Quest’anno ci siamo persi il våffeldagen!

Quest’anno, il 25 marzo, ci siamo persi una delle mie tradizioni alimentari preferite di Svezia.
Poco male, perché la mattina di quel giorno eravamo impegnati nel reparto Förlossningsavdelning dell’ospedale di Malmö nell’esperienza più bella della nostra vita, la nascita della nostra piccola Aurora.

Avevamo pianificato tutto per benino, ma le cose non sono andate esattamente come previsto. Visto anche che la differenza è di soli dieci minuti di macchina, la nostra intenzione era infatti di partorire in quel di Lund, per un paio di motivi fondamentali. Il primo è che, a quel che abbiamo letto in giro, Malmö non ha la migliore delle reputazioni, per quanto riguarda la soddisfazione delle partorienti. In genere, chi ha potuto provare l’esperienza del parto in entrambi i posti, raccomanda Lund. Anche alcuni amici e conoscenti ci hanno consigliato la più piccola cittadina universitaria, la cui Kvinnokliniken ha invece una buona reputazione (e poco importa che, tecnicamente, quelli di Lund e Malmö compongano in realtà un ospedale unico, lo Skånes universitetssjukhus).
Il secondo motivo è la gestione del post parto: mentre in gran parte della Svezia le donne vengono mandate a casa direttamente o, in caso di problemi, ospitate per qualche giorno in un reparto dell’ospedale, a Lund esiste una struttura particolare che si chiama Patienthotellet. Questo albergo ospedaliero ha una triplice funzione: dare alloggio ai familiari di persone ricoverate, ospitare alcuni pazienti convalescenti che non hanno bisogno di attenzioni mediche continue, e includere anche il reparto maternità post parto. A differenza che in altri posti, i partner (ed eventuali altri figli) possono passare le notti assieme alla neomamma, in una vera e propria stanza d’albergo con infermieri e ostetriche a disposizione sullo stesso piano per supporto, controlli e consigli. L’hotel è, purché ci sia posto, a disposizione di tutti i residenti dello Skåne, indipendentemente da dove avvenga il parto: certo, per chi voglia approfittarne, partorire a Lund è decisamente più comodo. Per quanto riguarda i prezzi, per la mamma è tutto gratis (pernottamento, pasti, controlli) mentre il partner deve pagare delle cifre ragionevoli.

Domenica in tarda serata abbiamo fatto le prove generali: Helena aveva delle forti contrazioni, pur senza dolore, e, quando abbiamo chiamato Lund, ci hanno chiesto di andare per un controllo. Era un palese falso allarme, e abbiamo preso il tutto come un’esercitazione: dopo alcuni controlli, nel mezzo della notte ci hanno rispedito a casa.
Con sole poche ore di sonno alle spalle, il mattino dopo, appena il tempo di arrivare al lavoro (ovviamente a Lund) e questa volta l’allarme era verissimo.
Dopo l’ennesimo percorso Lund-Malmö-Lund siamo stati accolti nella Kvinnokliniken: con grande delusione siamo però stati rispediti a casa dopo il primo controllo in quanto, pur essendosi rotte le acque, il travaglio era ancora nella fase iniziale.

Nel pomeriggio i dolori si sono fatti insostenibili e allora è stato il momento di prepararci nuovamente: quando però abbiamo chiamato Lund la risposta è stata negativa: erano pieni, e saremmo dovuti andare a Malmö.
Non nascondiamo però di averlo fatto volentieri. Le sensazioni relative al reparto di Lund non sono state infatti positivissime. Un po’ per via di lavori in corso all’interno dell’edificio, che rendevano il tutto decisamente più stressante, un po’ perché le ostetriche con cui abbiamo avuto anche fare erano meno cordiali di quelle che avevamo incontrato in precedenza durante i nostri controlli all’ospedale di Malmö, non eravamo più sicuri di volerlo fare a Lund in ogni caso. E il fatto di risparmiare dieci minuti di macchina (abbiamo preso un taxi) questa volta ci è all’improvviso sembrata una cosa meravigliosa.

Arrivati alla Kvinnokliniken di Malmö intorno alle 17:30 sono però ricominciati i dubbi: l’ostetrica che ci è toccata ci ha fatto improvvisamente rimpiangere le due che abbiamo incontrato a Lund. Ruvida nel parlare (provava ad essere cordiale, ma la cosa non era nelle sue capacità), indiscutibilmente professionale ma imbranata (e dolorosa per la mamma) in qualunque operazione… siamo stati più volte sul punto di richiedere il cambio, come da nostro diritto. Abbiamo tenuto duro anche per il fatto che l’infermiera che l’assisteva era una persona dolcissima e meravigliosa, cosa che ci ha restituito qualche speranza nell’umanita. Per fortuna, l’incubo è finito alle 21:15, quando c’è stato il cambio turno e sono arrivate due persone splendide, entrambe in gamba, tranquillizzanti e comprensive, che ci hanno seguito per tutta la notte andando anche al di là del loro orario pur di concludere l’operazione con noi.

E di tempo ce n’è voluto: erano quasi le sette del mattino, 24 ore dopo la prima contrazione e 23 dopo la rottura delle acque, che la piccola Aurora, bella più che mai, è venuta al mondo urlando e scalciando.
Un gran bravissima alla mamma che ha tenuto duro per tutto il tempo!

Finito il tutto, abbiamo rischiato seriamente di essere mandati a casa a fine mattinata, dato che il Patienthotellet era quasi completamente pieno. Per fortuna si è liberato un posto per mezzogiorno: la regione Skåne ci ha pagato anche il taxi fino a Lund e ora ci godiamo tra di noi le nostre notti insonni e i nostri pannolini, sempre potendo contare sull’assistenza di uno staff paramedico a nostra disposizione.
Forse domani andremo a casa, forse no… intanto i miei primi dieci giorni di congedo parentale retribuito (un diritto/dovere di tutti i papà in Svezia) hanno iniziato a scorrere.
Certo che sono sensazioni magnifiche!

Gravidanza alla svedese

Come spiegato già in passato, una delle differenze principali fra la sanità svedese e quella italiana sta nel fatto che qui molte faccende, inclusi interventi di primo soccorso, vengono delegate al personale paramedico, con i medici che intervengono solo nei casi di stretta competenza.
La cosa fa inorridire l’Italiano medio, che, se non parla con il primario, subodora truffa ed incompetenza, ma è generalmente accettata dagli svedesi, che si fidano della preparazione di infermieri ed altri paramedici.
Come mi ha confermato un amico dottore, la preparazione di questi ultimi è spesso notevole, perché vengono immersi sin dall’inizio degli studi nella realtà del sistema ospedaliero: gli infermieri hanno la competenza e le capacità per affrontare i loro compiti, senza distrarre i medici dai loro compiti più importanti.

Questa caratteristica diventa più evidente che mai quando c’è di mezzo una gravidanza: la stragrande maggioranza delle donne svedesi arriva infatti al parto senza avere mai incontrato un ginecologo o un qualunque altro medico durante l’intero processo. La filosofia di base è che la donna incinta non è una paziente, ma semplicemente una persona che attraversa una fase naturale della propria vita. Incontrare medici, con la loro tendenza a fare troppe analisi ed esami, rischia anche di essere un elemento di stress per la gestante.
Qui tutto è in mano alle ostetriche, una professione parecchio richiesta in Svezia, e alla loro preparazione specifica. Salvo casi particolari, e a parte qualche analisi di base, non sono previsti troppi test ed esami.
Io, personalmente, resto naturalmente un po’ spaventato da questo approccio “naturalista”, ma mia moglie si fida ciecamente: d’altronde è il sistema con cui tutte le sue amiche hanno affrontato la loro gravidanza e, per lei, è naturale che sia così.
Peraltro, un articolo di TheLocal.se (per una fortunata coincidenza pubblicato proprio oggi, mentre avevo questo post in lavorazione) le dà anche ragione: secondo Save The Children, la Svezia sarebbe il secondo posto migliore al mondo, dopo la Finlandia, per essere una gestante.

Come detto, qui viene delegato tutto alle ostetriche. Come riporta TheLocal, la cosa è dovuta sia alla tradizione, sia ad un’organizzazione sindacale molto forte, sia al contenimento dei costi, ma anche e soprattutto al fatto che la categoria ha tutte le competenze necessarie per gestire tutto il processo della gravidanza: sono loro ad occuparsi anche di tutte le visite ginecologiche (i medici vengono coinvolti solo in caso di problemi riconosciuti) e le ecografie, oltre che a gestire il processo degli esami e quello di informazione.
E sia chiaro che i miei timori, probabilmente irrazionali, sono a riguardo del sistema in generale, e non delle capacità delle barnmorskor stesse.

Ecco una tipica tabella, che ho adattato dal sito della clinica a cui siamo stati affidati.

Settimana di gravidanza Visita
6-10 Incontro informativo / stesura del piano
11-13 Test combinato ecografico/biochemico, altrimenti ecografia alla settimana 17-18.
14-16 Visita ostetrica e analisi di sangue e urine
24-25 Visita ostetrica
28-29 Visita ostetrica con test di tolleranza al glucosio (ricordarsi l’iscrizione al corso per genitori).
31-32 Visita ostetrica
32-34 Ecografia se necessaria
35-36 Visita ostetrica
37-38 Visita ostetrica
39-40 Visita ostetrica
41 Visita ostetrica
(42) Controllo della posizione prima di eventuale induzione di travaglio*
10-16 dopo il parto Controllo con ostetrica, visita ginecologica e sistemi preventivi

Noi siamo ancora in attesa della prima visita ostetrica ma, eccezione alla regola, abbiamo già fatto due ecografie: la prima per avere la certezza della data di concepimento, la seconda relativa al test combinato. Ne abbiamo anche una terza prevista per novembre, che dovrebbe essere l’ultima. Per ora tutto risulta essere ok.
Personalmente, sono sicuramente un po’ stressato dal fatto che non si facciano più controlli, ma me ne devo fare una ragione: qui fanno così, e i numeri sembrano essere dalla loro parte. 😀

* Non essendo esperto della terminologia, non sono sicurissimo al 100% di questa traduzione 🙂