…ma ad Elsimburgo mi sono imbattuto nella Pasticceria Cucco, l’unica konditori italiana di cui sia a conoscenza. Ottimi cannoli, appunto, eccellente caffè e tante altre paste invitanti. Perché, per quanto le adori, non si può vivere di solefika svedese e prinsesstårta.
E bisogna dire che il bolognese David e sua moglie Nadia sono davvero persone squisiste e cordiali!
Mi rendo conto solo ora di non avere mai parlato dei semla, una delle mie delizie preferite di Svezia.
Come in Italia, anche qui non mancano i dolci stagionali, quelle prelibatezze che, chissà perché, si mangiano solo in un certo periodo dell’anno.
Se nel Bel Paese febbraio è il mese delle bugie (o chiacchiere), qui domina, per l’appunto, il semla. Impossibile andare in giro senza vedere offerte di konditori e caffè che fanno di tutto per invogliarti a rinunciare alla tua dieta. Un semla al naturale
A prima vista, il semla sembra essere la versione gigante di un bignè alla panna (quello che a Genova chiamiamo “cavolino“), ma ci sono alcune differenze fondamentali: la pasta è decisamente meno morbida di quella di un bignè e, sotto la panna, c’è un delizioso strato di pasta di mandorle.
In Svezia ci sono due distinte ideologie su come il semla vada mangiato: al naturale (la forma più diffusa) o hetvägg, ovvero in un piatto fondo riempito di latte caldo. In genere, chi apprezza un modo disprezza l’altro.
Personalmente non mi faccio troppi problemi, anche se devo dire di preferire decisamente la versione calda: in questo modo, il bulle si ammorbidisce e diventa ancora più buono!
Purtroppo (o, per fortuna, visto l’impatto sulla mia dieta) febbraio sta per finire: io direi un bel “basta!” a queste usanze stagionali… mangiamo semla tutto l’anno! Un semla “hetvägg”
(non “muro caldo”, come molti svedesi stessi pensano, ma “brioche calda”)
Come sa chi mi legge da tempo, in Svezia ci piace festeggiare “ufficialmente” i dolci. Oggi, 4 ottobre, si celebra il Kanelbullens dag, dedicato ai rollini di cannella. A differenza che per altre tradizioni, come il vaffeldagen, non ci sono storielle particolari da raccontare al riguardo, se non il fatto che la “festa” è stata istituita il 4 ottobre 1999 dalla responsabile di Hembakningsrådet, un ente che si occupa di promuovere la panificazione casalinga.
La data scelta, il 4 ottobre, coincideva con quella che era, nel 1999, la Giornata dell’Infanzia in Svezia.
La cosa ha preso piede e, attualmente, questo è il giorno in cui le konditori, i forni, i distributori di benzina e i supermercati promuovono con orgoglio il kanelbulle, magari con offerte speciali.
Questo pomeriggio sono arrivate in ufficio, offerte dall’azienda, le delizie di cui sopra, per una deliziosa fika cui non si può proprio resistere!
Fika è una parola svedese che indica un concetto non facilmente spiegabile in Italiano. Tecnicamente vorrebbe dire “caffé”, non tanto inteso come la bevanda, quanto l’insieme del caffé stesso e di tutte le cose che ci mangiucchi assieme. Perché in Svezia il caffé non si beve mai da solo, neanche alla fine della cena: ci si aggiunge sempre qualcosa, come dei dolci, dei biscotti, una fetta di torta.
Ma la fika è anche e soprattutto un momento sociale: è la pausa caffè con i colleghi di ufficio o con gli amici, il momento della chiacchierata, cui non puoi letteralmente sottrarti nel corso della giornata. Se sei chiamato per la fika non ti puoi praticamente negare, sei moralmente obbligato a partecipare e socializzare.
Se decidi di offrire il caffé, per il discorso che facevo sopra, dovrai sempre aggiungere anche qualcos’altro (dolcino, brioche, una pasta, etc.), altrimenti lascerai l’impressione di fare le cose a metà.
Smentiamo qualche luogo comune a riguardo del caffé nordico: non è il caffé americano. Quest’ultimo è molto più allungato e acquoso rispetto al caffé che si beve da queste parti, che invece ha un gusto forte e leggermente pungente. Molti italiani schifano per principio il caffé nordico, semplicemente perché non è uguale a quello cui sono abituati. Non è vero che il caffé nordico è meno forte dell’espresso italiano (anzi, c’è più caffeina nel complesso), è semplicemente una bevanda preparata in maniera diversa e che viene bevuta in maniera diversa. Personalmente apprezzo parecchio il caffé nordico, e lo alterno senza problemi al caffé all’Italiana fatto con la moka. La marca nostrana che si trova più facilmente al supermercato è la solita Lavazza, anche se il “Crema e Gusto” (il mio preferito da parte loro) è al momento distribuito solo da poche catene. Ci sono anche marche svedesi che vendono caffè macinato per moka, ma non le ho mai provate a casa. In compenso mi hanno regalato dell’espresso svedese da torrefazione che è buono.
Qualunque caffetteria, al giorno d’oggi, ti fa senza alcun problema l’espresso (con inevitabile domanda, almeno finché non impari a dirlo prima tu, “singolo o doppio?), non sempre buono però. Noi Italiani sappiamo bene che il segreto del caffè da bar è la frequenza con cui viene fatto: se la macchina da espresso sta ferma a lungo, il caffè risulta meno buono. Anche per questo, a parte casi particolari, non prendo mai l’espresso al bar da queste parti: lo bevono in pochi e quindi la macchina ha lunghi momenti di pausa.
Più difficile trovare il caffè all’italiana al ristorante: molti si limitano a tenere il bricco di vetro col caffè nordico mantenuto caldo. Ovviamente, se manca poco, conviene aspettare che abbiano appena riempito la caraffa, perché quello appena fatto è meglio. Nelle caffetterie, oltre all’immancabile cappuccino e al “latte” (che è il nostro caffellatte!), si trovano spesso le varianti mocha (caffè + cioccolato). Non aspettatevi di trovare da nessuna parte il “marocchino”, mentre è sicuramente difficile spiegare a chi sta dietro al banco i concetti di “lungo”, “ristretto”, “macchiato” e compagnia.
Il dolce per eccellenza della fika è il rollino di cannella (kanelbulle, o cinnamon roll in inglese), ma sono anche molto apprezzati wienerbröd, le palline di cioccolato (oggi note come chockladbollar, dato che il nome storico negerbollar è caduto in disuso) e la torta al cioccolato accompagnata da panna montata. Discorso a parte per le fette di torte cremose (tårta) che sono una vera e propria, apprezzatissima, meraviglia da fika: su tutte la prinsesstårta (la mia preferita in assoluto), ma anche la white lady e la budapestbakelse. Andare in una konditori (pasticceria) e farsi una fika a base di queste delizie è una vera e propria gioia per il palato.
Tornando alle caffetterie, Starbucks, per chi se lo chiedesse, qui non esiste: esistono però catene similari che portano nomi esotici come Wayne’s Coffe, Coffehouse by George o il più italo-internazionale Ritazza, che si trova in stazioni ed aeroporti. Il consiglio, però, è di andare in caffetterie (oppure konditori) artigianali, dove si possono trovare cose più particolari e gustose per accompagnare il caffé.
Insomma: per chiunque venga in Svezia, la fika è un’esperienza da provare senza esitazioni, in grado di rallegrarvi la giornata nel migliore dei modi!