Da novembre a oggi, cinque persone uccise con arma da fuoco. Un paio di giorni fa, una mamma rapinata mentre rientrava a casa con il passeggino.
Numeri e situazioni che, magari, in alcune città italiane farebbero ben poca notizia, ma che qui a Malmö stanno scatenando un importante allarme sociale. La gente ha paura e la “sicura” Svezia appare oggi decisamente meno sicura che mai, soprattutto qui nel sud.
Se, fra l’altro, i primi omicidi sembravano legati al mondo delle gang, gli ultimi due hanno riguardato persone incensurate, incluso un quindicenne a cui hanno sparato in testa e nel petto la sera di capodanno.
La Polizia svedese (che, a quel che ho letto qualche tempo fa, sarebbe una delle meno efficienti in Europa, statisticamente parlando, nella risoluzione dei crimini) non sa che pesci pigliare: un team di criminologi è stato inviato a Malmö per cercare di capire se esista un qualche legame fra alcuni degli omicidi, ma, al momento, non è riuscita ad identificare un pattern fra i diversi crimini.
Lo Skåne, fra l’altro, avrebbe anche il poco invidiabile record di armi detenute illegalmente, situazione a cui si cerca invano di porre rimedio da tempo.
Inutile dire che, se le cose non cambieranno in fretta, la situazione finirà per rinforzare la posizione di Sverigedemokraterna: nell’immaginario collettivo la criminalità è, come capita da altre parti, spesso associata automaticamente all’immigrazione (in particolare quella di stampo islamico) e il partito di estrema destra, che già ha nella multietnica Malmö la sua roccaforte elettorale, attirerà inevitabilmente nuovi consensi.