Il voto

Ieri ho avuto modo di votare per la prima volta in Svezia: come già detto, ho potuto partecipare solo alle elezioni “amministrative” e non a quelle per il parlamento, ma ho fatto comunque il mio dovere.

Cosa ho potuto notare?
Innanzitutto come tutto sembri più rilassato e meno formale rispetto all’Italia: in un paese che non ha avuto un regime fascista o gli anni di piombo (anche se non dobbiamo dimenticare gli omicidi di due importanti leader, seppur per ragioni differenti), c’è sicuramente molta meno tensione sociale.
Al seggio non c’erano, ad esempio, forze di polizia visibili. Non posso escludere che fossero lì in incognito, però già il non vederle rende tutto più tranquillo.

Anche la questione della segretezza del voto, che per noi è quasi un dogma, è, apparentemente, meno sentita.
Il voto è ovviamente segreto anche qui… però, quando arrivi al seggio, ti ritrovi di fronte una serie di volontari che ti offrono la scheda con il nome del rispettivo partito prestampato. È chiaro che, se decidi di prendere la scheda di uno solo di questi volontari, fai capire le tue intenzioni (non che sappiano chi tu sia, nella stragrande maggioranza dei casi).
All’interno dell’edificio c’è comunque un tavolo con tutte le schede prestampate (in colori diversi a seconda del tipo di elezione) di tutti i partiti: tu puoi prendere quelle che ti interessano, eventualmente anche tutte. In alternativa puoi anche prendere una scheda bianca e scrivere a mano il nome del partito, una volta entrato in cabina. Ho notato, però, che c’è chi se ne frega e prende solo quelle del partito che (possiamo presumere) intende effettivamente votare.
Personalmente, tutta questa situazione mi ha creato un po’ di imbarazzo, abituato come sono alla concezione italiana.

Al momento di entrare nella sala con le urne una persona ti controlla il certificato elettorale (ma non il documento), e decide quindi quante buste darti. Io avevo diritto a due, non potendo votare per il parlamento. Le due buste sono assolutamente identiche, con un buco che lascia solo intravedere il colore della scheda inserita all’interno. Il colore, come detto, serve ad identificare il tipo di elezione (comunale, regionale, Riksdag).
Una volta ricevuta le buste, senza alcuna formalità, ti dirigi ad una delle “cabine” (che sono in realtà dei trespoli schermati), utilizzi la scheda del partito che vuoi votare, metti eventualmente una croce sul candidato che hai scelto (c’è una banalissima penna, non una matita copiativa), imbusti e ti dirigi alle urne.
Qui due addetti controllano certificato elettorale, documento, verificano la tua iscrizione all’albo elettorale, e imbucano per te le buste nelle rispettive urne. Tutto in maniera molto tranquilla, e senza eccessivi formalismi.

Alla sera, molti programmi televisivi erano, ovviamente, dedicati alle elezioni. Sorprendentemente, almeno per la nostra ottica, gli exit poll sono stati sostanzialmente corretti e senza grosse oscillazioni.
Altra cosa radicalmente diversa era il tono delle trasmissioni: i giornalisti facevano domande vere ai politici (anche insistendo in caso di mezze risposte), ma, in generale, si aveva comunque l’impressione di un’atmosfera più informale e umana, meno ossequiosa e deferente rispetto a quella delle trasmissioni nostrane (uno dei conduttori si permetteva di prendere un po’ in giro la leader del partito social democratico, sconfitto, al momento di portarla in studio).

Come sono andate quindi le elezioni? Come previsto ha vinto l’Alleanza, il blocco di centro destra, forte fondamentalmente di una politica che ha permesso alla Svezia di reggere dignitosamente durante gli anni della grande crisi (anche se la disoccupazione ha raggiunto cifre da record). È però una vittoria dimezzata dal mancato raggiungimento della maggioranza assoluta dei voti, a causa dell’ingresso in parlamento dei “Democratici Svedesi”, il partito di estrema destra xenofobo e anti-islamico.
Il numero esatto di parlamentari non si saprà prima di mercoledi, ma il 5,7% del partito di Åkensson è sicuramente la notizia del giorno, ed uno shock per una Svezia da sempre abituata a due blocchi di impronta sostanzialmente moderata (lagom) nelle rispettive posizioni.

Cosa succederà adesso non è ancora chiaro, anche se nei giorni passati si è ventilato un possibile appoggio esterno al governo da parte del Partito dell’Ambiente (i Verdi, appartenenti al blocco di centrosinistra), in modo da garantire per i prossimi quattro anni una maggioranza che non debba ricorrere ad una forza di partito disprezzata dalla stragrande maggioranza degli Svedesi.

Volontari fuori dal seggio

8 pensieri riguardo “Il voto

  1. Su molto abbiamo discusso al telefono per cui non mi ripeto, ma volevo condividere anche io la mia ammirazione per le trasmissioni di politica svedesi. Soprattutto gli ultimi giorni ho visto un dibattito e il finaldebatten in cui i leaders di tutti i partiti (che erano 7 fino a quest’ultima tornata) in uno studio si affrontavano a domande e risposte. I giornalisti come hai detto fanno domande vere e richiedono risposte vere, ma è anche il dialogo fra rivali che è interessante. Addirittura al termine del dibattito di giovedì o venerdì scorso la trasmissione si è chiusa nel fair play: i leader avevano tipo un minuto per chiudere dicendo qualcosa di positivo di uno dei rivali… mi stavo commuovendo.

    Per quanto riguarda i risultati la faccenda è grossa. Indipendentemente dalle posizioni personali si tratta di un voto storico. Socialdemokraterna hanno ottenuto il peggiore risultato elettorale degli ultimi 96 anni, Moderaterna sono ad un passo a togliere il primato assoluto dei Socialdemokraterna (credo che non sia mai successo in assoluto), la fazione vincente non ha la maggioranza assoluta al governo (mai successo prima) e Sverigedemokraterna fanno il loro ingresso al Riksdagen.

    È interessante notare anche il gradiente di voto. Qui al nord i Socialdemocratici hanno “percentuali bulgare”: 43,2% qui nel Norrbotten , 45,1% in Västerbotten, 41.1 in Jämtland, 40.5 in Västernorrland. Nel sud ha sorpreso il reflusso di destra: Sverigedemokraterna 9,4 in Skåne e 8.5 in Bleckinge e grossa caduta rossa in tradizionali roccaforti come Göteborg e Malmö.

    Maria Wetterstrand ha escluso una collaborazione del Miljöpartiet con l’Allenza e spero che non si rimangi le sue parole. Non perché voglio che i moderati si mangino le mani, ma perché ho ascoltato i suoi discorsi pre-elettorali e (oltre ad ammirare diverse delle sue posizioni peraltro) come questi si discostassero dal blocco guidato da Reinfeldt… sarebbe poco coerente.

    Interessante, staremo a vedere 🙂

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