Un mondo all’incontrario

Uno degli svantaggi del vivere in campagna è che spesso hai a che fare con persone dalla non troppo ampia apertura mentale e comprensione di ciò che sta succedendo nel mondo. Quello che però non ti aspetti è a che a presentarsi in questa maniera siano le persone che lavorano nel sistema educativo.
Ora, cominciamo con una premessa: l’inizio scolastico di Aurora non è stato dei più fortunati. Proprio in coincidenza dell’apertura dell’anno didattico, mio padre si è malato gravemente, ed è poi venuto a mancare. Quindi, fra viaggio in Italia, quarantena che ci siamo imposti (perché moglie e figlia si sono prese un forte raffreddore al rientro) ed altro ancora, Aurora ha effettivamente perso dei giorni di scuola all’inizio. Ma ha comunque recuperato in fretta (qui si procede molto lentamente, e lei sa già leggere bene), e a scuola va sempre volentieri.
Alla direzione e al personale scolastico, però, questo inizio non è andato bene, e soprattutto non va bene una cosa: Aurora è l’unica bambina a scuola a preoccuparsi di 1) indossare la mascherina 2) cercare di mantenere le distanze. E sia chiaro che non la costringiamo noi: lei è ben felice di portare la mascherina e ci tiene a non avere altri bambini incollati a lei.
All’inizio dell’anno scolastico, ancora, qualcosa per provare ad arginare la pandemia si faceva. La ginnastica si faceva all’aperto, non si faceva la doccia a scuola, le classi pranzavano separate. A nostro avviso era troppo poco, ma comunque meglio che niente. Da metà settembre, nulla di tutto ciò. Ginnastica al chiuso, Aurora obbligata condividere la doccia con un’altra bambina (!), banchi raggruppati ad isola, alunni incoraggiati a suonare a turno lo stesso strumento a fiato (!!), a massaggiarsi (!!!) Insomma: secondo la nostra scuola (che sicuramente seguirà alte direttive), la pandemia non esiste.
Il vero problema, per loro, è la mascherina. Più volte è stata invitata a togliersela dal personale docente (indecente?) perché “non ti sentiamo bene”, “ma perché la porti?”, “se fai la doccia la devi togliere”. Lei, giustamente, si rifiuta.
Poi sia chiaro, ci sono state altre assenze occasionali. Se Aurora un giorno è fortemente raffreddata o ha la temperatura alta, quel giorno non la mandiamo a scuola, in giornata la testiamo (abbiamo comprato i test rapidi salivari, che facciamo a casa) e se tutto è a posto la mandiamo il giorno dopo. Cerchiamo di avere un approccio responsabile.
Ora, da oltre una settimana Aurora ha una febbriciattola che si trascina: nulla di serio (speriamo!) ma stiamo indagando con il vårdcentral per capire cosa sia esattamente, visto che non è la prima volta che succede. La diagnosi sta prendendo più tempo del previsto perché all’inizio non eravamo sicuri che la febbre fosse una conseguenza del vaccino anti-influenzale e poi perché l’ambulatorio non ha accettato (giustamente!) il risultato del test rapido e, prima di visitarla, ha voluto il risultato di un tampone molecolare.
Bene: approfittando di questa assenza, la preside della scuola ha deciso di segnalarci ai servizi sociali. Per le assenze? Anche, ma soprattutto perché “costringiamo la bambina ad indossare una maschera a scuola”. Oggi abbiamo chiamato la responsabile dei servizi sociali per fissare un appuntamento, ma ci ha chiesto subito “ma che maschera è?” E quando le abbiamo spiegato che è una mascherina per evitare il Covid-19 si è messa a ridere, ha risposto “ma io vi capisco!” e ci ha detto che rispedirà la segnalazione al mittente. Qualcuno con cervello, in un mondo all’incontrario, c’è.

8 pensieri riguardo “Un mondo all’incontrario

  1. Nota: non sono disposto ad ospitare commenti negazionisti su questo blog.
    Se venite qui a dire che “ai bambini il virus non fa niente”, “non è vero che sono ad essere i bambini sotto i 12 anni a diffondere il contagio in questo momento”, “nelle scuole non serve fare nulla” o “le mascherine sono controproducenti” non siete benvenuti a casa mia.

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      1. Già tirare fuori il termine “negazionista”, nato per chi negava l’olocausto, non è il massimo, ma ormai esistono solo due categorie, quelli che accettano ciecamente il mainstream e il resto del mondo, un calderone in cui ci mettono dentro no-vax, negazionisti (appunto), terra-piattisti, scienziati impazziti,etc…ma pure chiunque pone domande per evidenziare le contraddizioni, le giravolte, gli errori degli esperti. Quando in Italia senti medici dire che il bambini vanno vaccinati perché sono maggiori i benefici dei rischi ma soprattutto perché dai un segnale a tutta la popolazione, non possono nascere dubbi? Se poi senti il direttore dello Sqallanzani, uno che ha curato migliaia di persone con covid (non nei salotti tv) dire che non vede ragioni per vaccinare i bambini senza patologie, i dubbi crescono ancora di più. Si può non voler vaccinare un bambino di 5 anni senza essere bollato come negazionista?

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  2. Allora, premetto che in questa fase sono allieato in gran parte con le valutazioni rischio-beneficio di Tegnell, con l’importante eccezione di volere un obbligo vaccinale forzato (con il risultato che le mie opinioni sono malviste da quasi tutti).

    Fatta questa premessa, la mia domanda è la seguente: la scuola in questione sta seguendo le linee guida governative (condivisibili o no che siano), o sta agendo a casaccio? Hanno fatto riferimento a qualche circolare o articolo (più o meno opinabile) che sconsiglia oppure addirittura vieta l’uso delle maschere?

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    1. Non ci sono linee guida governative al riguardo. Quando il comune di Halmstad ha provato a proibire le mascherina a scuola, sono stati costretti a fare marcia indietro perché non possono farlo. Gli insegnanti non possono, legalmente, costringere gli alunni a togliere la mascherina.

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  3. Evidentemente non è bastato il responso finale della commissione Corona che ha massacrato la gestione della pandemia di Tegnell e soci.
    Lasciare circolare il virus per ottenere la immunità di gruppo, come detto all’inizio e successivamente smentito, ha solo provocato mutazioni più pericolose.
    E comunque adesso stanno venendo a Canossa anche gli svedesi.

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