Andava avanti dai tempi del Congresso di Vienna, la neutralità svedese, ma è arrivato oggi l’annuncio ufficiale della fine di questa storica posizione. La vera sopresa, però, è che il Regno delle Tre Corone ha deciso non di allearsi con la NATO (con cui collaborava da diverso tempo), ma di entrare ufficialmente nel Patto di Varsavia, quell’alleanza, che molti ritenevano estinta, incentrata sulla Russia e il Cremlino.
Le motivazioni di questa scelta sono palesi: Putin da continuava da tempo ad inviare aerei e sottomarini a scandagliare i confini di cieli e mari svedesi, e c’era sempre il timore che, prima o poi, sarebbe passato a fatti più concreti. Il pragmatismo svedese ha pensato che se non puoi sconfiggere qualcuno è meglio fartelo amico, ed ecco, quindi, l’inevitabile accordo con l’Orso di San Pietroburgo.
A simboleggiare la nuova alleanza, c’è una prima iniziativa importante: la grande piazza Sergels Torg a Stoccolma, fino ad oggi intitolata ad un misconosciuto scultore, verrà infatti rinominata Moder Rysslands Torg. Si parla anche di un possibile referendum nella città di Kristianstad per cambiarne il nome in Vladimirstad, ma sulla cosa si dovrà, ovviamente, pronunciare prima il Re.
Alla domanda su come la Svezia possa conciliare l’appartenenza all’Unione Europea con l’adesione al Patto di Varsavia, il ministro della difesa Peter Makrill è apparso sorpreso: “Ma non avevamo lasciato l’UE sei anni fa?”
Ovviamente, la rinascita del Patto di Varsavia, alleanza di cui la Russia, essendo tranquillamente in grado di difendersi da sola, era rimasta fino ad oggi l’unica firmataria, apre nuovi scenari geopolitici: in particolare, si spera che, che, finalmente, la Svezia possa essere seriamente presa sul serio al prossimo mondiale.
E a chi parla di “nuova guerra fredda” si può tranquillamente rispondere che oggi è annunciata neve. Fate voi.
Come preannunciato qualche giorno fa, torno ad avere un ruolo più attivo sul blog, cominciando con un piccolo riassunto di alcune cose importanti di questi giorni.
Con colpevole ritardo, vi racconto della mia prima esperienza come elettore svedese con cittadinanza. Per la prima volta, infatti, lo scorso settembre ho potuto votare non solo per le amministrative, ma anche per il Parlamento.
Rispetto a quanto scritto in passato per altre consultazioni, è cambiata solo una cosa: ho votato in anticipo. In Svezia, infatti, è possibile decidere di andare a votare per parecchi giorni, prima del giorno effettivo delle elezioni. Il mio voto è avvenuto il 12 settembre, nel centro commerciale di Caroli. L’unica differenza rispetto al passato (vedi anche il mio primo post sulle elezioni) è appunto questa: per il resto, assolutamente uguali il senso di informalità e apparente mancanza di segretezza (ho persino espresso il voto in una cabina senza tendina, perché non avevo voglia di aspettare che se ne liberasse un’altra).
Del risultato, forse avrete saputo: dopo otto anni di centrodestra, hanno vinto i Socialdemocratici, ma con una maggioranza decisamente minore rispetto alle europee di primavera. Il primo passo è stato di scaricare i compagni del Partito della Sinistra per formare un governo (di minoranza, come il precedente) con i soli Verdi, più flessibile e disposto a negoziare con i partiti di centro.
I veri protagonisti delle elezioni sono, però, i soliti Sverigedemokraterna, ormai divenuti il terzo partito di Svezia. Questa vittoria sembra però essere costata cara a Jimmie Åkesson, che pochi giorni fa si è sospeso a tempo indeterminato dalla guida del partito per via di un esaurimento nervoso.
Per il nuovo primo ministro Stefan Löfven si preannunciano però tempi duri: mentre il suo predecessore Reinfeldt aveva potuto contare spesso sull’appoggio esterno di Sverigedemokraterna, per lui non sarà così.
In coda per votare
Come votare
Le schede elettorali
Decisamente più sfortunata, a quanto pare, l’esperienza elettorale italiana legata ai Comites. Questi ultimi, originariamente istituiti a metà anni ’80, sono un’istituzione che ha assunto via via un’importanza sempre maggiore a seguito dei tagli sulle spese di rappresentanza consolare e allo smantellamento di buona parte dei consolati. In pratica, un modo del governo per risparmiare, affidando a cittadini non retribuiti il compito di fare da intermediario fra gli altri cittadini e i consolati. Il problema è che la procedura per costituire una lista per le elezioni dei comitati ha dell’assurdo, se pensiamo che siano nel 2014. In pratica, cento persone devono firmare di fronte al console o suo rappresentare sottoscrivendo la lista di candidati. Ora, viste le questioni geografiche, la scarsa disponibilità dei consoli e la poca informazione, questa impresa è parecchio difficile, e il risultato è che la FAIS ha dovuto rinunciare a presentare la sua lista. Non so, a questo punto, se qualcun altro riuscirà a farlo: in assenza di liste non si tengono le elezioni, ed ecco che gli Italiani in Svezia finirebbero col non avere un loro comitato di cittadini.
Oltre al danno (una rete consolare pessima), la beffa.
Infine, chiudiamo con la grande notizia di questi giorni. L’esigua Marina Militare svedese è interamente impiegata da venerdì pomeriggio in una grande operazione di intercettazione fra i fiordi dell’arcipelago di Stoccolma. Pare che una “potenza straniera” abbia infatti inviato dei sottomarini a fare operazioni nei fondali svedesi. Forse una semplice provocazione, forse un intervento per rimpiazzare, aggiornare o riparare le armi e dispositivi di spionaggio che si sospetta essere segretamente installati dai tempi della guerra fredda. Una delle cose degne di nota è il codice deontologico della stampa: dato che non c’è una conferma ufficiale, anche se è chiaro a tutti di chi si tratti, il nome della “potenza straniera” non viene quasi mai riportato apertamente, se non con trucchetti vari (del tipo “i giornali russi non fanno nome della Russia negli articoli sulla caccia al sottomarino”). Dopo diverse provocazioni coi caccia e addirittura una simulazione di attacco nucleare, pare che lo Zar ci stia prendendo gusto e, sicuramente, nei prossimi mesi si riaccenderà il dibattito fra la minoranza che vorrebbe la Svezia nella NATO e chi spinge per ricostruire un esercito e una marina degne di questo nome.
Dopo essere stata per secoli una potenza belligerante, la Svezia ha abbracciato la neutralità a partire dal 1814, subito dopo le guerre napoleoniche: non ha partecipato ai conflitti europei di fine ´800, non ha preso parte alle due guerre mondiali e non è mai entrata a far parte della NATO (con cui pure simpatizza).
Nonostante ciò, i russi (divenuti sovietici) hanno continuato a stuzzicare i loro storici nemici durante la guerra fredda, facendo esercitazioni al limite dello spazio navale e aereo svedese e simulando a più riprese attacchi su obiettivi strategici.
Con la fine dell’Unione Sovietica questo tipo di operazioni era terminata: negli ultimi anni, però, quel simpaticone di Putin ha deciso di riprendere le provocazioni, e il caso più clamoroso si è tenuto poco meno di un anno fa.
Come ci racconta, The Aviationist, la notte del 29 marzo 2013 sei caccia russi sono arrivati al limite dello spazio aereo svedese, a due passi dall’isola di Gotland, con rotte simulate su Stoccolma e altri punti chiave.
La cosa ha fatto scalpore anche perché la Svezia si è fatta trovare completamente impreparata: i Gripen (“Grifoni”), l’orgoglio dell’industria aeronautica locale, non erano pronti e non si sono alzati in volo per intercettare.
Analisi successive hanno poi dimostrato che, in caso di invasione russa, un esercito svedese ridotto ai minimi termini dalle politiche pacifiste verrebbe, senza il supporto della NATO, spazzato via in una settimana senza alcuna speranza.
I russi ovviamente gongolano, e sfottono, a partire da questo “simpatico” video in cui, sulle note di Mamma Mia degli Abba, prendono per i fondelli quelli che per loro sono solo dei gran mollaccioni effemminati (“il nostro ministro della difesa porta la gonna”):
In questi giorni, visto quanto sta succedendo in Ucraina, la Svezia ci sta almeno provando: mi si dice di avere visto in giro mezzi blindati fare esercitazioni (cosa rarissima sulle strade svedesi), mentre dei JAS-Gripen sono stati inviati ieri in Gotland pronti ad alzarsi in volo alla minima provocazione.
Nonostante il governo svedese abbia preso una netta posizione contro le operazioni militari di Putin in Crimea, le probabilità che ci possa essere una guerra che coinvolga, in qualche maniera, la Svezia sono, ovviamente, remotissime. Però, almeno, si prova a non fare una brutta figura a livello di immagine. Gripen, da Wikipedia