Du Gamla, Du Fria

L’inno nazionale svedese ha una doppia particolarità: Du Gamla, Du Fria (“Tu Antico, Tu Libero”) non è riconosciuta ufficialmente come inno e il suo testo, almeno nella versione originale, non è dedicato alla Svezia.

Nonostante sia eseguita pubblicamente in occasioni ufficiali sin dalla fine dell’800, la nationalsång non è citata nè nella carta costituzionale nè nei vari corpi di legge, e non ha mai avuto la legittimazione scritta del parlamento, del governo o della famiglia reale. Semplicemente, non ce n’è bisogno: tutti sanno che l’inno è quello e si ritiene non necessario avere un pezzo di carta che lo dica.

Du Gamla, Du Fria ha radici medievali: la sua melodia deriva infatti da quella di una ballata folkloristica intitolata Kärestans död; nel 1844 l’autore Richard Dybeck scrisse un nuovo testo per quella melodia, testo in cui dichiarava il suo amore per il “nord”. La particolarità dell’inno è proprio qui: Dybeck, che era uno scandinavista (ovvero sostenitore di quel movimento che mirava all’unione politica di Svezia, Norvegia e Danimarca), non parla mai della Svezia, ma si riferisce in maniera generica proprio al nord.

Tu antico, tu libero, tu montuoso Nord
Tu silenzioso, tu bello e ricco di felicità!
Io ti saluto, terra più adorabile del mondo,
Il tuo sole, il tuo cielo, i tuoi prati verdi
Il tuo sole, il tuo cielo, i tuoi prati verdi.

Tu siedi su un trono fatto di memorie di giorni antichi,
Quando il tuo nome volava con onore su tutto il mondo.
Io so che sei e rimarrai ciò che tu eri.
Si, io voglio vivere io voglio morire nel Nord,
Si, io voglio vivere io voglio morire nel Nord.

La nuova canzone, riarrangiata dal compositore Edvin Kallstenius, divenne in breve molto popolare, e ottenne un riconoscimento informale quando il Re Oscar II si alzò durante una sua esecuzione nel 1893.

Il progetto scandinavista fallì definitvamente con la dissoluzione dell’unione con la Norvegia (1905) e da allora sono stati fatti diversi tentativi di rendere Du Gamla, Du Fria un po’ più nazionale: autori differenti hanno creato delle strofe aggiuntive dedicate alla Svezia e la variante che ha avuto più successo è quella di Louise Ahlén (1910). Un successo relativo, però, dato che, nelle occasioni pubbliche, si cantano generalmente solo le prime due strofe originali, quelle dedicate al Nord.

Personalmente, all’inizio avevo un po’ difficoltà a capire questo inno, visto che, ascoltato alle manifestazioni sportive, mi sembrava mancare dell’impatto degli inni più celebri (Russia, Germania, Francia, Inghilterra, USA e persino il discusso Fratelli D’Italia), ma, col tempo, è cresciuto in me e ora mi piace parecchio. Ne apprezzo, in particolare, la versalità della melodia, che può essere eseguita in maniera semplice e sognante (grazie alla sua radice folk) o solenne, senza mai perdere di intensità.

La Svezia lascia l’Unione Europea

La notizia era nell’aria da tempo, ma i negoziati delle ultime giornate e la decisione di ieri sera del Riksdag (il Parlamento Svedese) hanno dato l’accelerata finale: quest’oggi verranno infatti ratificati gli accordi che porteranno all’uscita della Svezia dall’Unione Europea.
La pianificazione non è stata semplicissima, ma è comunque agevolata da una serie di fattori: la Svezia non ha mai aderito alla moneta unica a nessun livello (a differenza, ad esempio, della Danimarca, che ha legato la propria corona al valore dell’Euro) e resterà comunque nell’orbita Schengen, permettendo ancora, almeno per qualche tempo, la libera circolazione della persone.
L’euroscetticismo degli Svedesi è cosa nota, sin dai tempi in cui si dovettero battere per poter conservare, unico paese nell’Unione, il diritto ad acquistare lo snus (tabacco da gengiva): negli ultimi tempi, però, la situazione si è irrigidita e i sondaggi di opinione hanno spinto decisamente il governo di centro destra verso i negoziati dissolutivi.

Cosa vorrà dire, tutto ciò, in termini pratici? Nel futuro breve cambierà poco: gli accordi prevedono che, ancora per quattro anni, la Svezia e i restanti paesi dell’Unione continueranno ad operare in regime di libera circolazione delle merci, con la possibilità di rinnovare questa decisione alla scadenza. Non vedremo, quindi, almeno nell’immediato, popolarsi i gabbiotti doganali sul ponte dell’Öresund, né code infinite all’aeroporto di Arlanda.
Parzialmente più complessa la situazione per le persone: in base a quelli che sono gli accordi, i cittadini Europei che siano entrati in Svezia fino ad oggi conserveranno, per il prossimo anno solare, lo status di “comunitari”. Passato questo periodo, si entrerà nella cosiddetta fase-Schengen, che permetterà comunque la libera circolazione delle persone anche se renderà più complicati alcuni aspetti burocratici relativi, ad esempio, alla ricerca di un posto di lavoro.
I cittadini europei che volessero entrare in Svezia a partire da domani lo faranno invece direttamente nell’ambito degli accordi di Schengen, a meno che non possano dimostrare in qualche modo (biglietti aerei, prenotazioni alberghiere, dichiarazioni di potenziali datori di lavoro) di avere già pianificato il viaggio in precedenza: in quel caso scatterà nuovamente lo status di “comunitario”.
Come l’apparato del Migrationsverket possa riuscire a gestire questo immane bordello è tutto da vedere, e molti immaginano che l’ente rimarrà ingolfato nonostante l’ingente quantitativo di assunzioni previsto per le prossime settimane.
A titolo personale cambierà ben poco: avendo io un lavoro ed essendo registrato in un regolare matrimonio con una cittadina svedese, tutto resterà come prima fino al giorno (Giugno 2013) in cui potrò richiedere a mia volta la cittadinanza.

In ogni caso, la Svezia non ha alcuna intenzione di restare isolata: l’obiettivo è quello di rinforzare l’alleanza del Consiglio Nordico, l’unione con gli altri quattro Paesi del Nord antecedente all’Unione Europea, trasformandola in una vera alternativa al troppo burocratico Parlamento di Strasburgo.

Chiaramente, c’è un particolare occhio di riguardo nei confronti degli altri due paesi scandinavi: se, da un lato, c’è molto dispiacere per la scelta della Danimarca di non seguire la Svezia nell’uscita dall’UE, dall’altro il rapporto con la Norvegia (che dell’Unione non ha mai fatto parte) si è fatto più saldo che mai.
Oltre agli accordi economici e diplomatici, la notizia più importante riguarda le due famiglie reali: è stato infatti deciso il matrimonio fra la neonata Estelle (figlia della futura regina Victoria) e Sverre Magnus, il primo figlio maschio dell’erede al trono di Norvegia Haakon Magnus. Il matrimonio, che si celebrerà nel giorno del diciottesimo compleanno di Estelle, porterà all’unione delle due famiglie reali. Tutto ciò rappresenterà un ritorno al passato per i due Stati che, come nel periodo 1814-1905, torneranno ad essere due Nazioni distinte unite sotto un’unica monarchia.
La notizia è stata, ovviamente, accolta con grande entusiasmo dai tradizionalisti scandinavi, che vedono nell’unione il rafforzarsi di un’identità culturale comune.
Si stanno già facendo speculazioni su quale sarà la nuova bandiera che rappresenterà l’unione: c’è che vorrebbe rivedere la vecchia Sillsallaten (il nomignolo scherzoso della vecchia “union jack” fra Svezia e Norvegia, traducibile come “pasticcio d’aringa“), che ha sempre numerosi estimatori, e c’è chi vorrebbe vedere qualcosa di più moderno e attuale. Chi vivrà vedrà: in diciotto anni avranno tutto il tempo per mettersi d’accordo!

Sillsallaten (Orlogsgjøs in Norvegese)

Una proposta moderna
Una proposta moderna

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