Anche per questa volta il mio dovere è stato fatto: oggi ho spedito all’ambasciata la scheda elettorale per il referendum sulle trivelle.
La procedura è stata identica a quella delle volte precedenti, quindi vi rimando a questo post per scoprire il funzionamento del voto per i residenti in Svezia.
A chi mi chiederà perché abbia deciso di votare ad un referendum sulle trivellazioni nei mari italiani, quando abito a centinaia di chilometri di distanza, le risposte sono due:
- Ci tengo all’Italia, e anche se oggi non ne ho alcuna intenzione, non escludo in maniera categorica che un giorno non possa volere tornare a viverci (solo gli stupidi non cambiano mai idea). E, in quanto cittadino italiano, è mio diritto e dovere votare.
- Purtroppo il voto degli italiani all’estero è rilevante per il raggiungimento o meno del quorum (cosa che, realisticamente pensando, non avverrà per questo referendum). E io, anche nel caso in cui sia per il “no”, sono contrario a non votare con il fine di fare fallire il referendum. Trovo che il sabotaggio sia un modo incivile di sfruttare l’astensione fisiologica per sostenere la propria posizione. Quindi, ai referendum voto sempre, anche a costo di annullare la scheda.

Ora non ti offendere se te lo chiedo, ma che senso ha, per un italiano all’estero (che ci vivbe, non li temporaneamente) votare per faccende italiane quali referendum o addirittura elezioni politiche?
Secondo me sono noi che viviamo in italia abbiamo diritto a decidere del NOSTRO destino. Sbagliamo? Responsabilità nostra.
Poi sinceramente mi fido poco di un italiano non residente che vota. Non parlo di te in particolare, ma dopo aver letto in un blog un tale dire ‘Voterò M5S così Grillo vi intaurerà una bella dittatura nazista e dall’Inghilterra vi guarderò tutti morire di fame’ mi vien da dubitare ancor più del voto degli italiani all’estero. Specie se chi c’è chi vota il dittatore per sadismo.
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“Addirittura” elezioni politiche?
Sai, si dai il caso che sia un cittadino italiano e che quindi la politica estera dell’italia mi riguardi in maniera diretta, a partire da cose “piccole” come la gestione dei consolati e la rappresentanza all’estero per finire a cose più grandi, come le relazioni con stati esteri.
Un giorno dovrei prendere una pensione (minima per non dire esigua, d’accordo) per gli anni che ho lavorato in Italia, quindi la politica riguardanti le pensioni mi riguarda eccome.
Molti italiani all’estero hanno beni e terreni in italia, hanno questioni relative ai rapporti legali con i propri parenti, quindi, anche qui, la gestione politica conta.
Molti italiani all’estero pensano un giorno di tornare e quindi vogliono costruire un buon paese per quel giorno.
Ci sono mille motivi per cui un italiano all’italiano all’estero può volere votare per la politica della sua nazione.
E resta sempre il discorso fondamentale che un voto, per i cittadini, è un diritto inviolabile e un dovere civico.
Hai incontrato un deficiente, ce ne sono molti di più fra quelli che votano in Italia. 🙂
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Però chi vota in italia non pensa ‘voto il dittatore per far crepare tutti di fame’, soprattutto perchè lui stesso ne sarà coinvolto. Lo fa in buonafede.
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