Di battesimi e viaggi a Stoccolma

A inizio gennaio ho potuto assistere al mio primo battestimo secondo i crismi della Svenska kyrka, per il primogenito di una coppia di amici stoccolmesi.

Come già notato per altri riti religiosi, la prima cosa che salta all’occhio è il livello di “pompa” decisamente minore rispetto al rito cattolico.
Anche in questo caso, il prete, che qui ha più libertà nel preparare la cerimonia (concordandone i passaggi assieme ai familiari), ha avuto un atteggiamento decisamente meno formale, più lieve ed “umano”, durante la celebrazione, rispetto al tipico celebrante italiano.
Il tutto visto dall’esterno, l’impressione è quella che i credenti abbiano più a che fare con un “compagno” di culto, che non di una qualche forma di autorità.

Due le note particolari: la prima riguarda l’impostazione della cerimonia che, come detto, è stata ancora una volta piuttosto informale, alternando alle preghiere e ai canti religiosi anche momenti laici. La famiglia del bimbo ha avuto modo di eseguire dal vivo un brano scritto dal papà (musicista professionista) per il bimbo, senza alcuna tematica sacra. Nulla di strano, se penso che, l’anno scorso, ho assistito ad un matrimonio religioso conclusosi, per la musica che accompagnava l’uscita degli sposi, sulle note di Don’t Stop Me Now dei Queen!

La seconda nota riguarda il prete stesso, ovvero la classica persona che, dalla Chiesa Cattolica, verrebbe definito come un “peccatore”. Non che abbia in qualche modo parlato di certe sue preferenze, ma la cosa era palese a tutti, senza che, peraltro, questo fosse un problema. La Chiesa Svedese non discrimina infatti i preti omosessuali, e permette anche loro di sposarsi con compagni dello stesso sesso.
Eva Brunne è salita qualche anno fa agli onori della cronanca per essere la prima vescova (si dice così?) apertamente omosessuale del mondo cristiano. Per carità, resistenze al riguardo esistono anche qui, ma permettetemelo: quanta ipocrisia in meno!

Attenzione, però: non è che un rito meno pomposo e formale implichi una minore ufficialità o serietà della cerimonia. Il bimbo è stato accolto ufficialmente come nuovo arrivato nella Chiesa Svedese e il fatto di avere musica o altri momenti “non sacri” non sminuisce mai il valore liturgico.

Dopo la cerimonia, nei locali stessi della chiesa, si è tenuta l’immancabile fika con i convenuti.

Altra considerazione, che vale anche per i matrimoni: i regali, qui, sono decisamente più semplici, meno sfarzosi e, soprattutto, sono economici. Niente abbondanza di oggetti in oro, niente somme importanti, niente liste nozze o battesimo o altro. Il regalo è spesso un piccolo pensierino piuttosto semplice, in cui, spesso, si bada più a fare qualcosa di personale che non a cercare di “non fare brutta figura”. Anche questo è un tipo di semplicità che, personalmente, apprezzo molto.
E se proprio lo volete sapere, non esistono neanche le bomboniere: un’intera industria che, qui, non ha ragione di esistere. 😀

Il viaggio mi ha anche dato l’occasione di rivedere brevemente Stoccolma, e qui non nascondo di avere provato un po’ di nostalgia. Gli splendidi panorami acquatici, il mio amato Pub Anchor, la lingua comprensibile, la neve abbondante che copriva tutto (nel frattempo si è sciolta anche lì, ma rispetto alle sputacchiate del brutto e umido inverno scanico è tutta un’altra storia) hanno sicuramente sollecitato il mio animo più malinconico. Per quanto apprezzi Malmö, è Stoccolma la città di cui mi sono veramente innamorato e che mi ha fatto, a sua volta, innamorare della Svezia. Chissà, forse un giorno torneremo a vivere lì…

La chiesa di Boo, vicino a Stoccolma
La chiesa di Boo, vicino a Stoccolma

Midsommarsafton

Ovvero la festa del Solstizio d’Estate, una delle più sentite da parte del popolo svedese. Midsommarsafton, tecnicamente, significa “la vigilia di mezz’estate”: come già per il Natale, infatti, si preferisce celebrare la vigilia piuttosto che la festività stessa. Midsommar non cade in un giorno fisso, ma nel sabato più vicino al giorno del solstizio vero. La vigilia è quindi sempre di venerdì, ed è un giorno “rosso” (festivo) sul calendario svedese: la festa è fra le più importanti, al punto che persino i supermercati (solitamente una certezza aperta fino alle 21-22) chiudono nel pomeriggio. Buona parte della popolazione approfitta dell’occasione per una minivacanza in cottage in campagna o nelle isole, ed è quindi normale che la città si svuoti.

Il pranzo di midsommar è il tipico pranzo festivo svedese, a base di aringhe e patate con l’aggiunta eventuale delle solite köttbullar, o del salmone ed immancabili snaps (“Helan gåååår“). Ormai mi piace pensare che, mentre per le feste italiane si preparano i manicaretti più complicati, per quelle svedesi si aprono le scatolette di aringhe. Il tutto è, per carità, sempre delizioso.

Dopo il pranzo, arriva il vero e proprio momento di festa tanto amato dai bambini (spesso agghindati in abiti tradizionali e inghirlandati). Le famiglie si radunano in un prato, in cui viene issato il tipico midsommarstång, l’albero celebrativo attorno a cui si celebrerà l’evento.

Si issa l'albero

Una volta completata l’operazione, inizia il vecchio rito di origine pagana: i bimbi ed i genitori si riuniscono in circolo attorno all’albero, ed iniziano una serie di danze all’insegna di canzoncine tradizionali. La più divertente è sempre Björnen Sover (Dorme l’Orso): chi sta in mezzo deve stare fermo accucciato facendo finta di dormire fino a quando termina il brano… a quel punto dovrà correre a catturare la prima persona di fronte a lui o lei, cui spetterà il compito di stare in mezzo al prossimo turno.

Dorme l'orso

Molti di questi balli in circolo mi ricordano, personalmente, alcune scene del fantastico film horror Wicker Man, ovviamente in versione giocosa spogliate di ogni componente malsana. 😀

La festa

Per l’occasione, io mia moglie e mia suocera siamo stati nel prato nell’area di Gunnes Gård, a pochi passi da dove viviamo in Upplands Väsby. L’ente culturale dell’area ha anche provveduto ad organizzare esempi di balli folkloristici di tutta la Svezia (e non solo), che, personalmente, ho trovato un po’ noiosetti.

Danze
Bimbi

Ma Gunnes Gård è anche e soprattutto un’area di rievocazione storica, in cui si ha la possibilità di riscoprire il modo di vivere dei vichinghi, con la ricostruzione di abitazioni storiche ed animali allevati secondo le antiche usanze. In ogni caso, è un posto che vale la pena visitare, anche solo per rendersi conto che i vichinghi erano, per lo più, popolazioni pacifiche che vivano di allevamento: quelli che noi tendiamo a mitizzare, sono infatti per lo più gli esploratori e, soprattutto, i pirati.

Gunnes gård
Abitazione vichinga
Il pane tradizionale
Beeeee

Dopo la festa, si continua nuovamente a casa (o al cottage), con la cena… sempre a base di aringhe e patate, ma spesso accompagnata dal gusto ruvido dei Kräfta (in inglese crayfish, simili alle nostre Cicale di Mare ma, a mio avviso, meno buone). Ovviamente se ne approfitta per bere, cantare assieme e stare alzati fino a tardissimo, per godere della luminosissima (a Stoccolma si arriva a stento ad avere un po’ di buio) “notte più luminosa dell’anno”!

Un matrimonio e un funerale

In questo anno ho avuto modo di confrontarmi con due eventi che fanno parte della vita, e che, in qualche modo, ne rappresentano il momento di massima festa e quello più triste. È stato interessante, pur essendo (almeno in parte) coinvolto emotivamente, osservare differenze e similitudini rispetto a come li viviamo noi.

Il matrimonio

Il matrimonio cui ho assistito è un matrimonio religioso standard. La stragrande maggioranza dei matrimoni svedesi si tiene nel pomeriggio o nella prima serata, perché è davvero importante l’aspetto party in nottata: ogni festa, dopo la cena, si conclude infatti con balli e bevute fino all’arrivo del mattino e oltre (quantomeno d’estate). Questa cosa, ad esempio, è stato uno dei motivi di “contrasto” fra me e mia moglie al momento di programmare il nostro sposalizio: da Italiano mi veniva difficile pensare a una celebrazione che non fosse in mattinata, seguita dal tradizionale pranzo. A parlarne, ci siamo resi conto che la soluzione svedese era più gradita ad entrambi, e quindi abbiamo optato per quella (anche se il tutto si è tenuto in Liguria).
A differenza di quelli cattolici, i matrimoni religiosi della confessione luterano-svedese non si devono tenere necessariamente in chiesa: va bene un posto qualunque, anche all’aperto, a patto che sia garantita la sacralità dell’evento. I preti non hanno problemi a muoversi e celebrare le nozze nei posti più impensati e suggestivi: quelle cui abbiamo assistito si sono però tenuto in una normale chiesa di campagna svedese.

Una cosa che mi ha colpito immediatamente è la leggerezza della liturgia rispetto agli sposalizi cattolici: in pratica si va subito al sodo, anche se non mancano preghiere e canti religiosi. Altra caratteristica particolare è la presenza di brani musicali laici, scelti dagli sposi insieme ai musicisti di fiducia che si esibiscono per l’occasione: ti può capitare di sentire roba di Bob Dylan come di qualche cantautore locale.

Personalmente devo dire di non avere apprezzato particolarmente la cerimonia: sarà che il prete era un po’ antipatico e scontroso, mi è sembrato un matrimonio privo di atmosfera e magia, nonostante la bellezza del posto. Freddo, nel complesso. Ma forse si è trattato di un caso particolare, dato che mia moglie (che pure di matrimoni svedesi ne ha visti parecchi) condivide la mia opinione al riguardo di questa celebrazione.

Il dopo cerimonia si è tenuto in un centro alberghiero di campagna, molto suggestivo. Qui sono stato decisamente impressionato in negativo dalla totale mancanza di spontaneità del festeggiamento: in pratica tutto viene arrangiato a monte secondo linee standard.
C’è un toastmaster che coordina gli eventi, ci sono tutta una serie di discorsi a seguire un ordine prestabilito (tocca generalmente al padre della sposa il compito di inaugurare il tutto) e concordati, nelle tempistiche, con il toastmaster stesso. Persino il momento in cui si fa l’ Hurrah (l’equivalente del nostro “viva gli sposi”), rigorosamente da dire tutti assieme, è praticamente fisso.
Gli stessi discorsi mi sono sembrati abbastanza schematici: le persone che parlano dicono sempre qualcosa di emozionante, qualcosa di divertente sul passato di uno dei due sposi (e, per carità, la gente ride)… ci sono anche momenti al limite del cabaret, che possono anche essere simpatici come imbarazzanti.

Altra cosa che non mi ha favorevolmente impressionato è il “programma della serata” che si riceve ad inizio cena, un libretto con il menu, qualche foto, e l’elenco di tutti i partecipanti della serata con il rispettivo piazzamento nei tavoli. A fianco di ogni nome è scritta una breve presentazione (che vorrebbe essere simpatica, e a volte lo è) sul chi sia la persona, quale sia il suo ruolo rispetto agli sposi e cosa faccia nella vita. Mia moglie si aspettava di avere qualcosa del genere per il nostro matrimonio, ma si è dovuta scontrare con il mio più totale rifiuto. 😉
Insomma, nella mia ottica è sembrato tutto abbastanza formale e schematico, lontano dalla simpatica caciaroneria dei matrimoni all’italiana, dove si urla quando si vuole e si fa casino in maniera spontanea. Per carità: non posso dire di essermi trovato male (tutt’altro), ma sono decisamente contento che il mio matrimonio sia stato diverso da questo.

Dopo la cena, dicevamo, il momento dei balli e delle bevute. Si parte con il waltzer dei due sposi e poi a seguire musica pop o rock, con la gente che si cimenta in grandi bevute e code al bar come in un normale sabato sera svedese. Perché questo popolo da il meglio di se nel momento del party! 😀

Queste, come detto, sono state nozze “standard” nella forma. La cosa bella degli svedesi è che, però, se fai qualcosa di atipico o caratteristico, non sei guardato come un alieno. Mi è stato detto che i matrimoni anti-convenzionali, pur non frequentissimi, sono comunque sempre accettati e visti ben volentieri. Gli sposi hanno sempre la possibilità di adattare tutto quanto (dalla cerimonia al dopo) al loro modo di essere e stile di vita e, quando decidono di farlo, la cosa viene accettata senza alcun problema. C’è chi si sposa all’aeroporto prima di partire per una vacanza, chi lo fa in luoghi diroccati, chi festeggia in pub o locali caratteristici. Il bello della Svezia è anche questo, formalissimi al limite della glacialità in molte occasioni, ma estrosi e sopra le righe quando si vuole fare uscire l’individuo.

Il funerale

La prima cosa che colpisce di un funerale svedese è il “quando”. Generalmente si tengono ad oltre un mese di distanza dalla scomparsa della persona cara, e non, come da noi, appena possibile. Tutto ciò è oramai anche per questioni burocratiche (adesso il sistema è questo e quindi ci sono delle “code” da smaltire), ma l’intento alla base è quello di lasciare del tempo fra il decesso e l’ultimo saluto, in modo che si possa in qualche modo smaltire il dolore, in maniera che si possa riflettere nel frattempo e che il momento dell’addio sia meno brusco, forse anche più umano. Fra l’altro il funerale è un rito collettivo per tutti i cari, ma i familiari più stretti (coniuge e figli) avranno un’ulteriore possibilità di salutare la persona scomparsa nel momento della cremazione, che avviene qualche giorno dopo le onoranze funebri.

Come già per il matrimonio, la prima cosa che colpisce delle esequie è la leggerezza del rito religioso. La chiesa svedese è molto meno legata al concetto di peccato rispetto a quella cattolica, è meno opprimente nella forma e nella sostanza. In particolare, quella che ho avuto è stata una sensazione di serenità: chiaramente si è tristi, si piange e si soffre, ma il contesto dell’addio è stato più “solare” rispetto a quello di un funerale italiano, tanto nella liturgia quanto nel modo di partecipare dei convenuti. Anche qui ci sono stati canti (laici e non), ma l’impressione è stata quella di essere ad un vero e proprio momento intimo di saluto, e non ad una solenne celebrazione.

Dopo la cerimonia, e la partenza del carro funebre, il pranzo. Noi convenuti tutti ci siamo riuniti nel retro della chiesa, dove, in un’apposita sala, era allestito un buffet, cortesia dei familiari più stretti. Questo è stato un momento per riunirsi tutti assieme, per socializzare e riformare un senso di unità familiare. Anche in questo caso non sono mancati un paio di discorsi (decisamente meno che ad un matrimonio, sia chiaro), in un misto di tenerezza, malinconia e anche voglia di ricordare aspetti simpatici e divertenti della vita della persona scomparsa.
È chiaro che un funerale è sempre un momento brutto, ma c’è da dire che ho trovato la maniera svedese di viverlo, almeno in questo caso particolare, decisamente più serena e persino umana rispetto a quella italiana.