordo per la vendita dell’appartamento di Väsby quasi un mese fa, l’autorizzazione è arrivata solo ieri, alla vigilia della firma del contratto e della consegna delle chiavi, cose che, a quel punto, rischiavano seriamente di essere posticipate (peccato che Helena avesse già il treno di ritorno prenotato, dopo il weekend passato lì). Tutto ciò nonostante l’agente immobiliare chiamasse regolarmente la compagnia per sollecitare, al punto di dovere spiegare lui quali procedure applicare a persone che non sapevano come fare (uno di questi si limitava a rispondere al telefono “sì, io approvo”).
Per fortuna, alla fine è andato tutto bene e l’appartamento è finalmente venduto.

Siamo però nella stessa situazione per quanto riguarda l’affitto del prossimo appartamento. Sì, perché, per fare le cose per bene (ma non tutti lo fanno), anche quando affitti un appartamento ad una terza persona, la bostadsrättsförening deve prendere visione del contratto ed approvare.

Sabato prossimo dovremo firmare il nuovo contratto (di sei mesi, in modo da avere tempo di cercare con calma qualcosa da comprare) e prendere le chiavi, ma attendiamo ancora l’autorizzazione… e il 30 novembre al più tardi dobbiamo lasciare la casa attuale!

Comunque… L’ultimo mese è stato decisamente stressante, senza un momento per rifiatare.
Il primo fine settimana del mese siamo dovuti andare a Väsby per preparare il trasloco (nostro e di mia suocera), che è avvenuto pochi giorni dopo. Il weekend successivo lo abbiamo passato a lavorare nel nuovo appartamento di Malmö di mia suocera, mentre in quello appena passato siamo tornati a Väsby per buttare via tutto quello che era rimasto (inclusi mobili e cose che erano ancora in buono stato ma che non eravamo riusciti a portare giù). E il prossimo settimana ci attende, appunto, il nuovo trasloco e la ripulitura dell’appartamento in cui siamo ora… 😀

Ricordati di pagare le bollette!

Non pagare le bollette, o le relative maggiorazioni, in Svezia può mettere in fretta in una brutta situazione.
A luglio, quando ci siamo trasferiti a Malmö, abbiamo tardato, un po’ per pigrizia un po’ perché abbiamo fatto un mezzo casino noi, ad impostare l’inoltro della posta al nostro nuovo indirizzo. Come risultato, una piccola parte della posta, è rimasta ad Upplands Väsby. Quando mia moglie, ad agosto, è andata nella sua cittadina natale, ha recuperato tutto quello che era rimasto lì, incluso il påminnelse (promemoria) di una piccola bolletta (295 corone, una trentina di euro) di BoPunkten, che, nel trambusto, era rimasta indietro.
BoPunkten è una compagnia che, almeno in teoria, dovrebbe rendere più facile cercare casa. Noi ci siamo associati per un breve periodo al fine di trovare l’appartamento da affittare a Malmö e consultare i loro annunci, anche se la cosa è stata completamente inutile: esattamente come per Blocket, gli appartamenti in affitto vanno via in un attimo, quindi spendere dei soldi per BoPunkten non serve a niente. Piuttosto, è sempre meglio mettere un piccolo annuncio su Blocket in cui si cerca casa, per essere subissati di contatti. Ma sto divagando…

Al rientro di mia moglie provvediamo a pagare la bolletta, ma, dopo un paio di giorni, riceviamo la comunicazione che, nel frattempo, la pratica è stata girata da Segoria, una delle società di inkasso più utilizzate in Svezia, a Kronofogden, la grande autorità che si occupa di gestire i debiti degli svedesi. Uno dei nostri problemi, è che, con l’inoltro della posta da Upplands Väsby a Malmö riceviamo tutto 1-2 giorni dopo (anche 3-4, se c’è di mezzo il fine settimana) rispetto alla norma svedese della consegna rigorosa nel giorno successivo alla spedizione. Per certe cose, viviamo quindi in leggera differita.

Comunque… Essere registrati a Kronofogden non è bello: una volta inseriti nel registro, procedura che avviene decisamente in fretta e anche per cifre irrisorie, si è infatti “protestati” per tre anni, con l’impossibilità di accedere a mutui e finanziamenti di alcun tipo.
Il sistema di Kronofogden funziona così: quando la pratica viene girata a loro, si riceve un avvio a casa, a cui bisogna rispondere (con lettera scritta) dicendo che, entro dieci giorni ci si impegna a risolvere il problema. Se non lo si fa, si va nei guai. Inoltre, una volta passate per Kronofogden, le bollette ricevono una maggiorazione non da poco.

Una volta ricevuta la comunicazione, mia moglie chiama immediatamente Kronofogden per chiedere cosa fare, soprattutto tenendo conto del fatto che il pagamento originario era già stato effettuato.
Poco male, con una “piccola” maggiorazione di 295 corone (in pratica, la bolletta originaria veniva raddoppiata!) ce la saremmo cavata. Rispondo quindi con la lettera firmata, e, il giorno dopo, procedo al pagamento.

Tutto risolto? Non proprio… una ventina di giorni dopo ricevo una comunicazione del tipo “Hai risposto con una lettera dicendo che ti saresti impegnato a completare il pagamento ma non l’hai fatto. Segoria ti ha quindi fatto registrare e hai trenta giorni di tempo per fare appello con una protesta scritta”.
Vado subito a controllare e scopro l’inghippo: fra una comunicazione e l’altra Segoria aveva cambiato il numero di fattura (la prima era intestata a BoPunkten, la seconda direttamente a Segoria)! Quando ho effettuato il pagamento della parte restante, avevo utilizzato il numero di fattura originario… ovviamente Segoria ha intascato i soldi, ma non si è accorta del pagamento.

Nei giorni successivi mia moglie passa parecchio tempo al telefono sia con Segoria che con Kronofogden: i primi continuano a dire “sì, abbiamo ricevuto tutto, per noi la questione è chiusa”. I secondi “Segoria non ci ha detto nulla, quindi la questione è aperta”. Però, pare anche che, trattandosi di un mancato pagamento “parziale” non avrei un betalningsanmärkning (il “marchio” del protestato) vero e proprio, ma solo una “nota”. Che conseguenze possano esserci con una “nota”, non lo so.

Una volta appurato che non si andava da nessuna parte, mi decido a spedire la raccomandata con tutte le spiegazioni, le ricevute di pagamento, etc. Passa del tempo, e ricevo la comunicazione che Kronofogden ha girato il tutto ad un giudice di pace. Sinceramente, a questo punto punto mi sarei atteso una risoluzione più celere, ma mi tocca aspettare ancora.
Finalmente, un paio di settimane fa, arriva la lettera finale: il giudice di pace ha deciso in mio favore, e la pratica è chiusa come previsto.

Insomma… è vero che anche in Italia negli ultimi anni il recupero crediti ha dato una bella stretta sui cittadini, con situazioni spesso assurde e paradossali… ma, qui in svezia, bisogna essere davvero puntuali con le bollette perché la punizione è chirurgica e celere anche per cifre irrisorie.

Lavatrici

Oggi ho incontrato il mio “padrone di casa” (lo conosco da un paio d’anni, ma non ci eravamo ancora visti da quando mi sono trasferito qui), che è venuto a spiegarmi alcune informazioni, cose che, per lo più, sapevo già ma che è sempre meglio ribadire, nonché a prendere l’affitto dei primi due mesi.

Una cosa che differenzia il tipico appartamento italiano da quello svedese è che qui non serve acquistare una lavatrice: ogni condominio è dotato di una sala apposita, che contiene lavatrice ed asciugatrice (vi ci voglio vedere, a stendere la roba fuori d’inverno quando ci sono poche ore di sole e temperature rigide). Oggi mi ha fatto vedere dove è questa sala e le modalità di accesso e prenotazione: una semplice lista in cui basta segnare il proprio nome negli slot di tempo disponibili. Peccato che la lavatrice si fosse appena rotta: il condominio aspetta un rimpiazzo… speriamo che ci siano delle istruzioni in inglese!

David mi ha anche fatto notare (come se non me ne fossi già accorto) che le pareti sono molto sottili, e chi capiterà di sentire parecchio i vicini. Per fortuna, gli svedesi sono silenziosi e poco caciaroni.

Per il resto tutto a posto. In strada, quando porterò su l’auto, potrò posteggiare liberamente: c’è solo una limitazione per un solo giorno alla settimana, e solo d’inverno (immagino sia per l’eventuale passaggio di spazzaneve). Fra l’altro, parlando d’auto, avendo una targa estera sarò uno dei fortunati che potrà tranquillamente entrare in Stoccolma “città” (ricordo che io abito a Bromma), senza dovere pagare la tassa d’ingresso che spetta a chi non è, appunto, di Stoccolma città.  Personalmente, però, preferirò muovermi con l’ottima Tunnelbana, di cui, probabilmente, vi racconterò qualcosa domani.

Un nuovo inizio

Chi mi conosce sa che frequento la Svezia – e Stoccolma in particolare – da parecchio tempo.
La mia decisione di trasferirmi qui non dovrebbe, quindi, aver colto nessuno di sorpresa. Decisamente più sconvolgente, probabilmente, il fatto che abbia letteralmente mollato tutto – incluso un posto di lavoro eccellente dal punto di vista retributivo – e che me ne sia venuto qui senza avere nulla in mano, un nuovo posto, nessuna certezza, in un momento in cui la Grande Crisi investe in maniera decisa l’economia di mezzo mondo.
Fatto sta che, ormai, sono qui, e visto che, almeno per ora, il tempo libero non mi dovrebbe mancare, spero di riuscire ad aggiornare con regolarità questo nuovo blog che vi informerà sulle mie vicissitudini.

La mia nuova vita svedese inizia, all’incirca, alle 17:30 di oggi (“ieri”, dato che questo articolo sarà pubblicato dopo la mezzanotte) lunedi 13 luglio 2009, nel momento dell’atterraggio all’aeroporto di Arlanda.

Prelevati i bagagli e cambiata la valuta, sono quindi salito sull’Arlanda Express, il “trenino” che collega l’aerostazione con Stoccolma. L’A.E. non costa poco (circa 22 euro per la sola andata), ma è davvero un ottimo servizio che, in una ventina di minuti, ti porta nel pieno centro della città.
Arrivato alla Centralstation ho dovuto attendere che un’amica mi portasse le chiavi dell’appartamento che mi aveva procurato, subaffittato da un suo amico.

A questo punto è doverosa una chiosa su come funzioni il mercato degli appartamenti a Stoccolma e nella nazione: a differenza che in Italia, la percentuale di persone che sono proprietarie dell’appartamento in cui vivono è davvero bassa. Comprare ha spesso dei costi proibitivi, soprattutto se cerchi casa in città, o in una zona comoda.

Ma anche affittare è tutto fuorché facile! Il cosiddetto “affitto di prima mano” è infatti una chimera che gli stessi svedesi rischiano di inseguire per molti anni: le case sono infatti di proprietà di grandi “landlord” (spesso lo Stato o il Comune), che hanno liste di attesa lunghissime, anche di anni.
La conseguenza di tutto ciò è che chi ha un contratto “di prima mano” se lo tiene a vita (le possibilità di essere sfrattati sono quasi inesistenti) anche se non ha alcun interesse a vivere in quell’appartamento.
Ecco quindi che le case vengono generalmente “subaffittate” con accordi a tempo (3 mesi, 9 mesi, 1 anno) assolutamente informali e senza che nulla venga messo su carta. C’è ovviamente un altra alternativa: la cessione dei contratti di prima mano, fatta utilizzando accordi privati arzigogolati (e non è sempre detto che il landlord accetti), spesso sotto forma di baratto di appartamenti o dietro il versamento – rigorosamente in nero – di una congrua cifra. Questa congrua cifra, nel caso di una zona centrale o prestigiosa di Stoccolma, può raggiungere cifre decisamente consistenti (parliamo di decine di migliaia di euro).

Il primo appartamento che mi è stato offerto (sempre da amici di amici) utilizzava proprio questa formula: contratto di prima mano a 7000 corone (meno di 700 euro) al mese per un monolocale (ma al catasto svedese è registrato come “studio”) in una delle zone più affascinanti del centro di Stoccolma, ma la cifra per rilevare il tutto era di un certo peso. Affittare il mio appartamento di Milano, a questo punto, non mi sarebbe più bastato: avrei dovuto venderlo, pagare con una quota il dovuto, estinguere il mutuo, e tenermi il resto per sopravvivere a Stoccolma.

A malincuore (mi sarebbe davvero piaciuto vivere in quella zona) ho quindi optato per un contratto di seconda mano, sempre per un monolocale, questa volta lontano dal centro città. La cifra, però, era talmente conveniente (4000 corone al mese tutto incluso, e parliamo di arredamento, corrente, gas, connessione internet, etc.) da non potermelo lasciare scappare. Ok, Bromma (tecnicamente uno dei paesi dell’hinterland anche se, in realtà, siamo a meno di 8 km dal centro) non è esattamente Stoccolma, ma l’appartamento è vicino ad una fermata della metro (e la tariffa per arrivare in centro è urbana!) e in più, come appurato su Google Maps, è pure in una zona piena di verde.

Oggi, finalmente, intorno alle 20 (e dopo avere speso 25 euro di Taxi per arrivare qui dalla stazione centrale) ho avuto modo di mettere piede nella mia nuova dimora. Abituato ai prezzi delle città del nord Italia, mi aspettavo un posto al limite della vivibilità e, invece, l’appartamento si è rivelato una graditissima sorpresa: una stanza spaziosa, un cucinino, un bagnetto con mezza vasca, una dispensa-armadio. E, intorno, tanto verde, un parco giochi per bambini, un centro sportivo. L’appartamento è fornito di tutto: televisione, router internet, stoviglie. Manca, piccolo particolare, solo il letto (ero stato avvisato, ovviamente) e, per ora, mi dovrò accontentare di un materasso sul pavimento. Quando avrò un attimo (e un mezzo di trasporto), sarà inevitabile l’escursione all’IKEA!

Ovviamente, non avendo nulla da mangiare, ne ho approfittato per un’escursione in centro: nel breve tragitto verso la metro (“Tunnelbana”) ho notato che, in zona, ci sono una pizzeria (sicuramente la fanno buonissima, la pizza, ma non ho esattamente voglia di provarla!) e altri ristoranti, ma, come da perfetta tradizione scandinava – se non sei in centro città – poco dopo le 21 sono già chiusi.

Si va quindi ad Hötorget, una delle piazze principali di Stoccolma. Il tempo di cenare (21 euro, con filetto, onion rings, patatine, birra e caffè) e sono le 22:30. Un breve giro per Drottninggatan (c’è ancora luce, il crepuscolo è affascinante) e si rientra. Domani comincia il bello!