Una delle caratteristiche più note degli Svedesi è la tendenza al non volere mai urtare la sensibilità altrui. Questo finisce per fare sembrare gli Svedesi come un popolo introverso oltre il limite del chiuso, quando, in realtà, si tratta appunto di paura di invadere la sfera altrui.
È quindi normale che, in un paese come questo, il “politicamente corretto” sia spesso portato a livelli estremi.
Di oggi una notizia che ha del clamoroso, se non del ridicolo.
TinTin, il capolavoro fumettistico del belga Hergé, serie tuttora amata a dismisura in Svezia (anche prima del recente film di Spielberg) è stato bandito dalla biblioteca della Kulturhuset di Stoccolma per via della rappresentazione di alcuni stereotipi razziali, in particolare per quanto riguarda certi personaggi africani, arabi e turchi.
Poco importa, ovviamente, che certi stereotipi colonialisti fossero figli del tempo in cui gli albi sono stati scritti, e che non abbiano avuto alcun impatto negativo sulla popolazione che con quegli albi è cresciuta.
La notizia è stata presa anche dagli svedesi stessi. Fra i commenti letti da alcuni amici su Facebook ce n’è uno che sintetizza appieno la situazione. “Questa è follia storica e talebanesimo. Gente completamente priva di humour, distanza e prospettiva storica”.
La decisione è davvero folle, e sono in molti, me compreso, a sperare che il signor Behrang Meri, direttore artistico della “Casa della Cultura” sia costretto a tornare sui suoi passi.
UPDATE: Come segnalato nei commenti dal buon gattovi, Kulturhuset ha già fatto retromarcia! Evviva!